Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

STORIE/PREMCHAND Madhav, guardando il cielo come a prenderlo a testimone della sua innocenza disse: "Si usa così, se no perché la gente darebbe migliaia di rupie ai bramini? Ma poi chi lo sa se quello che le diamo da morta se lo gode all'altro mondo?" "I ricchi hanno i soldi, possono pure bruciarselo il lenzuolo! Noi che abbiamo da bruciare?" "Ma che dirai alla gente? Non ti chiederanno dov'è il lenzuolo?" Ghisi rise: "Diremo che i soldi ci sono caduti dalle tasche, abbiamo cercato tanto, ma non li abbiamo trovati. La gente non ci crederà, ma vedrai che alla fine ci daranno i soldi di nuovo". Pure Madhav rise, felice di questo inaspettato pasto. Disse: "Era molto buona poveretta, e anche da morta ci ha dato da mangiare e da bere". La bottiglia non era neanche a metà; Ghisu fece venire due libbre di puri e carne. Spesero non meno di una rupia e mezzo. Rimasero solo gli spìccioli. Si godevano il loro piatto di puri in santa pace, come la"tigre divora la sua preda nella giungla. Non avevano alcuna paura o preoccupazione di farsi una cattiva fama; avevano superato queste debolezze già da tempo. GhiSlldisse filosoficamente: "Se il nostro animo è felice, lei ne godrà in paradiso". Madhav chinando la testa con devozione confermò: "Certamente! Certamente! Dio, tu sei onnisciente! Prendila con te in paradiso, noi tutti e due la benediciamo di cuore. Un pasto come questo non lo abbiamo mai avuto in tutta la nostra vita". Però dopo un po', Madhav fu preso da un dubbio e disse: "Senti papà, anche noi un giorno andremo in paradiso, vero?" Ghisu non rispose a questa ingenua domanda; non voleva rovinarsi l'estasi di quel momento pensando alla cose dell'aldilà. "Se lì ci chiederanno perché non abbiamo portato il lenzuolo, che dirai?" "No, no, non ci chiederanno nulla!" "Be', secondo me ce lo chiederanno!" "Senti, ma chi ti ha detto che lei non avrà il lenzuolo. Mi credi così asino? Che ho campato a fare tutti questi anni? Mi manca forse l'esperienza? Avrà il lenzuolo e vedrai che ne avrà uno migliore". Madhav non ci credeva. Disse: "Chi ce lo darà?" I soldi ce li siamo mangiati e all'altro mondo ne chiederà conto a me, perché sono io che l'ho sposata". Ghisu arrabbiato, esclamò: "Ti dico che avrà questo lenzuolo! Perché non ci credi? "E chi ce lo darà? Spiegati, no!" "Quelli stessi che ci hanno dato il denaro. Questa volta però in contanti. Man mano che le ombre avanzavano e la luce delle stelle in cielo diveniva ancor più sfavillante, anche la bettola divenne più luminosa. Chi cantava cose senza senso, chi si abbracciava al compagno. C'era in quell'atmosfera, un'ebbrezza di cui anche l'aria sembrava satura. Per molti un solo bicchiere bastava a ubriacarli .. Forse più che il vino era l'aria di quel posto a inebriarli, ma tutti vi erano trascinati dalle loro difficoltà della 84 vita e per un po' dimenticavano persino d'essere in questo mondo. Padre e figlio continuavano a gustare il vino, e tutti li . guardavano con invidia. "Oh; che razza di fortunati! Hanno un'intera bottiglia per loro due!" Quando Madhav non ce la fece più a mangiare, prese il piatto col resto dei puri e lo diede a un mendicante che lì in piedi li stava guardando con occhi affamati. Così, per la prima volta in vita sua, ebbe la soddisfazione di provare l'orgoglio di chi dà. Ghisu disse: "Mangia e benedici, chi ce l'ha procurato è morta, ma le tue benedizioni la raggiungeranno senz'altro in pàradiso. Benedici senza riserve perché questi soldi sono sudati!" Madhav guardò ancora verso il cielo e disse: "Papà, senz'altro andrà in paradiso! Lì sarà una regina!" · ·Ghisu si alzò navigando sull'onda della gioia disse: "Sì figlio; andrà in paradiso. Non ha mai dato fastidio a n<:!ssunon, on _ha mai offeso nessuno, anche morendo ha realizzato il più grande desiderio della nostra vita. Se non ci va lei in paradiso, non ci andranno certo quei pancioni che rubano ai poveri con entrambe le mani e si bagnano nel sacro Gange e vanno al tempio per cancellare i propri peccati!" Ovviamente questo stato di pia devozione non durò a lungo. La temporaneità è propria dell'ebbrezza. Ora sopravvenivano il dolore e la disperazione. Madhav disse: "Però poveretta, ha sofferto tanto tutta la vita. Anche morendo quanto ha sofferto!" Coprendosi gli occhi con le mani cominciò a piangere e a disperarsi. · Ghisu lo confortò: "Figlio, perché piangi? Devi essere felice, ché si è liberata dalla rete della maya! Si è liberata dall'illusorietà di questo mondo! È stata fortunata a rompere così i legami della maya". E tutti e due, stando in piedi cominciarono a cantare ad alta voce: "Bella assassina! Perché fai gli occhi dolci?" Tutti i bevitori li guardavano fissi, ed essi continuarono a cantare, ubriachi fradici, poi presero a danzare, a saltare e dimenarsi, cadendo e rialzandosi; provarono perfino a recitare e, alla fine, persi i sensi per l'ubriachezza, crollarono entrambi. Note 1) Siìdhu: santoni. 2) Ojha: stregone del villaggio. 3) Thakur: casta indù; termine usato anche come sinonimo di "signore". 4) Puri: focaccia indiana fritta nel burro. 5) Pan: spezie avvolte in una foglia di Bete!. 6) Dhoti: veste maschile che si ilvvolge intorno alle gambe. 7) Zamindar: grandi proprietari terrieri, veri e propri feudatari. 8) Anna: moneta indiana ora abolita, pari a sei paisà (circa sei lire italiane attuali). 9) Maya: l'illusione della realtà del mondo. Da Lo scrigno, Racconti di vita indiana, Leonardo da Vinci editrice, 1965.

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