SAGGI/UMM KULTHUM Kulthùm si inserirà nuovamente nel solco di una tradizione maschile per·eccellenza, quella del dawr, modellandola e ampliandola secondo la propria s~nsibilità femminile. Interpretando le canzoni del suo maestro, e quelle di M. Kasabgi, che diverrà il suo fedele accompagnatore al liuto, sui versi di A. Rami, il "suo" poeta, la cantante inizia verso la metà degli anni Venti a incidere i primi dischi, ma è con la radio e con il cinema che nel decennio successivo conquista definitivamente il pubblico egiziano. Le canzoni che canta nei film di Ahmed Badrakhan, dei quali è anche interprete principale, divengono i più grandi successi degli anni Trenta e Quaranta e il suo nome inizia a circolare insistent,emente in tutto il mondo arabo. Wydad la giovane schiava cantatrice, Dananir la schiava beduina, Salama la pastorella povera possono essere _dimenticate, ma non le canzoni dei rispettivi film, che divengono l'espressione di quella mistica amorosa .che caratterizzerà tutta la carriera di Umrn Kulthùm. Il Cairo diviene il punto di riferimento fondamentale per la cultura araba, e in particolare per la musica, grazie all'industria discografica, a quella cinematografica e alla radio. Basta pensare al Congresso di Musica Araba del 1932, che rappresenta il più importante tentativo di dialogo e di apertura nei confronti dell'Europa, ma che segna anche la fine di quel rinato splendore artistico di cui l'Egitto si era fatto promotore; per la prima volta i più importanti musicisti e studiosi dell'Occidente sedevano faccia a faccia con i maestri é gli intellettuali orientali allo scopo di divulgare, definire, e valorizzare l'arte musicale araba. Tra le delegazioni di artisti di vari paesi Umm Kulthùm, accompagna, da un piccolo gruppo di strumenti tradizionali (takht), imbracciando il suo liuto, ed elegantemente vestita di nero, si presentò a un pubblico composto tra gli altri da Béla Bartòk, Paul Hindemith, Alois Haba, George Farmer, oltre al re Fouatj, sotto la cui egida si era svolta l'importante manifestazio-. ne. Abbandonata la carriera cinematografica a causa di una malattia agli occhi èhe le rendeva intollerabile la luce intensa (ecco il mistero degli -occhiai'i scuri che da un certo momento in poi accompagneranno tutte le sue uscite pubbliche, concerti compresi) e superata grazie a un intervento chirurgico una malattia tiroidea, Umrn Itulthùm appoggerà la rivoluzione nass~riana e repubblicana imprimendo alla sua carriera artistica una svolta di .acceso nazionalismo. Nel corso degli anni Cinquanta la sua voce diverrà un simbolo degli ideali pan-arabisti, e i suoi lunghi concerti trasmessi in diretta, anche dalle radio degli altri paesi . arabi, saranno seguiti con la stessa attenzione riservata ai lunghi discorsi di Nasser. Il rais egiziano, suo fervente ammiratore, non mancava di · presenziarvi, e ·sarà proprio lui a spingere i due più importanti artisti della musica egiziana, Umm Kulthùm e Abd al-Wahhab. che fino ad allora si erano gentilmente ignorati l'un l'altro, a collaborare. Il primo risu_ltatofu la celebre Anta umri (Tu sei la mia vita) del 1963, canzone dove per la prima volta nella carriera di Umrn Kulthùm compariva la chitarra elettrica nel lungo preludio 66 strumentale eseguito da un'orchestra di dimensioni quasi sinfoniche rispetto ai piccoli gruppi della tradizione orientale. Questa innovazione "occidentalizzante" era uµ nulla in con- , fronto alle scelte musicali di un altro grande di'vo del cinema e della canzone egiziana, Farid al-Atrash, che a suon di tanghi, valzer, e paso doble, come d'altronde sua sorella Asmahan scomparsa negli anni Quaranta nel fiore della gioventù a causa di un incidente, aveva stravolto la filigrana ritmico-melodica del- !' arte musicale araba. Ma Anta umri segnò una tappa decisiva per l'evoluzione della canzone egiziana, presa a modello dagli altri paesi arabi, che dal dawrpassando per la taqtuqa è arrivata all'adozione di strumenti occi?e~tali e di pompose orchestrazioni nell'intento di modernizzarsi. Il meglio di Umm Kult~ùm è proprio nelle canzoni lente, senza un profilo melodico troppo definito, quando quasi senza accompagnamento strumentale riesce a tirar fuori tutta la forza delle tradizioni musicali sacre e profane nelle quali è stata rigorosamente allevata, reiterando un singolo verso o una parola in un trascendentale e virtuosistico gioco improvvisativo. Negli anni Sessanta la disfatta egiziana della Guerra dei Sei Giorni fa stringere il pubblico ancora di più attorno alla sua diva, che diviene uno dei pochi motivi di orgoglio davanti agli altri paesi che l'accolgono trionfalmente. Dopo l'Olympia di Parigi la cantante darà dei memorabili concerti in Libano, Tunisia, Marocco, Libia, Sudan, Kuwait, Abu Dhabi. Alla fine del '72 dona il suo ultimo concerto cairota festeggiando cinquanta anni di luminosa carriera durante i quali è riuscita a creare attorno a sé un consenso · assoluto: quello dei migliori compositori e poeti egiziani che le sono stati fedelmente al fianco contribuendo in modo occulto ma determinante al suo successo, e quello dei 120 milioni di arabi che con !'.orecchio incollato ai "transistor", come venivano chiamate le radioline portatili, l'hanno consacrata come musa della musica orientale. All'inizio del 1975 muor~ lasciando Ù mondo arabo nella costernazione e nel lutto più profondo, èhe ai funerali assume le dimensioni di una-sorta di isteria collettiva: circa tre milioni di persone si impossessano della cerimonia ufficiale nel tentativo di reµdere un estremo omaggio all'amata artista. Da quel momento la sua biografia ha cominciato ad ammantarsi di leggenda, e la sua vita privata, gelosamente custodita durante tutta la sua esistenza, ad arricchirsi di aneddoti e supposizioIJi. · Secondo la credenza popolare egiziana gli inglesi sarebbero stati pronti a bombardare Radio Cairo per mettere a tacere la sua voce, "arma segreta di Nasser", mentre in Tunisia si dice ci sia l'ombra della sua rivalità e gelosia dietro la prematura morte della cantante Asmahan, e in Libia che la rivoluzione di Gheddafi sarebbe stata procrastinata di un paio di giorni per non farla coincidere con l'unico evento in grado di polarizzare l'attenzione degli arabi: il suo concerto in diretta del primo giovedì _diogni mese. Tutto ciò a conferma del fatto che il "muezzin d'amore", come l'ha definita Moustapha Chelbi, (ma altri sono arrivati a chiamarla "l'oppio degli arabi"), é entrata nella storia egiziana con l'intensità di un mito.
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