STORIE/GHOSH Nabeel non diceva quasi nulla di sé e della sua vita in lrak, solò che stava bene, e che il suo salario era aumentato. Faceva un elenco dettagliato di tutte le persone a cui voleva che portassero i suoi saluti - membri del suo lignaggio, gente del villaggio, compagni di scuola. Poi dava notizie di tutti quelli del villaggio che erano in Irak - il tale stava bene, un altro si era trasferito in un'altra città, e un altro ancora stava per tornare a casa. Infine dava alla sua famiglia precise istruzioni su quel che dovevano fare con.il denaro che mandava loro; le aggiunte che dovevano fare alla casa, come dovevano essere esattamente le stanze, quanto dovevano spendere per i pavimènti, le finestre, il tetto. I suoi fratelli stavano in ascolto, rapiti, anche se dovevano aver già sentito il nastro parecchie volte. Poi Aly mi diede l'indirizzo di Nabeel. Consisteva in un numero di una strada contrassegnata da un numero, nella "Nuova Baghdad". Mi immaginai un progetto di sviluppo urbano del tipo che si sta affermando nell'arido hinterland del Cairo e di New Delhi - strade diritte, senza alberi, e blocchi di edifici gialli divisi in "Interni", "Facciate" e "Settori". - Devi telefonargli, - mi disse uno dei fratelli minori di Nabeel, -ne sarebbe contento. Sai che ha conservato tutte le tue lettere avvolte in un sacchetto di plastica? Parla ancora di te, moltissimo. Senti, una volta non gli hai raccontato ... E raccontò, quasi parola per parola, una mia vecchia conversazione con Nabeel. Riguardava qualcosa di volgare, una storia del mio college a Delhi, ma per qualche ragione l'avevo scritta sul diario, quello stesso giorno, finché era ancora fresca nella memoria. Avevo riletto il mio diario di recente, ecco perché sapevo che il fratello di Nabeel aveva ripetuto quella conversazione, o almeno una parte di essa, quasi alla lettera, in ogni minimo dettaglio. Ero stupefatto. Mi sembrava una sfida impossibile e assai commovente al tempo e alle leggi del sentito dire e della memoria. - Certo che gli telefonerò, - dissi al fratello di Nabeel, - lo chiamerò presto, dall'America. - Devi dirgli che stiamo tutti bene e che dovrebbe mandarci un'altra cassetta. Non si stupirà, - disse Fawzia, - sentendo al telefono la voce di Amitab? Penserà che qualcuno si stia prendendo gioco di lui. - Gli scriveremo e lo avvertiremo, - disse Aly, - gli scriveremo domani così non si sorprenderà. Gli diremo che lo chiamerai dall'America. Ma non gli avevano scritto: la sorpresa nella voce di Nabeel mentre mi salutava al telefono ne era la prova. Quanto a me, seppure avvantaggiato, ero quasi altrettanto stupito, anche se per una diversa ragione. Quando vivevo al villaggio, nel 1980 e '81, Nabeel e Ismail avevano piani ben definiti per il loro immediato futuro: volevano un lavoro salariato al Ministero dell'Agricoltura. Allora nessuno di noi poteva immaginare che nel giro di pochi anni sarebbero andati entrambi all'estero e che io avrei potuto parlare con loro al telefono a migliaia di chilometri di distanza. A quell'epoca c'era un solo telefono al villaggio. Per quanto se ne sapeva non aveva mai funzionato. Non era quello il suo 48 scopo, era un simbolo, uno scettro. Apparteneva al governo, ed era collocato nella casa del capo del villaggio. Quando un capo veniva sconfitto alle elezioni locali, il telefono veniva rirriosso in modo rituale dalla sua casa e consegnato al vincitore. Alla testa di una processione, con accompagnamento di tamburi e spari, come se fosse una sacra reliquia. "Abbiamo trasportato il telefono, quell'anno", avrebbe ricordato Ia'gente intendendo, "Abbiamo vinto le elezioni". La famigba di Nabeel era una delle più povere del villaggio, e il villaggio non era affatto prospero. Alcune famiglie possedevano più di cinque feddans di terra, ma la maggior parte ne possedevano soltanto uno o due. La famiglia di Nabeel non ne possedeva nessuno. Quella era una delle ragioni per cui lui e i suoi fratelli avevano ricevuto un'educazione: le scuole e i college erano gratuiti, e non c'era terra a reclamare i11oro tempo. Nabeel viveva in una capanna di tre stanze, di fango cotto al sole, insieme con i genitori, Aly e Fawzia e gli altri tre fratelli. Quando c'era qualcosa da fare, Aly · lavorava nei campi, a giornata; il padre guadagnava un modesto salàrio come sentinella del villaggio. Era un uomo piccolo, delicato, con le guance cotte dal sole e occhi grigi acquosi. Come sentinella, possedeva un fucile, un vecchio Enfield, che teneva in un baule chiuso a chiave sotto il suo letto. Diceva di averlo usato per l'ultima volta circa quindici anni_prima quando qualcuno aveva visto una banda di ladri attraversare di corsa i campi di grano di Hassan Bassiuni. I ladri erano fuggiti, ma il fucile aveva falciato metà del campo - in realtà assomigliava a un grosso archibugio. Lui ne era orgogliosissimo. Una volta, quando scoppiò un incendio nella casa di Shahata Hammoudah e tutti si davano da fare come potevano, mi accorsi che il padre di Nabeel correva nella direzione opposta. Quando guardai di nuovo lo vidi, in piedi sull'attenti di fronte alla casa che bruciava: reggeva il suo fucile sorridendo con aria benevola. La madre di Nabeel, una donna scura, dalle ossa sottili, si disperava in segreto per suo marito. "È stato distrutto dal mondo", diceva talvolta, "non c'è nessuno a fianco di Nabeel e dei suoi fratelli se non loro stessi". Adesso erano passati otto anni, e il padre e la madre di Nabeel érano morti. "E la cosa più triste", mi disse Fawzia, "è che non abbiano vissuto abbastanza per vedere come sono cambiate le cose per noi". Le tre stanze dalle pareti di fango erano sparite. Al loro posto c'era un bungalow, o quantomeno il suo scheletro: quattro o cinque s_tanze,molto lontane dall'esser finite, ma costruite di veri mattoni e cemento, e interamente abitabili. C'erano le basi per una stanza da bagno, una cucina, un soggiorno, e anche per un altro appartamento al piano di sopra, identico a quello di sotto. Ci avrebbe vissuto Nabeel quando si fosse sposato, mi disse Fawzia. Lei, dal canto suo, era soddisfatta: adesso aveva un televisore, un registratore e una lavatrice. Non era solo la sua vita ad essere diversa. Quando ero stato nel villaggio la prima volta, nel 1980, c'erano solo tre o quattro televisori, di proprietà di quel pugno di uomini che possedevano da quindici a venti feddans di terra, gli uomini più ricchi del villaggio. Quegli uomini continuavano a possedere i loro quindici, venti feddans di terra e i loro televisori in bianco e nero.
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