Linea d'ombra - anno IX - n. 57 - febbraio 1991

Poi naturalmente le cose non si evolvono in modo così precipitoso, e i monumenti non corrono immediato pericolo (ma si saprà il 21 dicembre che quello a Stalin è stato rimosso d'ufficio, alla vigilia di una nuova manifestazione studentesca). Noi.intanto andiamo all'incontro con Muhamet Kapllani, viceministro degli esteri (il ministro titolare è fuori sede e si trova a Cuba; qualcuno ci scherza sopra e dice che vi vorrebbe prenotare un esilio per tutta la nomenklatura albanese). Le parole di Kapllani sono molto ferme e chiare: nulla contro gli studenti, che in tutto il mondo sono sempre un po' critici, ma di un imminente cambio di regime non si parla neanche. La democratizzazione potrà arrivare fino al punto che il governo vorrà accettare. È moltp deciso nel rivendicare un atteggiamento diverso·e più positivo del!' Europa verso l'Albania. Gli rispondo che molto dipenderà da come il governo risponderà al nuovo movimento e dal prosieguo della democratizzazione, e che probabilmente la gioventù albanese in pochi giorni aveva confezionato il migliore biglietto da visita che l'Albania potesse presentare in Europa. Veniamo poi .accompagnati con le nostre due limousine a vedere un enorme "kombinat" industriale a Elbasan ·(circa 50 km a sud di Tirana): un vero e proprio monumento all'inquinamento e all'archeologia industriale,.con 12.000 operai, che sembra un parente dell'Italsider di Bagnoli. Peccato che non si sia potuto realizzare l'incontro p.revisto con Farudh Hoxha, vice-ministro co.mpetente per l'ambiente. Nel corso del pomeriggio si svolge, alla sede dell'ambasciata italiana, l'incontro con i 4 ambasciatori "comunitari" (Italia, Francia, Germania e Grecia). Noi in tre giorni cruciali abbiamo potuto vedere dal vivo cose che la diplomazia normalmente riesce a percepire solo in forme abbastanza diluite e attutite. Tra gli ambasciatori c'è chi mostra un certo pregiudizio verso l;Albania e gli albanesi, e chi invece appare più aperto. Tutti concordiamo che' la situazione non appare ancora decisa univocamente in favore della riforma, ma che Ramiz Alia non sembra puntare alla repressione frontale, anche se il partito ovviamente non cederà facilmente porzioni di potere, e che la Comunità Europea dovrebbe ora gettare sul piatto il proprio peso per incoraggiare il processo démocratico. La sera aumenta la presenza della polizia a Tirana, e aumenta anche le gente che con preoccupazione allude ali' esperienza della Romania. I nostri giovani amici non sono più così certi che il mausoleo a Enver Hoxha ("commissionato dallo Stato a sua figlia, con una spesa di 55 milioni di dollari che sono sangue del popolo albanese") verrà trasformato in discoteca in tempi così rapidi come loro speravano. Andiamo a un incontro ufficiale col nuovo partito, che provvisoriamente ha il suo quartier generale in una "casa dello . studente". Nell'ufficio in cui ci riuniamo vediamo alla parete ancora la fotografia obbligatoria di Enver Hoxha, incorniciata, e sullo scaffale molti volumi delle sue opere. La nostra impressione è che la guida del movimento sia passata molto velocemente dalle mani degli studenti a quelle di intellettuali. Il cardiologo Salih Berishi e l'economista Gramoz Paschko occupano il palcoscenico, lo studente Azem Hajdari interviene pochissimo, gli altri studenti ascoltano soltanto. La registrazione legale del nuovo partito appare ancora del tutto in forse. Esplicita e ferma è la condanna degli "eccessi" che vengono riportati da Kavaj'e e da Durazzo (Durrhes)- l'attore !marne interviene in questo senso alla televisione, a nome del nuovo partito "in fieri", e così i telespettatori ne sentono per la prima volta ufficialmente il nome (se ne parla in quanto "pompiere", nòn se ne comunicano gli intenti programmatici). Si prend9no dunque le distanze dagli "hooligani". Chiediamo se vi siano stati morti, feriti, arrestati IL CONTESTO Foto lmapress/Camera Press/G.Neri (anche in seguito ai moti studenteschi dei giorni passati), e continuiamo a ricevere risposte rassicuranti. Ci meravigliamo un po' del peso relativamente scarso che i nostri interlocutori - compresi gli studenti - sembrano attribuire a questi interrogativi. · Invece si dà molto peso alla questione del Kossovo, e si intuisce (come ci capiterà pure in molte altre conversazioni, ufficiali e non), che la democratizzazione dell'Albania provocherà anche un più diretto interessamento albanese per il Kossovo, e· forse nostalgie irredentiste tra la popolazione albanofona di quella regione jugoslava alla quale ingiustamente viene negata la · dignità di repubblica, e alla sua popolazione rifiutato il riconoscimento di pari dignità con le altre nazionalità della Jugoslavia (sarebbe la terza, in ordine di grandezza, dopo i serbi ed i croati). Finora la situazione chiusa dell'Albania non aveva invogliato a cercarvi un proprio punto di riferimento, e il regime era stato sempre attento a non provocare la Jugoslavia, ma ora è-probaoile che la gente in Albania manifesterà, tra poco, sulle strade e sulle piazze.per chiedere un più immediato sostegno alle rivendicazioni dei'kossovari albanesi, e forse a Prishtina si sentirà proporre la grande Albania come alternativa ai soprusi dei serbi. Meno male che noi possiamo esibire le nostre carte in regola: al Parlamentò europeo ci siamo sempre battuti con energia per i diritti dei kossovari. 19

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==