Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

SCIENZA/PIERANTONI mia attività scientifica - la relazione parlata era dominante, e tutto il resto erano rituali sociali di corollario, adesso il ribaltamento è clamoroso e prevalgono gli aspetti del denaro, del prestigio personale, dei contatti mondani. All'effetto media come hai risposto? Questo "effetto media", questa strana "soglia di visibilità" io la considero ancora ambiguamente: con vergogna e con vanità, non so decidere. Dopo Formafluens e ora di nuovo per Segesta, domani, di me si sono occupati giornali e rotocalchi, con tanto di foto a colori. Poi, ci soho stati gli inviti - reiterati - al "Costanzo show". Insomma, c'è stata una crescita di notorietà, credo in parte guidata editorialmente, che a me è sembrata molto meccanica. Il fatto è che il libro è un oggetto da vendere e da comprare, e deve adeguarsi alle leggi del mercato. Non ci si può sottrarre più di tanto. Incontri dei problemi nel conciliare tutti questi impegni? Il dramma è la mancanza di tempo. Per esempio, è accaduto che questa mia "Proposta per la creazione di una banca-dati sul disegno infantile", a cui tengo molto, sia rimasta un po' trascurata. Almeno, io ne ho avuto coscienza, e questo mi ha creato dei sensi di colpa. Ho avuto la fortuna di godere di grossi intervalli nella mia vita in Italia (che è frenetica perché è disorganizzata) per trascorrere h,mghi periodi all ',estero, in particolare negli Stati Uniti e in Canada. Sono paesi in cui il tempo è gestito diversamente: il quotidiano è meno dispersivo, nessuno mi conosce, e quindi non devo fare altro che lavorare. Adesso, per esempio, sono appena tornata da Toronto, dove ho avuto la possibilità di studiare dodici ore al giorno senza disperdermi in altre cose. Tuttavia devo ammettere che negli ultimi tempi c'è stata una tendenza all'ansia, sia per la difficoltà a non compromettere la mia specifica individualità di studioso, sia per concentrarmi sul mio interesse principale. Da quando ho abbandonato il lavoro della microscopia (che era un lavoro molto ordinato, metodico, pre-pianificabile, tranquillo) per interessarmi di psicologia cognitiva, ho dovuto re imparare molte cose e sono ancora in debito di ossigeno culturale. A questo s,iè aggiunto il fatto che insegno Storia dell'arte all'Accademia di Genova, e poiché ogni anno voglio approfondire un argomento nuovo, mi trovo a dover affrontare continuamente una serie di adeguan:ienti intellettuali e culturali. Così, ho sempre la sensazione che i buchi si allarghino, e questo mi porta ali' ansia di non riuscire a trovare un mio ordine e un mio ritmo di studio e di lavoro. Perché a suo tempo abbandonasti la retinologia? Per un intreccio di diversi fattori, come spesso capita: primo, un mio invecchiamento rispetto alle nuove tecnologie della microscopia elettronica e dell'irrununochimica. Per esempio, l'ultimo lavoro che ho fatto per l'UCLAI di Los Angeles: confesso di non aver ben capito che cosa ho fatto. Poi - ma direi soprattutto - c'è stato il mio incontro con John Kennedy a Toronto, che mi ha introdotto al mondo della psicologia cognitiva: un mondo tutto nuovo, che ho sentito con un impatto - fortissimo, e che mi si è rivelato molto meno cialtronesco, approssimativo e vago di quanto supponevo quando stavo 76 dall'altra parte della barricata. Così mi sono immerso in questo nuovo mondo con un grande interesse per un tipo di precisione che non conoscevo, la precisione nell'osservare il comportamento umano. Un'altra cosa che sto trovando faticosa, ma molto educativa, sono le recensioni che mi vengono richieste da giornali e riviste: la lettura di un libro per la recensione, che ti impegna personalmente e responsabilmente a scrivere qualcosa su quello che hai letto, ti costringe letteralmente a impararlo.C'è poi l'impegno didattico, che in passato non avevo: dieci anni fa, io non insegnavo niente a nessuno. Oggi, l'insegnamento ali' Accademia a Genova e a Toronto mi ha posto di fronte alla prospettiva di imparare a insegnare, di entrare in rapporto con i giovani; ed è un rapporto affascinante e deludente, frustrante e meraviglioso, divertente e noioso allo stesso tempo, una mescolanza complicata. In occasione delle tue frequenti partecipazioni a manifestazioni culturali in diverse città, che idea ti sei fatto del!' Italia di questi ultimi anni? Il bello dell'Italia è questo, che tutto può cambiare nel giro di pochi chilometri. Per esempio, al Sud ti viene richiesta una quantità di emozione, di impegno umano, di convivialità maggiore che al Nord, dove si è più sbrigativi. Poi, mi ha colpito il cambiamento negli interventi dei politici, degli amministratori di comuni grandi e piccoli; oggi sono più giovani, più sciolti, più disinvolti. Il che, naturalmente, può avere un significato duplice: da una parte, può essere un aspetto di maturazione civile, di efficienza, di modernità; dall'altra, può significare la coscienza di avere acquisito la macchina culturale al servizio della politica, e quindi disprezzarla. Comunque, i rituali sono cambiati in meglio, si sono alleggeriti, sveltiti. Poi, c'è stato lo sviluppo di una figura nuova (generalmente sono donne), l'organizzatrice di congressi: che ha voce suadente al telefono, bella presenza, capacità organizzativa, grazia, discrezione. È una figura del cosiddetto terziario avanzato che solo tre o quattro anni fa ci era sconosciuta. A proposito di donne, qual è oggi la lorofunzione nel mondo scientifico? Non è certo la Montalcini, che è una vecchia, a fare la scienza: sono le donne giovani dei laboratori. La domanda che mi faccio oggi è questa: le regole del gioco sono così al di là del sesso, per cui il prodotto ne è indipendente? Oppure la logica della donna è in grado di affrontare il problema scientifico da un'angolatura diversa? Per adesso la scienza è ancora dominata dalla logica vecchia, maschile, che le attribuisce una struttura assoluta. In futuro spero che si relativizzerà, e che le donne inventeranno delle logiche diverse; non logiche della penetrazione, ma logiche della complementarità. Per questo nel mio romanzo ci sono tante donne: Youko, Patrizia, Jennifer, Andra, Donatella. E il rapporto tra ly persone è più femminile che maschile.L'aspetto che non so se verrà compreso è la complessità umana: si crede in genere che la scienza sia misura, assoluto. Come si fa a spiegare che invece c'è l'odio, l'amore, la violenza, la sopraffazione, la seduzione - anche fisica, sessuale, di contatto umano. Come si fa,_se l'aspetto dell'ignoranza più grossolana è quello dell'incompetenza sentimentale?

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