IL CONTESTO gli effetti insignificanti delle campagne giornalistiche sugli scandali che hanno contrassegnato, quasi quotidianamente, la vita della repubblica. L'intreccio politico affaristico non appare infatti, nell'Italia degli anni Novanta, come la deviazione da un modello possibile e virtuoso, ma piuttosto come il concreto modo di essere della democrazia e forse addirittura uno dei principali pilastri su cui si poggia. Riflette _mutamenti strutturali - e non facilmente reversibili - del sistema politico, da cui non è possibile uscire con un balzo all'indietro, ma di cui è necessario in qualche modo prendere atto, aggiornando strumenti di analisi, spesso ancora legati a situazioni politiche superate. Apparentemente il sistema politico degli anni Novanta è molto simile a quello dei decenni precedenti, o addirittura a quello che tenne a battesimo la repubblica quarantacinque anni fa. I partiti sono gli stessi. La loro posizione al governo o ali' opposizione è rimasta sostanzialmente invariata. Né si può dire che il ricambio degli uomini sia stato particolarmente vistoso. Eppure, ali 'interno di questa evidente continuità,"si è verificato, nell'ultimo decennio, un vero e proprio mutamento genetico del sistema. Esso ha riguardato da un lato la natura e il ruolo dei partiti, dall'altro le logiche con cui agiscono gli uomini politici, le loro carriere e i metri del °loro successo. Non è facile fissare una data di inizio di qu_estaimponente trasformazione, che del resto ha solide radici nella storia politica italiana. Indubbiamente il mutamento è avvenuto in tempi diversi per i vari partiti: è stato particolarmente precoce per i partiti di governo (la Dc e il Psdi soprattutto), è stato più tardivo per il Psi (che comunque ha saputo ricuperare rapidamente il tempo perduto), ha cominciato a toccare il Pci-Pds (in modo particolarmente profondo in certe situazioni locali). È tuttavia probabile che i più potenti germi di trasformazione siano stati introdotti nella seconda metà degli anni Settanta. quando il sistema politico riuscì a rispondere alle domande dei movimenti sociali attraverso una straordinaria dilatazione dell'intervento e delle agenzie pubbliche e una moltiplicazione degli incarichi P\lbblici in nome della partecipazione e del controllo democratico. Dal partito-apparato al partito-collocamento Si dice comunemente che i partiti hanno occupato lo stato. Ma è vero anche il contrario: che lo stato ha occupato i partiti, modellandoli a sua immagine e somiglianza. I partiti politici odierni non hanno infatti più alcuna autonomia dalle istituzioni pubbliche, né alcuna presenza pròpria nella società civile. La distinzione proposta dai politologi anglosassoni tra l'apparato di partito (la massa degli iscritti organizzati) e il party in office (l'insieme dei titolari di cariche pubbliche) non ha più molto senso nella realtà italiana. Il primo è in via di estinzione; il sec~mdo esaurisce praticamente l'organizzazione di partito. I partiti si presentano infatti come reti tra persone che detengono incaric;hi pubblici o che vi aspirano. Tutti gli altri cittadini ne sono fondamentalmente esclusi. È vero naturalmente che i partiti continuano ad avere centinaia di migliaia di iscritti, ma per lo più si tràtta di fantasmi: !Ilasse di manovra spesso inconsapevoli talvolta prezzolate, per la guerra tra_le correnti; stanchi residui dei fasti del partito-apparato; occasionali compagni di strada in attesa di un posto di lavoro in una Usi o in una azienda municipalizzata. Si dice che il Psdi non possa scendere al di sotto del 3 per cento, soltanto grazie ai voti delle persone che devono ad esso una nomina pubblica e ai loro familiari. Poiché tale soglia elettorale è sufficiente a riprodurre la rete degli incarichi, il Psdi si presente come un caso perfetto di oligarchia capace di autoperpetuarsi, non 24 contro - si badi - ma grazie alle regole della sovranità popolare. Per gli altri partiti la situazione è un po' più