Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

STRANIERO IN ITALIA Incontro con Gustaw Herling a cura di Silvio Perrella Proprio difronte al Grenoble, l'istituto di cultura francese a Napoli, in via Crispi, vive uno scrittore polacco, ottimo conoscitore della città, della sua storia e delle sue leggende, e non può davvero non stupire che qui, almeno in OJJparenza, non lo conosça nessuno, quasi fosse un fantasma. Ma un fantasma davvero non è, se adesso, dopo essermi messo casualmente sulle sue tracce, me lo ritrovo davanti, seduto nel suo angolo di lettura, nell'ampia stanza piena di libri che suppongo usi come studio.• In una città come Napoli, dove non c'è né un consolato, né una ambasciata polacca, è difficile immaginarsi un polacco, un polacco come Herling poi ancorb, meno. Qual è dunque la parabola che l'ha portato sin qui? NatoaKielce nel 1919, dal' 37 al' 39 lei hastudiatofilologiapolacca ali' Università di Varsavia. E poi? Dopo. la sconfitta della Polonia, nel ·•39, con alcuni amici abbiamo subito creato un'organizzazione clandestina: io sarei andato all'estero, perché, all'estero; esisteva già il governo polacco in esilio, in via diformazione a Parigi; avrei così preso contatto c~m loro, magari, vista la mia giovane età, arruolandomi nel nuovo esercito polacco. Invece sono stato arrestato dalla polizia segreta sovietica mentre tentavo di passare la frontiera. Fui condannato a cinque anni:'nelle prigioni e nei campi ne ho passati due, dal marzo del '40 al gennaio del '42. Sono gli anni che descrivo in Un mondo a parte. Siglato l'accordo tra il governo sovietico e il governo polacco in esilio, veniva orgtinizzandosi l'esercito polacco in Russia, lei vi si arruolò. Giungemmo in Italia, lo ricordo benissimo, alla fine del '43. Ci fu prima la battaglia di Montecassino, poi la campagna adriatica, infine, con il'secondo Corpo polacco, toccammo la linea gotica. Dopo la liberazione, invece di seguire l'esercito, che doveva essere trasferito in Inghilterra, rimasi, ancora •in divisa militare, a Roma per altri due anni. . Proprio nella capitale vide la luce il primo numero della rivista "Kultura", che in seguito si sarebbe trasferita a Parigi diventando un importantissimo punto di riferimento per i dissidenti polacchi. Lei fu tra ifondatori della rivista, e la rivista sarà per lei una fondamentale fonte di linfa vitale. Ci fu anche una parentesi inglese, mi pare. ·Mi ci trasferii con la mia prima moglie, nel '4 7, rimanendoci cinque annj. In seguito, dal '52 al '55, lavorai, a Monaco di Baviera, per la radio "Europa libera"; e a Monaco, prima di stabilirmi in Italia, mi r'isposai, con una delle figlie di Benedetto Croce. È dal '55 che Gustaw Herling vive a Napoli, da dove, con cadenzata regolarità si reca a Maison Lafitte, n_ellaperiferia di Parigi, sede di "Kultura", trascorrendoci un mese ogni due parténopei. Ecco perché, pur non essendo mai più tornato in Polonia, e pur avendo declinato, una volta mutato lo scenario politico, i recent[ e numerosi inviti di rimpatrio, Herling dà 70 l'impressione di non essersi mai mosso da Varsavia. Ma alla ramificata rete di relazioni parigine con i profughi polacchi, che conferma l' impoi·tanza strategica di "Kultura" ,paradossalmente a Herling ha giovato anche la decentrata posizione di una città come Napoli: in tutti questi anni, infatti, anche negli anni più bui, ha potuto ricevere visite dalla gran parte della classe dirigente al potere, cavandosela SQlocon qualche problemino coni funzionari della Questura, che pedinavano i suoi amici. Si trattava spesso però di amici fittizi, perché spesso in queste visite i vari dirigenti comunisti finivano per voler dimostrare che lui, Herling era solo un cadavere ambulante, stupidamente in lotta con la Storia. La sorte dei libri di Herling, come quella di molti altri scrittori, è stata fino a non molto tempo fa quella della clandestinità. Lo stesso gruppo di "Kultura" diretto da Jerzy Giedroyc, che, oltre alla rivista mensile, pubblica il trimestrale "Quader,ni storici" e tra i dieci e i quindici libri ali' anno, ha dovuto lottare non poco per penetrare in Polonia. Adesso lo riconoscono tutti, "Kultura" ha avuto un'enòrme importanza in Polonia, perché è stata una specie di batfrstrada o, per dir meglio, un rompighiaccio. Tutti quelli che oggi hanno una parte così notevole nell'attuale situazione politica si sono formati su "Kultura". Senza poi dire che molti odierni politici polacchi hanno pubblicato le loro cose sulla nostra rivista: per esempio, Michnik vi ha cominciato la sua carriera. Adesso un'edizione non ufficiale di "Kultura" viene pubblicata in Polonia in sette/ottomila copie. Di recente in molti ci hanno invitato in Polonia. Ma, lei si renderà conto, la situazione dell'Est è ancora troppo fluida, ci sono ancora troppe incognite, perché noi si lasci la nostra posizione parigina, che ci assicura un osservatorio critico privilegiato, non compromesso con niente e con nessuno. È ancora questa la nostra forza. Ma se non siamo tornati noi, sono tornati i nostri libri: Un mondo a parte, per esempio, ·dopo l'edizione in inglese del '51, e le svariate altre in polacco uscite in Francia, è stato pubblicato un anno fa dalla più grande casa editrice polacca, con una tiratura, andata subito esaurita, di 150.000 copie; anche il primo volume del diario è in circolazione: oramai c'eravàrr10 abituati alle rudimentali pubblicazionj clandestine e davvero non ci aspettava-

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