tutte le esperienze considerate da Manconi, salvo appunto poche eccezioni, sono esperienze di impegno o di aggregazione finalizzate a trasformazioni positive dello stato di cose presente (positiva, s'intende, dal punto di vista nostro: anche questa rivista è una di queste esperienze, a suo modo, e ambisce anzi a rifletterle e a dialogarvi). Di altri movimenti, cupamente tramontati -come il terrorismo-o cupamente insorgenti Lastoria a ·modoloro. IL CONTESTO - come leghe o, peggio, razzismi vari - Manconi si è occupato altrove, in modo altrettanto eccellente. Questo suo libro andrebbe forse letto sullo sfondo di altri, come La storia del/' Italia del dopoguerra di Paul Ginsborg, o i contributi di Marco Revelli e Gad Lerner sulla classe operaia e il Saggio di Peppino Ortoleva sul '68, per citare solo alcune ricerche recenti che hanno scavato, con passione e intelligenza, nei lunghi conflitti di questi decenni. lngrao, Chiaromontee l'integralismo Pci Marcello Flores, Nicola Gallerano La storia del Pci sta per concludersi. Il XX congresso sancirà un cambiamento non puramente simbolico, la fine del movimento,comunista italiano quale rappresentanza largamente maggioritaria della sinistra. Resterà con ogni probabilità, nel nuovo partito, una corrente minoritaria che manterrà quel nome: ma è appunto questo il fatto nuovo, visto che una consistente maggioranza ha deciso inqualche modo di congedarsi dalla tradizione comunista. Con quali esiti, non è dato sapere, a parte le modifiche che subiranno comunque il partito e con esso il sistema politico italiano: modifiche irreversibili anche se, come paventano alcuni, la svolta di Occhetto non dovesse rivelarsi che un'ennesima operazione tra_sformista. Ma se non ci può essere alcuna certezza sulfuturo, ci si.trova oggi in teoria nelle circostanze migliori per tentare una riflessione organica sul passato del Pci. A una duplice condizione: di abbandonare decisamente il taglio giustificazionista e continuista, che ha caratterizzato quasi senza eccezione la storiografia e la memorialistica di parte comunista; e, viceversa, di non appiattire sull'esito finale una storia complessa e tutt'altro che lineare, quasi che la sua conclusione fosse inevitabile e scontata, sostituendo al criterio del successo del Pci, che guidava le analisi degli anni Settanta, altrettanto univocamente quello del fallimento. Questa riflessione è soltanto agli inizi; e i primi segnali appaiono tutto sommato insoddisfacenti, sia quando, provenendo dal1'interno del Pci, sono strumenti di una lotta politica tuttora in corso, sia quando giungono dall'esterno e danno l'impressione di una troppo facile applicazione del criterio del senno del poi. Abbiamo sotto gli occhi alcuni di questi recenti tentativi: i saggi comparsi sull'ultimo fascicolo di "Micromega", una lunga intervista a Ingrao di Tranfagl ia, un volume di Chiaromonte, entrambi pubblicati dagli Editori Riuniti. La maggior parte degli interventi - quelli di Cafagna, di Ingrao, di Chiaromontesi impegna in una riflessione globale sull 'esperienza del Pci in questo secondo dopoguerra (fa eccezione solo que!lo di Ingrao, che prende avvio dagli anni Trenta). È questa una correzione importante sul terreno storiografico: il Pci come l'ha conosciuto la maggioranza degli italiani nasce nel corso della guerra e della Resistenza e si incardina nella realtà del paese negli anni immediatamente successivi. Non si vuole con questo svalutare il lavorò di scavo compiuto sugli anni Venti e Trenta, e neppure mettere tra parentesi le radici terzinternazionaliste della storia del partito: gli anni della fondazione e della clandestinità contano per lo stigma ideologico, il "legame di ferro" con l'Urss, la formazione del gruppo dirigente. Ma è nel contesto del dopoguerra che questi elementi dispiegano le loro potenzialità e agiscono come strumenti del radicamento comunista: il problema storico centrale della storia del Pci negli anni Quaranta e Cinquanta. Quanto ci aiutano questi lavori a capire le ragioni del radicamento, che farà del Pci il piu forte partito comuni?ta dell'Europa occidentale? Spunti utili e qualche retroscena inedito vengono illustrati nell'autobiografia di Ingrao; assai meno ci offre la testimonianza di Chiaromonte, ùn dirigente che sembra incarnare l'animadoroteadel partito, storicista e felpata, "unitaria" e istituzionale: ministeriale, verrebbe da dire, se non fosse un aggettivo troppo contraddittorio con la. storica esclusione dal governo del suo partito. Entrambe le testimonianze, in ogni caso, rivelano uno sguardo troppo interno al Pci: un limite forse insuperabile, dato il loro carattere di memorie, ma che è accentuato dalla insufficiente spregiudicatezza con cui la storia del partito viene affrontata e giudicata. Per rispondere al quesito sul radicamento, occorre dunque far ricorso a uno sguardo piu esterno. La proposta interpretativa piu organica è quella a suo tempo fornita da Luciano Cafagna, in un saggio del 1973, poi ripresa in successivi interventi. Cafagna sosteneva che la presa del Pci sulla società italiana era nata dalla combinazione di una forte istanza ideologica (in buona sostanza il mito dell'Urss e di Stalin e l'aspirazione a realizzarlo in Italia) con la scelta di far misurare i militanti e le masse comuniste sul terreno di un attivismo quotidiano e visibile, I I L NOVITÀ PeteBrichsel Ilvirudsella ricchezza pp. 11Ol,ire12.000 MARCUERITDEURAS Dish11ggerlei,disse /Jy IIAlCOSYW.Rca; NOVITÀ HermaBnunrger Servo d'orchestra pp. 128l,ire12.000 JUANBENET Tredicfiiabe mezza J.I.UCUYIIA~C05 -7 PETERBICHSEL Il virus della-ricchezza ·~ NOVITÀ MarguerDifueras Distruggere, leidisse pp. 166,lir~12.000 HERMAl\'NBURGER Servod'orchestra I ~1 ,11ARCOS\".\IIIRCOS JuanBene/ Tredicf iabe e mezza pp. 80,lire12.000 -, PETERBICHSEL In fondoalla signora Blum PeteBrichsel piacerebbeconoscere il lattaio Infondaolla I... signoBralum piacerebbe conoscere illattaio pp. 71l,ire9.000 MIIRCOSYMARCOS MARCOYS MARCOS ViaSettala 78 - 20124 MIiano tel.02-2951742O/22
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