complessa, ma il senso principale è il medesimo. L'"unico partito che ancora conserva qualche forma di radicamento autonomo nella società civile è il Pci-Pds, ma i suoi iscritti stanno invecchiando rapidamente e la lotta di corrente, recentemente introdotta, ne muterà probabilmente· la natura e i compiti. Per certi versi stiamo ritornando agli albori della democrazia (di ritorni al passato ne troveremo più d'uno in questa analisi) quando i partiti erano costituiti da reti di notabili inseriti nelle istituzioni.. · Come i partiti di notabili, anche i partiti attuali appaiono sempre più disinteressati a darsi una linea politica, un progetto di trasformazione o un indirizzo coerente. Essi si presentano piuttosto come gigantesche agenzie di collocamento che piazzano i loro uomini in tutti gli interstizi degli apparati pubblici e semi-pubblici senza preoccuparsi minimamente di che cosa concretamente questi ultimi andranno a fare. Distratti o rinunciatari sulle scelte politiche, i partiti mostrano i denti ogni volta che qualcuno cerca di contestare il loro diritto al collocamento: e non importa che si tratti di un ministro, di un assessore, del capo ufficio di una ripartizione comunale o del direttore artistico di un ente lirico. Il controllo delle nomine è l'unica vera risorsa di cui dispongono e a cui ambiscono. Tutto il resto - le decisioni che riguardano la collettività - è oggettivamente al di fuori del loro controllo, né essi appaiono particolarmente interessati a occuparsene. Poiché il collocamento avviene in condizioni di feroce concorrenza (viviamo dopotutto in un regime pluripartitico), tutte le energie dei partiti sono concentrate nel mantenere e, se possibile, accrescere la loro quota, che dipende in linea di principio dai risultati elettorali, ma che può essere poi variamente accresciuta attraverso abili giochi di alleanze, ricatti e minacce o grazie alla capaçità di sfruttare speciali posizioni di forza o di cerniera. Dicevamo che i partiti politici non hanno una linea politica; ma l'affermazione è imprecisa: essi non esprimono opzioni definite sul merito delle scelte politiche, ma hanno preferenze fortissime nelle scelte di politica partigiana, quelle cioè che riguardano le alleanze con gli altri partiti, gli equilibri politici, la posizione di ciascuno nei confronti dei concorrenti, perché da questi aspetti deriva la loro forza in quanto agenzie di collocamento. Non sono quindi le opzioni di merito che orientano le scelte delle alleanze, ma sono piuttosto gli orientamenti sulle alleanze che spingono i partiti a sposare di volta in volta determinati orientamenti sostanziali. L'arena politica è un'arena autoreferenziale che si misura esclusivamente su se stessa. Spesso si pensa che ciò sia il risultato della fine delle ideologie; ma è anche possibile che la chiusura dei partiti all'interno delle istituzioni pubbliche sia stato un fattore determinante per abbattere le vecchie fratture ideologiche. Finché gli storici partitiapparato si presentavano come corpi intermedi tra la società civile e lo stato; essi aggregavano ed esprimevano interessi sociali, riflettevano culture politiche diffuse, sulla base di specifici insediamenti sociali. I moderni partiti-collocamento sono invece federazioni tra detentori di cariche pubbliche o aspiranti tali, il cui cemento è il comune bisogno di consolidare la propria rete a scapito delle reti avversarie: non rapP.resentano interessi di gruppi sociali, ma interessi di assessori, di sindaci, consiglieri di amministrazione d( banche pubbliche, presidenti di consorzi e imprese municipalizzate, presidenti di Usi e di società a partecipazione statale, regionale o comunale, ministri e sottosegretari e loro consiglieri, deputati e senatori. Riflettono insomma al loro interno le articolazioni degli apparati pubblici, le loro stratificazioni e le loro gerarchie. Le politiche pubbliche non sono fatte e contrat-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==