Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

STORIE/GHOSH La maggior parte erano andati a lavorare in Irak. Parecchi erano tornati all'inizio della guerra, ma altri erano ancora là, intrappolati ... un gustoso piccolo bocconcino cucinato dagli inglesi e succhiato ben bene dagli Americani? _.'._Mangiatelo! - Abu-Ali girò la manopola della radio facendo gracchiare l'indicatore attraverso svariate stazioni. - BBC, BBC, - mormorava~ dov'è finita quella figlia di puttana della BBC? · Dalla radio eruppe all'improvviso una lontana, stridula voée arringante. Abu-Ali si ritrasse per la sorpresa rischiando di far caélere la radio: - E chi è adesso questo figlio di puttana? - È Damasco, - disse qualcuno. · - No, sono quei figli di puttana degli americani che trasmettono in arabo, - disse qualcun altro. - No, è Riyadh, - disse Abu-Ali, - sembra un saudita. -È a Riyadh che avrebbe dovuto andare, -disse un altro, - ma non l'ha fatto, si è fermato troppo presto. Erano quei figli di puttana dei sauditi che si dovevano sistemare. Toccai lievemente il gomìto dell'uomo che sedeva accanto a me. Un tempo lo conoscevo bene; insegnava in una scuola vicina. Adesso insegnava nello Yemen; era venuto in visita ai suoi con l'intenzione di ripartire alla fine delle vacanze estive, ma sua moglie non lo avrebbe lasciato andare, aveva quattro bambini da tirare su e non gli avrebbe permesso di dileguarsi in una iona di g'uerr~. 1 - 'Sai se Nabeel Badaway sia già tornato dall'Irak?, - gli domandai. - Nabeel?, -disse lui. Aveva un'aria distratta, ansiosa, fin da quando era entrato nella stanza. Adesso sembrava.stordito dal rumore e·dal fumo delle sigarette. L'uomo aècanto a lui lo teneva saldamente per un braccio; gli urlava nell'altro orecchio, con voce rauca. - I peggiori figli di puttana, i più ingrati, sai chi sono?, - gridava. · - Nabeel Idris Badaway, -ripetevo io insistentemente, - te lo ricordi? - I palestinesi, - urlava roco l'altro uomo, - sono loro peggiori figli di puttana. · - Nabeel ldri Badaway, _,_ripetevo io, - di Nashaway? - Di Nashaway?, - chiese l'insegnante. - Quante guerre abbiamo combattuto per loro, sai dirmelo? Non ho forse perduto mio fratello? - Nabeel Idris Mustafa Badaway, - disse giubilante l'insegnante, alzando la voce fino a gridare,-:- era in Irak, me lo ha detto mio nipote. - Loro e gli israeliani, che Dio li perdoni, quei figli di puttana. Ci sono sempre loro ali' origine di ògni cosa. - Lo s9 che Nabeel è in Irak, - gli gridai di rimando, - ma sai se è tornato? Rifletté un momento e poi scosse la testa: - No, - disse, - non saprei dire. Ci sono così tanti ragazzi laggiù, lo sai, è impossibile tenere il conto. Mabrouk Hussein è ancora là, lo sai, mio nipote, te lo ricordi? E ci sono altri di questo villaggio, Fahmy e Abusa e... Cominciò a elencare i nomi, come avevano fatto tutti quelli che erano entrati nella stanza. Il villaggio era molto piccolo, non più di trecentocinquanta anime, lin insieme di capanne, in realtà. Lo conoscevo assai bene quando vivevo in quella zona. A quell'epoca un solo uomo del villaggio era all'estero; insegnava arabo in una scuola dello Zaire. Ma negli ultimi anni se ne erano andati una dozzina di ragazzi e più. La maggior parte erano andati in Irak, un paio in Giordania (era praticamente la stessa cosa). Parecchi erano tornati ali' inizio della guerra, ma cinque erano ancora là, intrappolati in lrak. La gente continuava a ripetere i loro nomi, quasi potesse aiutarli a uscire dall'Irak, a tornare al villaggio_:Mabrouk, che di solito giocava in porta; Abusa l' "imbronciato", che non sorrideva· mai; Fahmy, eh.eaveva l'abitudine di cavalcare nei càmpi a dorso di pecora. Ricordavo quando venivano a farmi visita la sera, una domanda dopo l'altra: "Che cosa si' coltiva in India? Ci sono le scuole? Ci sono i matrimoni? E la pioggia? L' esercito?" Erano giovanissimi. Nessuno di loro si era mai spinto oltre la città più vicina. Le macchine con le quali avevano maggiore familiarità erano i kebabis, i carri persiani che il loro bestiame trainava su e giù molte ore al giorno per irrigare i campi. Una volta Mobruk arrivò di corsa nella mia stanza, eccitatissimo, e mi trascinò fino a casa sua a vedere la pompa nuova di zecca acquistata dalla sua famiglia. Per lui e la sua famiglia era molto importante che le dess_iun'occhiata, perché, come tutte le pompe della regione, veniva dall'India ( il nome comune per le pompe d'acqua era makana hindi, "la macchina indiana"). Sebbene avessi spiegato, ogni volta, che non capivp nulla di pompe d'acqua, venivo sempre interpellato per un parere quando ne veniva acquistata una. Questa era esattamente come le altre: una grossa macchina verde con una canna e un tubo di scappamento. Avevano ·appeso una scarpa vecchia alla canna e infilato un bastoncino d'incenso nel tubo di scappam~nto per proteggerla dal malocchio. Diedi dei colpetti sulla canna con le nocche e tastai il diesel con aria esperta. - Che cosa ne pensi, - disse il padre di Mobruk, - è tutto a posto? · Battei un po' più forte con ària accigliata. Cominciava a preoccuparsi: -Allora, che cosa ne pensi? Sorrisi: - È una macchina molto buona, ottima. Sospirò di sollievo: - Portate oel tè al dottore indiano. Mobruk mi aveva stretto la mano dicendo: - Lo sapevo che avresti saputo dire ... E adesso Mobruk era nelle immediate vicinanze di arsenali chimici e nucleari, a pochi minuti di distanza dai macchinari più sofisticati del mondo. Sarebbe stato lui a pagare il prezzo della violenza che era stata inventata nei quieti laboratori bucolici di Heidelberg e Berkeley. · - Credete che gli americani se ne andranno mai dalla terra santa?, - chiese un giovanotto a voce altissima. Tacquero tutti, restando in ascolto. Fuori, il batter di mani si fece all'improvviso più chiassoso; le voci delle ragazze più insistenti. - Mai, - gridò, - mai, non lasceranno mai i luoghi santi! Adesso che sono lì, ci resteranno per l'eternità. Sono finalmente riusciti in quello che non erano riusciti a fare in mille anni di storia. E chi ne è responsabile? I sauditi, figli di putta_na. "Ya rumman, ya rumman!", i colpi erano sempre più veloci, i cuç:chiai tambureggiavano in crescendo sui catini. Guardando fuori vidi tre giovanotti che camminavano sul sentiero. Erano tornati da poco dall'Iraq; tra loro c'era il figlio minore di Abu-Ali. Le ragazze lanciarono loro occhiate furtive, cantando con tutta la voce che avevano in corpo. Forse speravano che si sarebbero 51

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