Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

~ Marsilio ~ DanteTroisi LA SERA DEL CONCERTO «Lei è capacedi una misten·osa mbivalenw: esisteree span·,e,essereombra e sostan1A>>. Il romanzopostumo di Troisi pp. 128,L. 22.QOO Letteraturaumversale Luciano QUESTIONI D'AMORE a curadi EleonoraCavallini introduzionedi EnzoDegani pp. 160,L. 12.000 LeoneTolstoj IL CADAVERE VIVENTE a curadi SergioLeone pp. 224,L. 16.000 Vlitsyliyana KAMASOTRA a curadi CinziaPieruccini pp. 256,L. 16.000 Secondaedizione ~ GiulianaGemelli FERNAND BRAUDEL E L'EUROPA UNIVERSALE prefazionedi MauriceAymard pp.384,L. 48.000 OskarLafontaine LA SOCIETÀ DEL FUTURO Rtigioni e prospettivedellasinistrain Europa pp. 192,L. 22.000 BrunoP.F. Wanrooij STORIA DEL PUDORE La questionesessualein Italia 1860-1940 pp.224,L. 30.000 SandroBarbera GOETHE E IL DISORDINE Unafilosofia dell'immaginazione pp. 160,L. 24.000 NadiaUrbinati LE CIVILI LIBERTÀ Positivismoe liberalismonell'Italiaunita Prefazionedi NorbertoBobbio pp.240,L._35.000 LeoStrauss SCRITTURA E PERSECUZIONE presentazionedi GiulianoFerrara pp.240,L. 30.000 BorisPasternak QUINTESSENZA Saggisulla letteratura e sull'arte a curadi CesareG. DeMichelis pp. xxn-138,L. 24.000 JamesHillman SENEX ET PUER Un_aspettodel presentestanco e psicologico pp. 120,L. 20.000 Nuovaedizione LudwigBinswanger DELIRIO Antropoanalisi e fenomenologia introduzionedi EugenioBorgna pp. 160,L. 26.000 FrancescoCàllari PIRANDELLO E IL CINEMA Con una raccoltacompletadegliscrittiteorici e creativi pp.456,L."60.000 LinoMicciché VISCONTI E IL NEOREALISMO Ossessione, La te"a trema, Bellissima:l'esordiodi una straordinariaavventuracinematografica pp.256,L. 36.000 IL CONTESTO consolidare una forma istituzionalmente efficace ma non snaturante. Non è avvenuto, invece, perché non esistevano le condizioni strutturali che consentissero di tradurre l'autonomia e l'alterità sog-· gettive in forme stabili, politicamente forti, dotate di strumenti di comunicazione efficaci, di risorse sufficienti a garantire la sussistenza, quantomeno, di apparati e spazi altrimenti, com'è accaduto, destinati a esaurirsi e a chiudersi perché sostenuti quasi esclusivamente dal volontarismo, oppure perché occupati "abusivamente" con tutti i disagi e le incertezze conseguenti (dagli stabili usati come "centri sociali", spesso fatiscenti e inospitali, a!Jescuole e università utilizzate come centri di aggregazione, necessariamente limitanti). La "soggettività" di.movimento non.aveva alcuna possibilità di "crescere" e strutturarsi in modo inedito, dopo la sua fase di statu nascenti, se non quella di incontrare una società italiana e un ceto politico, soprattutto, consapevoli di quello che stava accadendo, tanto lungimiranti da creare spazi nuovi o da tollerare - quantomeno tollerare - l'uso nuovo di spazi esistenti (sia fisici che politici). Così non è stato, e il silenziò dei movimenti, la loro "latenza" o "clandestinità" successive alla fine degli anni Settanta, hanno anche questa radice. Ma dopo, i piccoli gruppi, le ricerche individuali, le rinnovate esperienze collettive più consistenti o addirittura decisamente di "movimento" (benché l'uso di questo termine andrebbe forse circoscritto, anche rispetto al1'uso che ne fa Manconi) hanno potuto, almeno in parte, fruire di risorse e strumenti più efficaci, rifondando una presenza che oggi consente di dire, come fa ancora Manconi ·sul finire del suo libro, che non siamo in un "deserto", anche se "alle condizioni date, l'aziÒne.collettiva, i conflitti sociali, civici, culturali, le forme di auto-organizzaz_ione e di auto-tutela passano - di necessità- attraverso porte ben strette e si muovono lungo percorsi spesso appartati". Gli anni Ottanta sono anni di sedimentazione di contenuti nuovi, in primis il tema ambientale, e di appropriazione di spazi e strumenti prima solo occasionalmente utilizzabili. Lo sviluppo di un moderno e perfino pletorico sistema di mass-media rende più agevole a gruppi e movimenti l'accesso alla comunicazione. La fine dell'emergenza e degli anni di piombo ricrea un clima politicamente