Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

SCONFINAMENTI SCIENTIFICI Incontro con Ruggero_ Pierantoni a cura di Annamaria Janin . Nel 'arco di poco più di un decennio Ruggero Pierantoni (biofisico, ricercatore presso il CNR; trascorsi di formazione e specializzazione presso il Max-Plank lnstitut di Tubinga e il CaUfornia lnstitute of Tecnology di Pasadena; attualmente Visiting Professor alt' Università di Toronto per il corso "Sensation and Perception ".)ha progressivamente ampliato i suoi orizzonti di studioso, spaziando dalla retinologia alla ieoria della percezione alla psicologia cognitiva. Un'escalation culturale che ha dato cospicui frutti: nel '77 la pubblicazione di Riconoscere e comunicare; nell'81, L'occhio e l'idea. Fisiologia e storia della visione; nell'86, Forma fluens. Il movimento e la sua rappresentazi_one. Ora Pieranta,_iiè approdato all'esordio narrativo con Segesta, domani ( Bollati, Boringhieri): più che un giallo fantascientifico (come in qualche occasione è stato definito) un romanzo scientifico di finemillenniò. Il tempo,- infatti, è il maggio 1999. Il luogo: la Scuola Internazionale di Biochimica di Erice. Il protagonista: uno scienziato israeliano di treJJtasetteanni più volte insignito del Nobel - David Pearlman - che ha sistemato teoricamente una parte della neurochimica, e propone lo sviluppo di una rete di neuroni cerebrali di cui si possa prevedere il comportamento. Il problema: può, o non può, questa teoria, prevedere il pensiero? L'azione si svolge nell'arco di quattro giornate, durante le quali si viene precisando lo scopo della scuola, che è quello di verificare se i dati proposti da Pearlman sono attendibili o no. L'interesse sostanziale è quello di una industria farmaceutica· multinazionale, che potrebbe produrre una sostanza chimica atta a· controllare il comportamento umano. Contemporaneamente, però, c'è l'interesse di altri, çhe vogliono fermare David per arrivare prima di lui, e generano quindi il sospetto · che sia un imbroglione. Si tratta perciò di capire se ilprotagonista è un puro o un corrotto, se è un cialtrone oppure è una macchina indifferente , al di sopra di tutto. Nel corso delle quattro giornate, ogni volta che l'intrico sembra chiarirsi, viene smentito e superato da qualche elemento nuovo e tutto torna a confondersi, cosicché alla fine è impossibile comprendere che cosa sia veramente successo, e si rimane col dilemma: è David che ha alterato la teoria? O è Youko (la sua amante giapponese, responsabile del Dipartimento di Chimica) che ha alterato i dati? Il romanzo ajfron taproblemi di grande attualità: dallo spionaggio scientifico e tecnologico, all'asservimento della ricerca alla logica del 8rande capitale; dall'intersezione fra i dati sperimentali e la teoria nella difficile convivenza fra questi due mondi gnoseologici, alla comunicazione bit-net fra istituti di ~icerca in una dimensione ormai planetaria. È la rappresentazione di una dramma corale di persone alle prese con forze più grandi di loro, in una disarmante condizione di incomprensibilità della struttura del mondo: sullo sfondo, altre persone - Ìa gente del posto - che vive la sua vita, 11ellatotale separatezzafra due ecosistemi non comunicanti. Come mai, improvvisamente, un romanzo? La ragione profonda per cui, per la prima volta nella mia vita, mi sono misurato con un'opera narrativa, non la saprei spiegare neppure a me stesso. Di fatto è accaduto che fra le mie esperienze recenti c'è stata la frequentazione - reiterata, e con una certa disposizione osservativa, in qualità di segretario della Scuola di Biofisica - di quell'ambiente anomalo che sono le Scuole Internazionali annuali di Erice. Scuole di )j vello scientifico molto alto, che si svolgono in un ambiente particolarissimo, • isolato, avvolto in nebbie notturne. Questo luogo mi ha molto 74 colpito, mi ha fatto meditare: tutte le impressioni che ne ho ricevuto sono rimaste sopite per anni, senza neanche che le stendessi in appunti, e si sono sedimen~ate nel tempo. Poi, all'improvviso, per qualche motivo che non mi è del tutto chiaro, ho cominciato a scrivere il romanzo. Nelle funzioni di segretario-della scuola, sei stato testimone di un certo clima, di certi rituali: li hai descritti nel romanza? Certo, io ho visto tante cose; ma il clima inquietante che ho inserito nel libro non corrisponde a qualcosa cui abbia assistito nella realtà. Piuttosto, quello che allora mi aveva impressionato di più era la discrepanza fra la fama di un personaggio, come me lo immaginavo avendo letto i suoi lavori scientifici, è la persona come appariva nella sua realtà fisica. Mi è stato chiaro, in quelle occasioni, come alcune figure di altissimo livello scientifico possano essere umanamente insignificanti e altre invece stupende. Quindi mi sono posto spesso il problema: come può accadere che un premio Nobel famoso non riesca non dico a capire la letteratura o l'arte, ma riveli continuamente tanta indifferenza · alla realtà? Uno scollamento che mi ha turbato molto. Questo aspetto forse nel romanzo non è evidenziato, ma nella realtà la cosa inquietante è proprio questa; la delusione che provi parlando e osservando il comportamento di una persona di cui obiettivamente hai degli elementi per ritenere che possieda uno spirito alto, una mente acuta, una facoltà di giudizio fine. Insomma, il turbamento nello scoprire che a un grande intelletto può corrispondere un omuncolo? Diciamo di sì, anche se poi è una forma di ingenuità. Il fatto è che la "turris eburnea" è un po' un paradigma che la gente ha introiettato: lo scienziato è un individuo che legge le lingue, viaggia sui jet, conosce tantissima gente importante, può fare cose difficili che gli altri non. sanno fare, di conseguenza è migliore degli altri comuni mortali. Poi, invece, ti accorgi che litiga con i toni rissosi di chiunque altro, che ci sono piaggerie, che ci sono le più ovvie prostituzioni intellettuali, le più scoperte rozzezze di comportamento,, le più banali incomprensioni della realtà locale. Per di più accompagnate spesso da un'ignoranza umanistico-artistica totale, che è un po' tipica degli ambienti scientifici. · È stata questa insoddisfazi'one culturale in senso ampio_la molla che ti ha spinto a spaziare oltre il tuo ambito strettamente professionale di ricercatore al CNR? Nei miei prim,i anni di attività come ricercatore (più o meno fino alla metà degli anni Settanta) avevo solo un bagaglio di conoscenze professionali, e le mie letture- a parte un'abitudine antica a leggere romanzi - erano costituite solo da letteratura scientifica. Quindi, obiettivamente, ero molto ignorante. Se fossi rimasto come allora; sarei stato in tutto simile a molti miei colleghi, con i quali devo ammettere che è molto difficile parlare di argomenti che attengano alla storia delle idee in generale, alla storia della filosofia, dell'arte, della scienza, ali' epistemologia. Questo per me, è del tutto insoddisfacente. Però il mio amplia-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==