IL CONTESTO indipendenti alle elezioni con 300 firme di sostegno, l'abolizione formale del monopolio del Partito Comunista, l'apertura a certe forme di partecipazione estera a investimenti e l'introduzione di un settore privato nell'economia ...). Si mostra scettico sul futuro del proprio incarico: il 10 febbraio 1991 il Parlamento verrà comunque rinnovato, e saranno i nuovi a decidere la riforma della Costituzione e la sua permanenza alla testa della Suprema Corte. Sugli studenti si esprime in termini cautamente positivi. Nega con decisione ogni sistematica violazione dei diritti umani (tortura, repressione politica, religiosa o etnica, ecc.); semmai- afferma - poteva trattarsi di qualche isolato caso di eccessi individuali, punibili a norma di legge e talvolta anche puniti (ci par~adi un giudice istruttore incorso in una pena); in ogni caso nella nuova Costituzione verrà sanzionato esplicitamente il divièto della tortura. Anche la libertà di uscita e rientro nel paese sarà sempre meg_liodefinita e regolamentata - "ma forse all'estero non saranno proprio felici a vedersi arrivare ora anche gli albanesi." E i "profughi de11eambasciate" del luglio scorso rappresenterebbero piuttosto la feccia del popolo albanese, non si dovrebbe commettere l'errore di giudicare l'Albania da loro (questo parere viene condiviso da molti altri, anche da esponenti dell 'opposizione). Dirigendomi verso il quartiere universitario noto molta polizia e militari. Sembra in forse l'assemblea prevista per il pomeriggio, o perlomeno non si sa ancora se la gynte vi potrà liberamente · affluire. Ma qualcuno pensa anche che non sia altro che un "normale" servizio d'ordine, magari con in più il compito di non far arrivare delegazioni operaie tra gli studenti. Si sente parlare, infatti, di diverse fabbriche in cui gli operai avrebbero solidarizzato con gli studenti, i tipografi avrebbero persino scioperato e inviato una loro rappresentanza, e anche nelle altre fabbriche v,isarebbe simpatia per gli studenti. Si incontra gente che spontaneamente dice di essere fiera di "questi nostri giovani". Sul grande piazzale tra i dormitori degli studenti continuano ad affluire persone, non solo giovani e studenti, fino a raggiungere un numero tra 70.000 e 100.000. Tutti dicono "l'intero popolo albanese è con noi". Non appena si viene identificati come stranieri, si formano subito assembramenti di persone che vogliono domandare, raccontare, commentare. L'assemblea non può iniziare subito, è saltata la corrente e i microfoni non funzionano. Sabotaggio? Non si sa. Per un attimo si teme un intervento poliziesco, magari appena dopo il crepuscolo. Ma poi imicrofoni si accendono, perchè la corrente è stata fatta arrivare con un lungo cavo da un altro edificio, e i discorsi possono cominciare. Uno studente di nome Azem Hajdari apre la manifestazione, e subito si capisce che ormai si è di fronte alla formazione di un vero nuovo partito politico. Probabilmente si chiamerà semplicemente "partito democratico", come modello si guarda alla "lega democratica" del Kossovo (la regione della Jugoslavia abitata da quasi tre milioni di albanesi). Parla poi un cardiologo di nome_Salih Berishi, già noto in precedenza come persone critica verso il regime; tocca i temi del pluralismo e dei diritti umani e dichiara che gli studenti possono contare sull 'appoggio di vastissimi strati della popolazione, Dopo di lui tocca all'attore Arben Imame spiegare il programma provvisorio del nuovo partito, di cui si chiede l'immediato riconoscimento legale da parte del neo-costituito Ministero della Giustizia. Le rivendicazioni principali riguardano i diritti umani, la democrazia, il pluralismo politico, l'inserimento dell'Albania in Europa, di cui si considera parte integrante, la riforma dell'economia (grosso modo pare che si pensi ali' economia di mercato, ma se ne parla anèora vagamente), la riduzione dell'orario di lavoro (si lavora inmedia 48 ore la settimàna, con sole due settimane di ferie 18 Foto di PooloOrlandi (G. Neri) ali 'anno), l'informazione pubblica corretta e veritiera, la solidarietà per gli albanesi del Kossovo. La folla continua ad applaudire i passaggi salienti e a gridare slogans come "vivid demokraci!" e "in Albania come in tutta Europa". Vado poi ali' ambasciata italiana e cerco di richiamare l' attenzione della RAI sugli eventi albanesi, cercando di mobilitare tutti i miei conoscenti che possono far qualcosa a questo proposito e che riesco a contattare malgrado le difficoltà télefoniche. Non ci sono quasi giornalisti stranieri presenti ai fatti, e questo movimento può farcela solo se l'Europa ne prende consapevolezza e lo sostiene. I col1egamenti però sono assai difficoltosi. L'ambasciatore d'Italia organizzerà per il giorno dopo un mio incontro con i 4 ambasciatori "comunitari". Al più tardi da oggi si può dire che il pluralismo esiste in Albania: la gente è uscita dalle catacombe, sulla strada si riesce a parlare con molti (ma si avverte anche parecchia paura), noi siamo riusciti a fissare un appuntamento con alcuni studenti per la sera e a rispettarlo. Nel frattempo è arrivata anche Mme. Charriot, con utile documentazione del Parlamento europeo. Peccato che non abbia potuto assistere alle due grandi, entusiasmanti assemblee. Colafato viene accolto dovunque con simpatia particolare, in quanto "arbresh". Ci vengono raccontate biografie di studenti, in lunghe conversazioni serali (in passeggiata, non ci sono locali dove ci si possa incontrare). Uno studente di architettura ci indica con ribrezzo la continuità stilistica tra le opere del periodo fascista (occupazione italiana) e di quello stalinista: "Come possiamo imparare a progettare e costruire diversamente, se non possiamo mai andare da qessuna parte né conoscere altro?" Il figlio di uno scienziato di fama racconta che il sogno di suo padre sarebbe una stanza in più (da usare come studio) e un telefono a casa. Uno degli studenti ci accompagna fino ali' albergo e infine decide di entrare con noi (che vorremmo invitarlo a cena) - ma poi tutti gli altri albanesi presenti - si tratta di personaggi più o meno ufficiali, spesso implicati nell'export-import - lo fissano con occhi tali da fargli passare l'appetito e forse si pente della sua stessa prova di coraggio. 13-12-1990, giovedì - Succede qualcosa che in altri tempi sarebbe stato impensabile: due operai, con i quali avevo avviato un contatto indiretto ancor prima di partire per Tirana, sfidano il divieto e osano entrare nella hall del nostro albergo per chiedere di me al portiere. Stabiliamo di rivederci il pomeriggio, e come luogo dell'appuntamento propongo un punto tra i due monumenti a Lenin e a Stalin. Uno di loro se la ride e risponde: "Se ci saranno ancora, questa sera ..." ·
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