meno aspro, non rovente, incui è di nuovo possibile esprimere conflitti e obiettivi senza il rischio di venir schiacciati tra opposte_violenze. L'"arcipelago verde" è l'esempio principale di movimento che cresce lungo tutto il decennio e. si sviluppa autonomamentè, incrociando esperienze di base e dimensione generale, militanza spontanea e professionalizzazione, strumenti tradizionali (come il volantino, il corteo, l'assemblea) e più sofisticate forme di comunicazione e di presenza, unilateralità e mediazione, trasversalità e settarismo, statu nascenti e istituzionalizzazione. Questo è ovviamente, un esempio discutibile e criticabilissimo, ma tuttavia un esempio incontestabile di "diversità" organizzativa e politica. E, anche, un esempio abbastanza isolato. Nel suo scavo della realtà attuale dei movimenti italiani, Manconi avvicina - per necessità di analisi e di comparazione - ambientalismo e altre forme di azione collettiva, ma non va commesso l'errore di assimilarle, specie ove queste forme distinguono gruppi di consistenza e obiettivi più circoscritti e diversificati.L'esaurirsi del modello di mobi I itazione e organizzazione mutuato dal movimento operaio non ha prodotto, appunto, il nulla. Ha infine generato, una pluralità di esperienze, anche diversissime, nei campi più disparati di interesse. Un elemento comune, sottolinea Manconi, è il carattere "egoistico" di queste esperienze, intendendo sottilinearne la "tendenza all'autosufficienza e all'autovalorizzazione come tratto qualificante". Pur in questa accezione, come dire?, sottratta a una valenza moralistica, tale "egoismo" distingue i movimenti attuali da quelli modellati sullo schema e sulle finalità del movimenti operaio, egemoni fino al l'inizio degli anni Ottanta e caratterizzati dal valore della "solidarietà", sia verso aderenti che verso altri (altre classi, altri popoli, altre categorie deboli). Malgrado le caute avvertenze di Manconi, il ricorso a un termine come "egoismo" può non convincere completamente. Lo Zingarelli lo definisce "esclusivo e soverchio amore di se stessi e dei propri beni, che non tiene conto delle altrui esigenze e diritti" e individua il suo "contrario", naturalmente ne.li' altruismo. Come anche si fa, ordinariamente, nel senso e nel linguaggio comuni. Ora, è certo possibile che parte o buona parte degli-aderenti ai movimenti attuali muova da esigenze che, comunque manifestantesi, rinviino a un bisogno di gratificazione che si nutre anche.di "altruismo", secondo un meccanismo antichissimo e ben noto. Ma perché non ricomprendere in questo schema anche i movimenti degli anni Sessanta e Settanta allora? Proprio non c'era niente di "autogratificante" e "autovalorizzante" in quei volantinaggi, nei cortei, nelle assemblee e nelle dinamiche interne ·a collettivi e gruppi? Al contrario, a me pare, in molte esperienze di azione collettiva attuali - specie nel campo del volontariato - il carattere altruistico e solidale si presenta in modo, per così dire, più limpido, consapevole, depurato di scorie ideologiche e sottratto a dinamiche · ambigue ("Mettiti accanto un povero e ci camperai tutta la vita" diceva caustico don Milani a proposito di certe "scelte degli ultimi" da parte di politici, e la cosa valeva benissimo, in altri tempi, per certi frequentatori di quartieri proletari o di cancelli di fabbrica o anche per certi marciatori per la pace o per l'Amazzonia di oggi). Insomma, egoismo e solidarietà, comunque intesi, sono distribuiti sotto il cielo in modi più vari e imprevedibili di quanti ne contempli la filosofia, e perfino la sociologia. li libro di Luigi Manconi rappresenta, in conclusione, il contributo più importante da molti anni a questa parte per la conoscenza e la valorizzazione di quanto, nel nostro Paese, si muove risalendo la corrente paludosa· e densa del conforrnismo, della corruzione, dell'ingiustizia, della menzogna di Stato (come nel caso de.li'Associazione dei parenti delle vittime di Ustica o delle stragi). Va infatti detto che quasi

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