Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

. IL CONTESTO Sulla vta del ritorno verso l'albergo veniamo ripetutamente interpellati e fermati da molta gente, e invitati spontaneamente a prendere uno spuntino in una bettola poverissima e inospitale, calda solo perchè piena di fumo e di gente. Non sappiamo come ringraziare, e lasciamo alla fine una apprezzatissima cartolina con veduta di Strasburgo - sede del Parlamento europeo, dal quale qui ci si aspetta molto. Siamo circondati in ogni passo che facciamo da gente che vorrebbe raccontarci come vive e che cosa spera - e mostrare che sa le lingue. Molti giovani vorrebbero emigrare, piuttosto che aspettare tutto il tempo necessario perchè le cose cambino profondamente in Albania. A notte tarda ci riuniamo ancora in una stanza d'albergo, scambiandoci le nostre impressioni: siamo piuttosto preoccupati, non pare escluso il risehio di scontro e repressione frontale, e la nuova opposizione sembra ancora ben lontana dall'essere all 'altezza dei compiti che la storia le sembrerebbe voler assegnare. 14-12-1990, venerdì - La mattina subito cerchiamo di informarci sulle manifestazioni e sui "disordini" di cui abbiamo sentito la sera prima. Si sente dire di negozi saccheggiati e devastati. I nostri interlocutori parlano di vandalismo, attribuito ess"&izialmente a "criminali ed ex-detenuti" o a "gente scesa dalle montagne, col coltello facile", ma nel corso della giornata si sentono anche altre voci, e ci pare piuttosto strana questa esplosione di "criminalità" e di barbarie simultanea in diverse città del paese. Personalmente tenderei a pensare - e a buttare lì in qualche conversazione con interlocutori ufficiali - che la tensione così provocata giova solo agli avvernari delle riforme e alludo a provocazioni che potrebbero venire anche dalle file degli apparati di polizia (dico: "se fossimo in Italia, penserei così..."). Gli interlocutori ufficiali, a loro volta, ripetono tutti la stessa cosa: "C'è solo da meravigliarsi come mai la polizia non sia intervenuta più energicamente ... Ecco cosa succede quando il pluralismo degenera in anarchia ...". Un pranzo di lavoro col direttore dell'Istituto per le relazioni estere ci dà poi ampio modo di conoscere le idee e le valutazioni di chi vorrebbe riformare l'Albania dall'alto. p prof.Sofokli Lazri, infatti, un signore anziano, vivace e molto colto, è noto per essere consigliere e uomo di fiducia del presidente Ramiz Alia. · Dalle sue parole comprendiamo che la democratizzazione viene ormai considerata irreversibile, ma che si vorrebbe mantenere il controllo sui tempi di questo processo, e che ci si domanda come fare per cominciare· ad ammorbidire e sciogliere cautamente l'intero apparato di stato e di partito - forse si sarebbe più felici se fosse un po' biodegradabile. E magari il presidente - così ci pare di sentir dire tra le righe-sta cercando un modo per arrivare a governare senza il suo partito. Viene spontaneo un parallelo con Gorbaciov. Anche nella lunga conversazione con Lazri torna con insistenza il motivo dell'Albania che si sente europea e che ha bisogno dell'Europa, e che si vive come umiliata e negletta. La sera invitiamo un 'ampiacompag•nia di nuovi amici albanesi a una cena in un piccolo ristorante "privato", aperto da poco (il primo a Tirana). All'inizio gli studenti e gli operai si mostrano assai ritrosi perchè diffidano dei giornalisti e intellettuali albanesi, da noi invitati, e perchè comunque considerano un po' rischiosa una riunione con più di 4-5 persone. Ma poi il ghiaccio si scioglie e tutti sono contenti e persino commossi per questa "prima cena libera dopo 50 anni". Nel frattempo si intensificano e si estendono i "disordini", e per la prima volta succede che esponenti del clero (cattolico e islamico) possono parlare alla radio - ora c'è bisogno di loro, perchè invitino alla calma. Veniamo a sapere, in termini piuttosto vaghi, che vi sarebbero state manifestazioni a Elbasan, Shkoder (Skutari), Korce, Saranda e forse anche a Gjirokastro. 