Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

Disegno di S.V.lazarev. tate dai partiti, ma dagli uomini che agiscono nei diversi comparti del settore pubblico, formalmente in nome dei rispettivi partiti, in realtà sulla base di una delega ampia, incontrollata e incontrollabile. Le loro obbligazioni verso i partiti non riguardano infatti le politiche da perseguire negli ambiti di loro competenza, ma il rafforzamento delle reti di cui sono parte. Dal burocrate di partito all'imprenditore politico Ma chi sono i _politici? Un tempo, nell'epoca dei partiti - apparato, la risposta era abbastanza semplice. I politici erano uomini di partito o di apparato, che accedevano alle cariche pubbliche dopo una lunga carriera nell'organizzazione - nelle sezioni, nelle federazioni, nei gruppi collaterc!li-e che erano per questo portatori di una solida fedeltà all'organizzazione di cui condividevano la cultura e di cui esprimevano e articolavano la linea politica. Tanto è vero che la principale critica che veniva rivolta contro questo sistema di reclutamento era che la selezione avvenisse per linee interne, privilegiando la lealtà rispetto ali' autonomia, le capacità organizzative rispetto a quelle di elaborazione. Questo tipo di professionisti burocratici delta politica non si è certo esaurito. Ma non è più quello prevalente. Se potessimo ricostruire le carriere delle decine di migliaia di politici trentenni (o quarantenni) attualmente impegnati nelle amministrazioni locali italiane (e nei loro sottogoverni), dal cui ambito emergeranno - a meno di improvvise rotture - i futuri dirigenti nazionali di partito e i futuri ministri del dopo 2000, avremmo la sorpresa di· incontrare figure molto diverse dal passato. I nuovi politici si presentano infatti prevalentemente come imprenditori di se stessi. Investono notevoli risorse nella carriera politica, ne assumono i rischi, si ripromettono di ottenere dall'attività politicaprofitti tangibili e a breve termine. Ciascuno di essi fa riferimento a un partito, ma il proprio legame con l'organizzazione è labile e casuale. Per l'imprenditore politico il partito è più un veicolo o un trampolino di lancio I che un fonte di identità o un centro di elaborazione della linea politica. NormaiIL CONTESTO mente, una volta scelto un partito, non l'abbandona per non perdere i vantaggi e le coperture connesse ali' appartenenza a una determinata rete, ma non appena gruppi concorrenti offrono benefici _più consistenti è pronto a passare, con la massima disinvoltura, nella nuova cerchia. La politica locale italiana è piena di esempi di carriere trasversali che sarebbe ingiusto tacciare di trasformismo, perché mostrano una perfetta coerenza rispetto all'investimento iniziale effettuato. La principale differenza tra il politico-burocrate di partito e il politico-imprenditore è che quest'ultimo mette in gioco, a proprio rischio, consistenti risorse personali: appoggi, legami e anche (molto) denaro. Talvolta egli è un agente di gruppi di interesse (legittimi, illegittimi, addirittura criminali), più spesso egli gioca in proprio ottenendo credito da diverse fonti. I soldi non sono l'aspetto determinante, ma sono comunque necessari: per accaparrarsi (in alcuni partiti) un pacchetto di tessere sufficiente a essere messo in lista e per condurre la campagna elettorale. Una volta raggiunto l'incarico pubblico desiderato, la principale preoccupazione del politico-imprenditore sarà quello di non rimetterci e, se possibile, di guadagnarci passando da una situazione debitoria a una creditoria che gli sarà molto utile per le tappe ulteriori della sua carriera. Per rientrare in possesso di quanto ha investito (e, se possibile, accrescerlo) userà mezzi considerati legali (dirottare risorse pubbliche verso i suoi creditori), sia mezzi considerati illegali (prelevare tangenti sugli appalti). Ai fini del nostro discorso la distinzione tra. legale é illegale ha poca importanza: le ·stesse tangenti sono semplicemente il prezzo dell'intermediazione, .che in tutti gli altri settori (da quello immobiliare a quello finanziario) è considerato del tutto legittimo. Quello che conta è la distorsione particolaristica che comunque l'azione dell'imprenditore politico determina. Mentre normalmente si suppone che i politici stabiliscano i fini generali e i funzionari li applichino nel concreto, negli assessori dei comuni e delle regioni e nei ministeri succede spesso il contrario: il disegno generale di intervento è fissato dai funzionari, senza alcuna ingerenza da parte dell'assessore o del ministro, mentre quest'ultimo si prèoccupa esclusivamente di dirottare una parte (spesso marginale) dei flussi finanziari verso il suo collegio elettorale o verso i gruppi rispetto a cui ha contratto dei crediti, senza peraltro alterare le linee portanti del suo dipartimento. Piuttosto egli cercherà di sfruttare il lavoro dei suoi uffici, rispetto a cui non ha particoJari preferenze e interessi, per apparire in pubblico ovunque sia possibile, per comparire sui giornali e in dibattiti televisivi, anche scontando qualche gaffe dovuta alla sua totale ignoranza del tema trattato. Per riprendere la famosa distinzione di Max Weber, non ci troviamo ovviamente più di fronte a persone che vivono "per la politica", ma nemmeno a persone che vivono "di politica" nel senso di·trarre da essa "un reddito regolare e sicuro", in qualità di funzionari di partito o'statali. La fosca previsione fatta agli inizi del secolo da pensatori come Weber e Michels secondo cui la politica sarebbe stata dominata da burocrazie di partito fèrree e senza vita sembra essere decisamente smentita nell'Italia di fine secolo. Il moderno politico - per usare ancora le parole di Max Weber - è "un imprenditore, come il condottiero o l'appaltatore d'altri tempi, o come il boss americano, il quale considera le sue spese alla stregua di un investimento di capitale, che egli rende fruttifero col valersi della propr-iainfluenza"2. Di nuovo l'analisi della politica italiana di oggi ci rimanda a immagini di altri tempi. Ai notabili della polirica crispina e giolittiana, ali' America del patronage e dello spoil system, · alle situazioni che precedettero l'avvento del suffragio universale e dei moderni partiti di massa. 25

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