INCONTRI/IDRIS uscito di prigione, Nasser ha nazionalizzat~ il canale di Suez. È stato questo il primo vero duro colpo contro la colonizzazione. Per la prima volta è sembrato che lari voluzione si facesse davvero popolare. Amodo suo, certo, ma popolare. Era questo I 'importante. Ecco perché negli anni Sessanta abbiamo avuto in Egitto un rifiorire artistico, una nuova generazione di scrittori, attori, cantanti, . un vero rinascimento culturale: la rivoluzion_e sembrava finalmente rispondere aJle attèse della gente. La guerra del 1967 ha interrotto questo periodo d'oro: la sconfitta egiziana ha indebolito Nasser, ha colpito la rivoluzione stessa. Nasser è morto, gli è succeduto Sadat. Abbiamo sperato anche in lui, che ristabilisse la democrazia eccetera. Allora per Sadat era però prioritario recuperare il Sinai occupato da Israele nel '67. E non c'era altra possibilità che riconquistarlo con la forza. C'è stata un'altra guerra, quella del '73. Noi immaginavamo che dopo la guerra la democrazia avrebbe finalmente trionfato. Una volta per tutte. E in~ece ... Yusef ldris, se permette mi soffermerei un attimo sul periodo di sterilità quasi assoluta che ha seguito la guerra del '67. È strano come unfatto storico possa tanto profondamente marcare la vita culturale di' un paese. La sconfitta del '67 è stata - si direbbe - totale, assoluta, da tutti i punti di vista, se è riuscita a troncare la ripresa artistica degli anni precedenti. Come spiega· lei questa crisi? A dire il vero la prevedevamo già dal '62, dal '63. Era chiaro che si stava andando verso la crisi. Abbiamo tentato di farlo"notare negli scritti pubblicati prima del '67, di illustrare, anche scherzosamente, la situazione. La sconfitta del '67 non ci ha quindi sorpresi. Conoscevamo da tempo tutte le pecche dell'esercito. Il suo fallimento è però diventato, nel '67, evidente per tutti. Nel '67 sono finite tutte le speranie. Abbiamo però continuato a scrivere, poco, è vero, ma con,lo stesso spirito. Scrivere che si continuava a vivere, che il popolo egiziano aveva ormai dimostrato di esistere. C'è poi stata la guerra del '73, e poi Camp David. Noi non siamo partigiani della guerra, eravamo davvero per la pace con Israele. Per il bene degli egiziani, ma anche nell'interesse degli israeliani, di una minoranza circondata da 120 milioni di arabi, che non può continuare a guerreggiare in eterno. E poi per ragioni puramente umane. A Camp David però si è conclusa una pace troppo costosa per gli egiziani.Un intero popolo si è"sentito come costretto, obbligato a questa pace, n_ongli è stata data lapossibilità di desiderarla. E la pace non può venire imposta, la pace deve nascere spontaneamente nella gente stessa. Ho scritto,· e mi indirizzavo al governo israeliano, che Camp David è una lezione da non dimenticare. Ho detto a Israele di non fare la pace con nessun governo, perché la pace perde ogni significato se non è voluta e sentita da tutto 1:1npopolo. Yusef ldris, ho notato che lei parla spesso al plurale, "noi", come per intendere un movim~nto di intellettuali, coerente e unito, attivo nell'ambito politico. È stato realmente così? E qual è il ruolo dell'intellettuale in Egitto? . A dire il vero non c'è ruolo per i movimenti culturali. Questo purtroppo a causa di Nasser, del suo governo dittatoriale, e anche 58 di Sadat, che voleva cancellare ogni fermento culturale. Sadat odiava gli intellettuali, li chiamava gli "effendi". È ~n'espressione di disprezzo, che gli ufficiali usano per insultare i soldati poco virili, "pappemolli", "effendi" appunto. Ogni autentico movimento culturale deve trovare in Egitto uno spazio alternativo, un suo angolino in cu·iagire. Ecco perché non ci potrà mai essere un movimento importante, compatto, coerente, portavoce dello spirito dell'Egitto: ogni tendenza è frantumata, dispersa, isolata. Ogni scrittore ha una propria scrittura, un proprio stile, un proprio rnodo di vedere le cose. Per questo non posso parlare a nome di nessun movimento, posso solo parlare di quello che io ho scritto. E lei per chi ha scritto? Qual è il suo pubblico, in Egitto e nel mondo arabo più in generale, dove il tasso di analfabetismo è ancora estremamente elevato? E qual è stato il ruolo del cinema, del teatro, per superare questo ostacolo, per permettere a chi non può leggere di vedere e sentire la parola dello scrittore? Quello che è proprio strano è che sono molto popolare in Egitto; come un attore del cinema! Questo grazie alia televisione, che ha un pubblico vastissimo, basta apparire ogni tanto per essere noti. Gli egiziani poi hanno come un'intelligenza che permette loro di discernere fra le cose, anche senza sapere né leggere né scrivere. Devo ringraziare la televisione, certo, ma anche il cinema, e il teatro. Dieci miei racconti sono diventati film, e ho scritto una decina di commedie teatrali. È così che ho sempre potuto, entro certi limiti, parlare'.al pubblico egiziano. La caratteristica degli egiziani, e più in generale di tutti i popoli, è forse la capacità di assorbire come perosmosi idee e pensieri degli intellettuali. La gente si forma così una propria opinione sullo scrittore, e molto spésso quest'opinione è giusta, anche se dello scrittore non ha mai letto nulla. Lei cosa ha letto da giovane? Quali sono stati i suoi punti di riferimento letterari? · A dire il vero le mie letture, sono state estranee alle tendenze culturali dell'epoca. Ho cominciato a leggere i libri che trovavo nella bib_liotecadi mio nonno. Mio nonno aveva moltissimi libri popolari, racconti, novelle come quelle delle Mille e una notte. Ricordo, in particolare, una serie di racconti che mi piaceva molto, perché si parlava di sesso come ancora oggi non si osa fare. Al liceo, dai racconti di tradizione popolare sono passato alla storia. Andavb alla biblioteca provinciale, a Damietta o a Zagazig, e.restavo fino alla chiusura a leggere le vicende di personaggi che mi affascinavano, come Alessandro Magno, i filosofi greci ... Ho scoperto così questo grande apostolo della cultura, Alessandro, che ci ha portato la cultura ellenica come Napoleone successivamente avrebbe fatto per la cultura francese. Poi ho letto i racconti polizieschi, non Agatha Ch,istie, ma i precursori del genere. Ho letto insomma un po' alla cieca, senza nessuna coscienza letteraria, senza sapere nulla delle correnti, delle tendenze letterarie nelle varie epoche e nei va.ii paesi. È stato un bene, perché quando si sa di essere scrittori si comincia automaticamente a giudicare ciò che si legge. Io ho purtroppo perso le prerogative del lettore. Mi sento ormai lettore soltanto coi libri scientifici. Mi piacciono molto le scienze, il mondo subatomico, le stelle. Ho
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