20 15-12-1990, sabato - Visitare il centro della città di Durazzo (Dhurres) non sarebbe consigliabile, ci dice il capo-protocollo, e dirotta la nostra escursione verso la zona balneare della città. Si intuisce che dopo le tensioni dei giorni precedenti il passaggio di una vettura di stato potrebbe provocare reazioni indesiderate. Più tardi, a Tirana, un operaio ci.informa su cosa sarebbe successo: un carico etichettato come "chiodi e viti", destinato all'Unione Sovietica, si sarebbe rotto durante l'imbarco nel porto di Durazzo, e il contenuto si era rivelato essere invece una abbondante partita di formaggio, di cui la popolazione ha molto bisogno-ecco cosa aveva innescato la protesta, e forse non c'è quindi da meravigliarsi più di tanto per l'entrata in scena degli "hooligani". Comunque è un vero e proprio coro che si alza contro gli "hooligani" o "vandali", e i nostri interlocutori ufficiali non si stancano di sottolineare che non esiste alcun paese al mondo in cui sia lecito spaccare le vetrine e scatenare la violenza durante una manifestazione politica - non si riesce a capire come mai la polizia non abbia reagito in modo adeguato.-Noi ci informiamo su eventuali vittime della repressione, ma non se ne riesce a sapere molto, e le voci che circolano appaiono piuttosto incontrollabili: si era parlato, per esempio, della morte di una studentessa e di 34 studenti feriti, ma i capi del nuovo partito e gli studenti ci smentiscono entrambe queste notizie. Veniamo a sapere da due lavoratori, iscritti al sindacato, che nel frattempo la battaglia politica ha investito gli "organismi di massa" del regime: sono stati riuniti i segretari sindacali e altri dirigenti di analoghe organizzazioni per programmare la lotta contro le defezioni dal partito e contro la tentazione di aderire al nuovo partito democratico. "Cosa ci succede se aderiamo al nuovo partito?" avrebbero chiesto degli iscritti in una riunione. "Verrete espulsi dal sindacato", sarebbe stata la risposta;_minaccia contestata apertamente e in piena riunione da altri lavoratori che avrebbero rivend_icatoil pluralismo anche nel sindacato. Nel pomeriggio abbiamo un incontro infruttuoso e a tratti irritante con tre grigi giornalisti di regime che con involontaria ironia si presentano dicendo "noi non siamo burocrati!" Si ha la sensazione che questi signori comincino a preoccuparsi del futuro del loro posto di lavo~o e di potere, e sembrano ben determinati a non arrendersi ai cambiamenti. Poi, in serata, abbiamo un secondo incontro ufficiale con il "partito democratico": parliamo dell'eventualità che da altri paesi europei o dal Parlamento europeo vengano inviati osservatori in occasione delle elezioni previste per il 10 febbraio 1991, dell'opportunità di rinviare quella data (che per l'opposizione verrebbe troppo a ridosso, senza la possibilità di farsi conoscere e organizzarsi), e discutiamo delle loro (per ora scarsissime) possibilità di diffondere la loro voce e fornire informazioni alla popolazione, soprattutto delle campagne. Non si ricava l'impressione che questa neonata opposizione abbia già la stoffa di un'efficace alternativa. Riceviamo continui "appelli all'Europa". 16-12-1990, domenica - Questa volta partiamo senza il éapoprotocollo del Parlamento, ma sempre con i nostri autisti ufficiali, e andiamo a Shkoder (Skutari), dove vogliamo assistere alla Messa cattolica che dal 4 novembre 1990 viene celebrata ogni domenica, e da qualche tempo addirittura quotidianamente, come abbiamo appreso ancor prima di partire e sentito dire a Tirana da diverse fonti, comprese quelle ufficiali (che se ne vantavano, perché dimostrava il ripristino di una certa libertà religiosa). Lungo la strada osserviamo il paesaggio (molto bello, un po' desolato) e un'infinità di animali vari: mucche, maiali, capre, asini, cavalli, muli, oche, tacchini, polli ... Se ci fosse un Parla-

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