Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

STORIE/O'CONNOR coinvolge l'intera personalità e tutto il mondo esterno che riesce a captare. Coinvolge persino il giudizio. Il giudizio è qualcosa che ha inizio nell'atto di vedere; quando questo non succede, o quando il giudizio è scisso dalla visione, si crea una confusione mentale che si trasmette al racconto. La narrativa (fiction) opera attraverso i sensi e una delle ragioni per cui, secondo me, molti trovano così difficile scrivere racconti è perché non 'tengono conto del fatto che convincere attraverso i sensi richiede moltissimo tempo e moltissima costanza. Nessun 1ettore crederà a quello che lo scrittore di narrativa si limita a narrargli, se non gli sembra di provarlo anche lui, se non è portato a sentire anche lui le stesse cose. La prima e più evidente caratteristica della narrativa è che essa affronta la realtà attraverso ç:iòche si può vedere, udire, odorare, gustare, toccare. Naturalmente non si tratta di qualcosa che si impara soltanto con la testa. È necessario che diventi una consuetudine, un modo abituale di guardare le cose. Lo scrittore di narrativa deve capire che non può susc~tare .pietà, commozione, riflessione servendosi della pietà, della commozione e della riflessione. È necessario che dia corpo a queste cose, che conferisca peso ed estensione al suo mondo. I racconti degli scrittori alle prime arrni di solito traboccano di sentimento; stabilire poi di chi sia questo sentimento, spesso è difficilissimo. Molte volte il dialogo procede senza il supporto-di un personaggio veramente visibile, e da ogni angolo della vicenda sbucano fuori pensieri incontrollati. Generalmente questo accade perché il giovane autore è tutto assorbito dai suoi pensieri e sentimenti invece che dall'azione drammatica, e perché è troppo pigro o retorico per scendere al livello concreto nei cui limiti la finzione può operare. Egli ritiene che il giudizio stia da un lato e la sensazione dall'altro, ma per lo.scrittore di narrativa il giudizio ha origine nei particolari che vede e nel modo che egli ha di vederli. Gli scrittori di narrativa che non si preoccupano di questi particolari concreti sono colpevoli di quella che Henry Jilmes chiamava "scarsa specificazione". L'occhio scivolerà sulle parole, mentre l'attenzione si assopirà velocemente. Ford Madox Ford insegnava che in un racconto non· si deve far comparire un individuo, non fosse che per vendere un giornale, se prima non lo si è dotato di particolari sufficienti a renderlo visibile al lettorè. Ho un amico che prende lezioni di recitazione a New York da un'insegnante russa che gode nel suo campo di òttima reputazione. Quest'amico mi ha scritto ché il primo mese non hanno aperto bocca, hanno soltanto imparato a guardare. Imparare a guardare è davvero alla base dell'apprendimento di tutte le forme d'arte, a esclusione della musica. Conosco parecchi scrittori di narrativa che dipingono, non perché siano particola.mente dotati per la pittura, ma perché questo li aiuta a scrivere. Li costringe a guardare quel che hanno intorno. Scrivere narrativa non.è tanto ùn modo di dire delle cose, quanto un modo di mostrarle. Affermare che la narrati va consiste nel buon uso dei particolari, non significa certo ridurla a una loro accumulazione puramente meccanica. Il dettaglio deve essere usato dentro un intento globale, ogni singolo particolare qeve contribuire al disegno complessivo. L'arte è selezione. Individua dove sta l'essenziale e crea il movimento. 78 Procedere in questo modo richiede tempo. Un buon racconto presume un significato ·eun'azione completi, come in un romanzo. In un racconto non può essere lasciato fuori nulla che sia essenziale ali' esperienza centrale. Tutta l'azione d~ve essere adeguatamente motivata, e ci deve essere un inizio, uno sviluppo e una fine, anche se non necessariamente in questo ordine. Secondo me molte persone, ne sono convinta, scelgono di scrivere racconti perché sono brevi e si convincono che debbano essere "brevi" in tutti i sensi. Credono che un racconto sia un'azione incompleta in cui si mostra molto poco e si suggerisce molto, e pensano che ·suggerire significhi omettere. È molto difficile strappar via quest'idea dalla testa degli studenti, perché quando omettono qualcosa, si sentono molto furbi: e quando si dice loro che dovrebbero aggiungere qualcosa perché qualcosa possa esistere, ti considerano un cretino privo di sensibilità. Forse la questione centrale da affrontare in ogni discussione sul racconto (short story), dovrebbe essere cosa si intende per "breve". Breve non vuol dire superficiale. Un racconto breve dovrebbe possedere sufficiente profondità e trasmettere un' esperienza ricca di significato. Ho una zia che pensa che in un racconto non succeda niente, se alla fine non c'è un matrimonio o una fucilazione. Ho scritto una volta un racconto, la storia di un vagabondo che sposa la figlia ritardata di una vecchia per venire in possesso dell'automobile oi quest'ultima. Dopo il matrimonio, parte per il viaggio di nozze con l'automobile e con la ragazza ritardata, che abbandona in una area di ristoro per proseguire il viaggio da solo. Si tratta di una storia dotata di completezza. Non c'è altro da dire sul mistero della personalità del protagonista attraverso quella particolare drammatizzazione. Eppure non so·no mai riusèita a convincere mia zia che questa è una storia completa. Continua a chiedermi che fine ha fatto la ritardata. Non molto tempo fa questa storia fu utilizzata per un adatta" mento televisivo e il riduttore che conosceva il suo lavoro, fece cambiare idea al vagabondo che tornava indietro a riprendersi la ritardata, e i due proseguivano il viaggio sghignazzando allegramente. Mia zia sostiene che finalmente la storia è completa, ma Foto di John Vachon (1938, archivio Centre National de la Photographie, Poris).

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