Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

Disegno di Fobion Gonzales Negrin. Madhav, con l'acquolina in bocca, disse: "Ora non c'è nessuno che ci inviti. Chi avrebbe il coraggio di farti mangiiu-e così? Erano altri tempi. Ora tutti pensano al risparmio, non spendere per i matrimoni, non spendere per i funerali. Ma, mi domando, che se ne faranno di queste ricchezze accumulate sfruttando i poveri? Ché quelli da sfruttare non mancano mica. Eppure, pensano sempre a risparmiare! Avrai mangiato una ventina di puri?" "Più di venti!" "Io ne avr~i mangiato cinquanta!" "Anch'io, credo, almeno cinquanta, ero un cannone. Tu non sei neppure la metà di quello che ero io." · Terminarono le patate, bevvero entrambi un po' d'acqua. E rimasero lì, davanti alla brace, coperti dal dhoti 6 , le braccia attorno alle ginocchia, piombando nel sonno come due pitoni arrotolati. E Budhia continuava a gridare. Al mattino Madhav entrò nella stanza e vide che la moglie era morta." Il viso .era un µugolo di mosche ronzanti; gli occhi fissi, sbarrati, e il corpo coperto di polvere; il bimbo le era morto in · grembo. Madhav andò di corsa da Ghisu e tutt'e due cominciarono a piangere e a battersi il petto; accorsero i vicini, udendo piangere e, secondo la vecchia usanza, cominciarono a confortare quei disgraziati. Ma non c'era tempo di piangere; dovevano pensare al sudario e alla legna per la ,cremazione. , In casa loro i soldi erano come le mosche bianche. Perciò padre e figlio si recarono piangendo dallo zamindar 7 del villaggio. Questi non li poteva soffrire, li aveva spesso schiaffeggiati per vari motivi: per furtarelli o per non essersi presentati al lavoro. . "Ghisu," gli chiese, "perché piangi? In questi giorni non ti sei fatto vivo, hai intenzione di non rimanere più qua?" STORIE/PREMCHAND Ghisu, prostrandosi, con gli occhi pieni di lacrime disse: , "Signore, una disgrazia si è abbattuta su di noi! È morta stanotte la moglie di Madhav. Signore! Ha sofferto per tutta la no_tte. Abbiamo passato tutta la notte~ vegliarla. Le abbiamo dato tutte le medicine che potevamo comperarle, ma ci è mancata. Ora non c'è nessuno che ci dia da mangiare, la casa è distrutta, siamo.dei servi, chi oltre voi può aiutarci per il suo funerale? Tutto quello che avevamo lo abbiamo speso per le medicine. Solo col.vostro aiuto potremmo farle il funerale, non possiamo bussare alla porta di nessuno all'infuori di voi." Lo zamindar s'era impietosito, ma aver pietà di Ghisu era come voler tingere una coperta nera; per un momento pensò di prenderlo a pedate, "uno che non veniva mai quando c'era da lavorare," pensava, "e quando ha bisogno comincia a leccarti. Mascalzone ...". Ma non era il momento di andare in bestia e punirli. Suo malgrado, tirò fuori due rupie e·gliele gettò davanti, · ma non disse una parola di conforto; non lo guardò nemmeno . . Se lo zamindar gli aveva dato due rupie, come potevano l'usuraio e gli altri aver il coraggio di negargli qualcosa? Ghisu seppe usare bene il nome dello zamindar per i suoi fini. Chi.gli diede due anna ·s, chi quattro: nel giro di un'ora Ghisu mise insieme, come sempre, una bella sommetta. Da qualcuno ebbe grano e legna. A mezzogiorno andarono· a comprare il lenzuolo funebre al mercato. Qualcuno cominciò a tagliare il bambù per trasportare il corpo della donna. Le donne del paese, facili a commuoversi, venivano a vedere la morta; piangevano sulla sua sfortuna e se ne andavano. Arrivando _almercato, Ghisu disse: "Abbiamo trovato legna sufficiente per bruciarla, vern, Madhav?" Madhav disse: "Sì, la legna basta, ora serve ìl lenzuolo." "Allora andiamo a comprarne uno che costa poco.''' "Be', certo! Quando la porteremo al cimitero sarà buio e chi mai vedrà il lenzuolo, di notte?" · "Che brutta usanza! Chi non può avere neppure una pezza per coprirsi, da mòrto deve avere un lenzuolo nuovo. Il lenzuolo, poi, si brucia col corpo." "E certo. Se queste rupie le avessimo avute un po' prima, potevamo curarla." Ognuno aveva capito il pensiero recondito. dell'altro, così continuavano a girare per le piazze, ora entrando in una bottega, ora in un'altra. Videro molte stoffe, di seta e di cotone, ma non ne trovarono nessuna che andasse bene. Era notte ormai e tutt'e due, guidati da un'ispirazione quasi religiosa, si trovarono davanti a una bettola e vi entrarono come seguissero un piano prestabilito. Per un po' stettero immobili ed esitanti; poi Ghisu si fece avanti e disse: "Sahupi, ci dai una bottiglia?" · Dopo aver ordinato qualcosa di piccante e· pesce fritto, sedettero e cominciarono tranquillamente a bere. Tracannando un biccl)iere dopo l'altro, furono ben presto ubriachi. Ghisu disse: "Che ce ne veniva in tasca a comprare un lenzuolo? Alla fine si sarebbe bruciato, non andava mica in cielo con mia nuora." 83

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==