Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

Foto di Yvan Dalain. Stato, che gode, in una società politica, di una sorta di extraterritorialità, come quella della profezia di fronte ai poteri politici dell'Antico Testamento, vigilanza tutta diversa dalla intelligenza·politica, lucidità che non si limita a chinarsi davanti al formalismo dell'universalità, ma che sostiene la giustizia stessa . nelle sue limitazioni. La possibilità di garantire questa extraterritorialità e questa indipendenza definisce lo Stato liberale e descrive la modalità per la quale è, di per sé, possibile la congiunzione della politica con l'etica. Ma di conseguenza, nella difesa dei diritti dell'uomo, converrebbe non compreQderli più esclusivamente a partire da una libertà che già sarebbe virtualmente la negazione di ogni altra libertà e dove il giusto accordo tra l 'unae l'altra non dipenderebbe che da una reciproca limitazione. Concessione e compromesso! Alla giustizia, che non è aggirabile, occorre una "autorità" cliversa da quella delle proporzioni che si stabiliscono tra volontà da subito opposte e contrapponibili. Occorre che queste proporzioni · siano accettate dalle volontà libere in ragione di una pace preventiva che non sarebbe la non-aggressione pura e semplice, ma che comporterebbe, se si può dire, una positività propria di cui l'idea di bontà suggerisce il disinteresse che viene dall'amore, per il quale l'unico e l' assolutamente altro solo nell'amato e in sé possono significare il loro senso. Limitarsi nella giustizia alla norma della pura misura- o moderazione - tra termini che si escludon0, significherebbe ancora assimilare i rapporti tra membri del genere umano al rapporto tra individui di una estensione logica, che non significano altro, dall'uno all'altro, che negazione, addizioni o indifferenza. Nell'umanità, da individuo a individuo, si stabilisce una prossimità che non acquista senso attraverso la metafora spaziale dell'estensione di un concetto. L'uno e l'altro SAGGI/LEVINAS sono, da subito, l'uno di fronte all'altro. Sono io per l'altro. L'essenza dell'essere ragionevole nell'uomo non indica soltanto il sopraggiungere nelle cose di uno psichismo come sapere, come coscienza che si rifiuta alla contraddizione, che ingloberebbe le altre sotto dei concetti dis-alienandoli nell'identità dell 'universale; essa indica anche l'attitudine dell'individuo risultante, in prima istanza, dall'estensione di un concetto - del genere uomo - a porsi come unico nel suo gerzere e, in tal modo, c.ome asso-. lutamente diverso da tutti gli altri, ma, in questa differenza - e senza ricostituire il concetto logico da cui l'io si è liberato- nonin-differente all'altro. Non-in-differenza o socialità-bontà originaria; pace o augurio di pace, benedizione; Shalom (I) - avvenimento iniziale dell'incontro. Differenza-non-in-differenza, dove l'altro - tuttavia assolutamente altro, "più altro", se si può dire, di quanto non siano, tra loro, gli individui dello stesso genere da cui l'io si è liberato - dove l'altro mi "guarda"; non per "percepirmi", ma "riguardandomi", "importandomi" come qual-· cuno di cui io ho da rispondere. L'altro che-in questo sensomi "riguarda", è volto . . Bontà nella pace che è, anch'essa, esercizio di una libertà e in cui l'io si libera dal suo "ritorno a sé", dalla sua auto-affermazione, dal suo egoismo, quello di chi è perseverante nel suo essere, per rispondere del!' altro, per difendere esattamente i diritti dell'altro uomo. Non-indifferenza e bontà della responsabilità non sono neutre, tra amore e ostilità. Occorre pensarle a partire dall'incontro in cui augurio di pace - o bontà - è il primo linguaggio. Non si dovrebbe dunque riconoscere la fraternità-che figura nel motto della Repubblica francese- in questa preliminare nonio-differenza dell'uno per l'altro, in questa originaria bontà in cui sarebbe impiantata la libertà e in cui la giustizia dei diritti dell'uomo ritrova una portata e una stàbilità inalterabili, migliori di quelle che garantisce lo Stato? Libertà nella fraternità in cui si . afferma la responsabilità dell 'uno-per-1' altro, attraverso la quale, nel concreto, i diritti dell'uomo si manifestano alla coscienza come diritto dell'altro e di cui io devo rispondere. Quella di manifestarsi originariamente come diritti dell'altro uomo e come dovere per l'io, come miei doveri nella fraternità, è la fenomenologia dei diritti dell'uomo. Ma nella loro "messa in scena" originaria si affermano anche, come manifestazione della libertà, i diritti di colui che è obbligato, non solo dall'effetto di un semplice transfert. e grazie a una generalizzazione dei diritti dell'uomo così come gli appaiono nell'altro. Il suo dovere nei confronti dell'altro che interpella'la sua responsabilità è un'investitura della propria.Jibertà. Nella responsabilità che, in quanto tale, è irrecusabile e intrasferibile, io sono insediato come non intercambiabile: io sono eletto come unico e incomparabile. La mia libertà e i miei diritti, prima di presentarmisi nella mia contestazione della libertà e dei diritti dell'altro uomo, si presenteranno precisamente in guisa çliresponsabilità nella fraternità umana. Resposabilità inesauribile, poiché non sarebbe possibile sentirsi prosciolti nei confronti dell'altro. Nota I) Shalom, pace e benedizione in ebraico e che nel Salmo.120,7 suona come un modo per l'uomo di nominarsi: "lo Pace..." Da La Pensée aujourd' hui, Collection Dossiers di "Le Nouvel Observateur" n.2, ottobre 1990.Copyright "Le Nouvel Observateur". 69

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