scuola), rischiavo di farmi investire, a causa di questi sogni a occhi aperti. Poi ho fatto il liceo, seguendo mio padre che si spostava, per lavoro, in tutta la regione del delta del Nilo. Ho studiato a Damietta, a Zagazig, a Mansura: ho visto tutto il delta, ho conosciuto altri fellahin, altri contadini, di altri paesi. È con questo bagaglio che sono arrivato al Cairo per studiare medicina. Sono arrivato in un momento storico molto delicato, il momento dell'insurrezione egiziana contro l'occupazione britannica. Mi sono lasciato coinvolgere dal movimento di li.berazione nazionale, per la prima volta mi sono reso conto di cosa volesse dire · "Egitto", prima sapevo al massimo cosa fosse Zagazig o Bayrum, il nostro villaggio. Ho imparato il significato della parola "Egitto" solo quando sono arrivato al Cairo, quando ho partecipato assieme · agli altri giovani, agli studenti, a manifestazioni, 9rganizzazioni, comitati, eccetera. È stato proprio attraverso il movimento di liberazione nazionale che sono entrato nell'ambito letterario. Non come molti, che partono dai libri, leggono Hemingwa:y, Dostoevskij, i grandi scrittori e solo dopo cominciano a scrivere. Io sono passato direttamente dal movimento nazionalista ali' attività letteraria. Per ragioni potremmo dire di militanza:· quando ero alla facoltà di medicina pubblicavo una rivista nazionalista. Ho così conosciuto studenti che scrivevano racconti, poesie, articoli. Mi sono improvvisamente trovato a scrivere anch'io una novella, l'ho letta ai miei colleghi, è piaciuta, l'hanno pubblicata. Ne ho scritto una seconda, e poi una terza, poi mi sono fermato, mi sono reso conto che l'arte era la mia strada. Ero entrato nella facoltà di medicina per tentare di scoprire me stesso, non sapevo cosa volevo nella vita. Mi sono prefisso di continuare a scrivere, per dieci anni, senza però pubblicare nulla, di cercare di arrivare a esprimere la personalità egiziana, di scrivere racconti egiziani insomma. Era questo il mio sogno, allora.Rifiutavo le traduzioni, le imitazioni della letteratura europea che dominavano il panorama letterario egiziano dell'epoca. Purtroppo però uno scritto're è venuto a trovarmi, mi ha visto scrivere, ha preso con sé un mio manoscritto e l'ha fatto pubblicare. Per fortuna o sfortuna questo mio racconto è stato pubblicato in un giornale molto diffuso. Mi sono così trovato a essere dall'oggi all'indomani uno scrittore conosciuto. Non era quello che volevo. È stato un po' .brutale. Mi trovavo ad avere i frutti senza aver prodotto nulla: ero ancora nella fase della sperimentazione. Mi sono però detto che sbagliavo, perché volevo restare a sperimentare nel mio laboratorio, lontano dalla gente, mentre lo scrittore sperimenta confrontandosi con il pubblico. Così alla fine ho accettato di continuare a pubblicare. E ho cominciato a scrivere parecchio, a pubblicare i miei racconti nella stampa egiziana, nei principali giornali, da ultimo "El Ahram". Tutto quello che ho scritto, eccetto le opere teatrali, è stato pubblicato dai quotidiani egiziani. Questa è la storia, in breve. Qual è il rapporto tra le due professioni, medico e scrittore? La contraddizione è forse solo apparente, potremmo dire che lo scrittore Yusef Idris ha conservato quel che di scientifico, di concreto, quella certa crudezza che caratterizza l'approccio del medico verso la realtà. E che il reale è per entrambi, medico e scrittore, il territorio d'azione. Cosa ne pensa? INCONTRl1/IDRIS • Ho praticato la medicina per dieci anni. È stato per me un gran bene. Deve immaginare quello che ero allora, uno studente che viveva solo al Cairo. Il contatto con \ cairini era pressoché inesistente. Lavorare come medico all'ospedale di Qasr El Aini, dove arrivano i pazienti dei quartieri popolari, della periferia del Cairo, ma anche quelli bene tanti, e poi come ispettore sanitario al Derb El Ahmar, un quartiere molto popolare, mi ha fatto scoprire i segreti del Cairo. Come scrittore ho poi conosciuto l'ambiente artistico, sono entrato nell'alta società. Avevo già una mia opinione sulla natura dell'egiziano; sulla sua incapacità di conoscersi e assumersi, avevo un'opinione sull'arte. Il confronto la faceva maturare, ma ero già fondamentalmente uno scrittore, seppure allo stadio embrionale. Mi è toccato scegliere molto presto, a ventitré anni, se diventare insegnante alla facoltà di medicina o scrivere racconti. È stata una scelta difficile. Scrivere racconti non era considerata una cosa molto seria. Quando abitavo alla casa del medico non ho mai scritto se non dopo le due di notte, quando tutti gli altri medici dormivano. Mi vergognavo, non volevo che si venisse a sapere. Era considerata un'attività umiliante per un· aspirante chirurgo. È difficile, così giovani, prendere decisioni tanto gravi.C'erano forse cinque o sei crittori di novelle in tutto il mondo arabo. E non riuscivano a vivere della loro scrittura, ci voleva una seconda professione per guadagnarsi il pane. Finalmente ho deciso, e ringrazio me stesso di aver preso la decisione. Sono partito in Italia, in Austria, in Europa, e il mio nome è stato cancellato dalla lista dei candidati per la facoltà di medicina. Ho poi lavorato nell'ambito medico, ma ho sempre scelto piccoli lavori, sono statq per esempio ispettore sanitario. Anche così però il mio lavoro prendeva troppo tempo alla scrittura. Ho finalmente deciso nel 1959 di non far altro che scrivere, di scrivere racconti per i giornali. Ho abbandonato il mio lavoro come medico, ho cominciato a essere 1>crittorea tempo pieno per un quotidiano. Per vivere dovevo scrivere di tutto, non solo racconti. Ho cominciato a scrivere articoli, e ho cercato di farne un nuovo genere letterario, che non si &ostituisce al racconto, al teatro, ma che può essere altrettanto valido e avere altrettanta presa sul pubblico. Torniamo un attimo alla militanza politica ... Abbiamo visto l'importanza del movimento di liberazione nazionale ... Ci parli unpo' della rivoluzione nata da questo movimento, la rivoluzione del '52, gli anni di Nasser ... Una rivoluzione che forse si voleva più socialista ... Come la vede adesso? No, non volevo una rivoluzione socialista ... Avevamo bisogno di una rivoluzione democratica. La nostra rivoluzione ha invece abolito ogni diritto democratico. "El Masri", una rivista in cui scrivevo, ha smesso di pubblicare dopo la rivoluzione, e Ruz El Yusef, il suo direttore, è stato arrestato. È questo il problema: credevamo in una rivoluzione popolare. La rivoluzione è venuta ma ha subito preso la forma di un colpo di stato militare. E i regimi militari non sono mai democratici. Avevamo salutato nella rivoluzione il preludio al ritorno della vita costituzionale e democratica in Egitto. Siamo stati presto delusi: ho passato due anni in prigione, dal 1954 al 1956, e non sono stato il solo. Quasi tutti gli intellettuali egiziani sono stati incarcerati. Nel 1956, quando sono 57
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