Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

STORIE/GHOSH Adesso erano le famiglie che.un tempo venivano considerate più povere ad avere case piene di tutte le più famose marche giapponesi: televisioni, lavatrici, elettrodomestici qa cucina, macchine fotografiche ....Quando avevo lasciato il villaggio nel 1981, non avrei potuto immaginare neppure lontanamente una trasformazione di tale portata. Se non l'avessi vista con i miei occhi, non l'avrei creduta possibile. Era una specie di rivoluzione, ma era avvenuta molto lontano da lì. Era stata interamente creata dai giovani uomini che se ne erm:ioandati a lavorare in Irak, quando quel paese aveva cominciato a registrare una grave èarenza di manodopera a causa della guerra con l'Iran. Si erano mossi sulla scia di una vasta ondata migratoria. Alla fine degli anni Ottanta gli Egiziani in Irak erano stimati nell'ordine di due-tre milioni. Nessuno lo sapeva con esattezza: l'ondata si era sollevata nel paese troppo rapidamente per poter essere misurata. Ormai i coetanei di Nabeel se ne erano andati tutti, tutti i giovani uomini che avevano un'istruzione di scuola s.econdariae nessun lavoro, né terra, e nient'altro da fare se non giocare a football e gironzolàre nei pressi del1efontane dove le ragazze andavano a prendere l'acqua la sera. Alcuni anziani dicevano che sarebbero finiti tutti male. Ma in fondo erano stati loro che avevano trasformato il villaggio. - Quelli che ci hanno realmente guadagnato dalla guerra siamo noi, - mi disse uno dei maestri della scuola del villaggio, mentre mi aggiravo per le strade guardando con stupore tutte le case e gli edifici di recente costruzione. - Gli Irakeni sostengono la guerra da soli, sono loro quelli che muoiono. I paesi arabi li stanno pagando perché rompano la schiena alla rivoluzione jslamica di Khomeini. Per loro è una questione di sopravvivenza. Intanto, mentre gli Irakeni muoiono, altri si arricchiscono. Ma non durerà, quel denaro è gu<\sto,e il prezzo dovrà essere pagato, un giorno o l'altro. I giovani uoniirii che se ne erano andati stavano già pagando un prezzo. "La· vita è molto dura laggiù", dicevano i loro familiari, "non sai quello che può succedere da un giorno all'altro".· E raccontavano storie di conflitti, di egiziani isolati aggrediti per le strade, di uomini costretti a orari di lavoro disumani, di come le donne iraquene lanciavano occhiate agli uomini egi~iani dalle finestre, perché molti dei loro uomini erano morti, e di come ciò fosse sempre causa di guai perché gli iraqueni l'avrebbero scoperto e avrebbero ucciso sia la donna che l'egiziano. -Come se la cava Nabeel in Irak, -chiesi a suo fratello Aly. - Sta bene, - disse Aly, - è tutto a posto. -. Come lo sai? - È ciò che dice sul nastro, sono sicuro che.va tutto bene. - Lo spero, - dissi io. - Chissà, - disse con aria accigliata, - dicono che la vita è dura laggiù. Nabeel non ebbe modo di dirmi granché al telefono, con il suo {1ossche stava ad ascoltare. Ma stava bene , disse, e anche suo cugino Ismail, e riuscivano a cavarsela piuttosto bene, vivendo insieme ai parenti e agli amici del villaggio. A sua volta, mi chiese dell'India, del mio lavoro. e della famiglia. Poi udii un rumore sulla linea, sembrava un'altra voce nella stessa stanza. Nabeel si interruppe per dire, "Arrivo, solo un momento". 50 Dissi rapidamente: - Prestò farò ritorno in India. Farò in modo di passare a trovarti. - çi contiamo, - disse. In lontananza si sehtì di nuovo la voce, più forte questa volta. - Adesso è meglio che tu vada, - dissi. - Dirò a Ismail che verrai, -disse in fretta, - ti aspettiamo. Ma l'anno trascorse e non riuscii a fargli visita. II Erano passate tre settimane esatte da quando Saddam Hussein aveva invaso il Kuwait e, miracolosamente, Abu-Ali, il vecchio bottegaio, era in piedi. Ecco perché gli capitò di vedermi mentre percorrevo la strada su cui si affacciava la sua finestra. .11villaggio di Nabeel distava solo un chilometro e mezzo e io ero diretto laggiù, quando Abu-Ali mi fece rincorrere da un bambino. La casa di Abu-Ali s~trovava proprio nel punto in cui la strada asfaltata finisce e comincia il sentiero sterrato. I tassisti non si sarebbero avventurati oltre. Adesso Abu-Ali era in piedi accarito alla finestra e teneva tra le braccia una radio, rigirando la manopola. Si era sempre comportato come se tutti i problemi del villaggio ricadessero sulle sue spalle. Adesso aveva l'aria di uno che si è fatto carico dell'intero Egitto. Era una grossa radio, con incorporato un registratore, ma tra le mani grandi e gonfie di Abu-Ali sembrava. piccola e fragile come un modello avvenieristico di calcolatore. Quando l'indicatore di sintonia lampeggiò sul quadrante, si diffuse intorno un guazzabuglio di suoni elettronici. Ma i suoni si dispersero; il rumore nella stanza era già assordante. Nella casa vicina si celebrava il matrimonio della figlia di una cugina·di Abu-Ali. Nella strada di fronte alla loro casa si era riunita una folla di donne e bambini. Un bambino batteva con un cucchiaio su un catino di latta e le donne e ibambini battevano lemani a tempo e salmodiavano:" Ya rumman, ya rumman", cantando della sposa come di un fiore di melagrana. Di tanto in tanto Abu-Ali si alzava dal letto e si affacciava alla finestra, guardava le donne e i bambini con occhio torvo, tornava indietro strascicando i piedi e si lasciava ricadere sul letto. Era incredibile. Quando lo avevo conosciuto, anni prima, era talmente 1 grasso che gli era impossibile lasciare il letto. Adesso era ancora più grasso. Ogni volta ·che si alzava la sua panda si sollevava lontano da lui, come un'onda che abbandona la spiaggia. Era grasso puro, erano soliti dire i suoi vicini; mangiava allo stesso modo in cui la gente ingrassa le oche; era in grado di mangiarsi due galline e una pentola di riso in un colpo solo. E adesso che in casa sua c'era tutto questo denaro iraqueno, era esattamente ciò che faceva certe volte: mangiarsi due galline intere e una pentola di riso, subito dopo le preghiere di mezzogiorno. - Mangiatelo, - borbottava Abu-Ali strascicandosi di nuovo. attraverso la stanza, - quel figlio di puttana se l'è mangiato come se fosse fegato di gallina. Ha visto un piccolo gustoso bocconcino e se l'è inghiottito. Sembrava .invidioso: un appetito era qualcosa che poteva .capire. - E allora che cosa ti aspetti?, - disse qualcuno. Adesso la • stanza era affollata; parecchi uomini si erano fermati da Abu-Ali mentre si recavano al matrimonio. -Che cos'era il Kuwait se non

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