A Tirana ci attende in aeroporto il capo-protocollo del Parlamento albanese. Abbiamo fortuna: ci viene assegnato, come interprete, un giovane politologo albanese che in un convegno in Italia ho già avuto modo di conoscere e apprezzare. Con due vetture di stato (Peugeot) raggiungiamo la città. Quel che si vede nelle campagne intorno, ricorda l'Italia meridionale di 40-50 anni fa: molte bestie al pascolo, bestiame anche lungo la strada; poco traffico (quasi solo camion, corriere e trattori); veicoli semplici a trazione ànimale; gente su asini, muli e cavalli, e molti a piedi, spesso con attrezzi e prodotti agricoli. Disseminati nelle campagne si vedono tanti piccoli bunker, chiamati "funghi", che costituiscono una testimonianza della dottrina albanese di difesa nazional~. Sono stati costruiti, con grande dispendio di mezzi, dopo l'invasione sovietica della Cecoslovacchia. Forse allora davvero un intervento simile inAlbania non era così impensabile. Chissà se questi mini-bunker avrebbero consentito una difesa non solo eroica, ma anche efficace ... Giunto a Tirana, mi presento subito all'ambasciatore italiano, visto che l'Italia detiene attualmente la presidenza della Cee, e mi informo sulla situazione. Poco dopo al Ministero degli esteri si svolge il primo incontro ufficiale, di quelli previsti. Si tratta di una lunga conversazione con Rolanda Dhimitri, vicepresidente della Commissione Esteri del Parlamento albanese e vice-rettore dell'Università "Enver Hoxha" di Tirana, insieme al direttore politico del Ministero, Petraq Pojani. Entrambi esprimono fiducia nel processo di democratizzazione, avviato -come ribadiscono - dal presidente Ramiz Alia, e si augurano di poter avere finalmente rapporti più stretti con l'Europa in generale, e con la Comunità dei 12 in particolare. Ci si lamenta della freddezza dimostrata alla Conferenza CSCE di Parigi verso l'Albania (ammessa come osservatrice, non come membro a pieno titolo), e della mancata risposta alla domanda albanese di istituire reciproci rapporti tra Cee e Albania. Interpellati sui moti studenteschi, i nostri interlocutori tendono a rispondere piuttosto al ribasso (riscaldamento, mancanza di energia a causa di un'estate con grande siccità ...), ma vi vogliono scorgere anche un fattore di accelerazione delle riforme avviate dal Presidente Ramiz Alia. Durante la nostra conversazione e la successiva cena, notiamo vari messaggi che vanno e vengono, probabilmente via telefono. Più tardi veniamo a sapere la ragione: in contemporanea con la nostra conversazione c'è stata una riunione di Ramiz Alia con una delegazione di studenti, alla sede del partito, ed evidentemente i nostri interlocutori volevano essere via via aggiornati sugli eventi. Notiamo che nel corso dei colloqui l'espressione "pluralismo politico" comincia a fare capolino. Aspettiamo impazienti la fine della cena ufficiale perché dalle strade si sentono rumori che sembrano indicare assembramenti in corso. Decidiamo di uscire subito dopo il congedo dai nostri ospiti. Tirana in generale è poco illuminata, c'è molto fango e molte pozzanghere. Ma seguiamo semplicemente la gente che sembra in gran parte diretta allo stesso posto, e ci avviciniamo alla fonte dei rumori: il grande piazzale tra le "case dello studente" o "i ·dormitori", come vengono chiamati lì. E vi troviamo, con grande sorpresa e contentezza, un'assemblea di almeno 20.000 giovani, all'aperto e al buio. Via altoparlante •viene diffusa la registrazione dell'incontro tra Ramiz Alia e la delegazione (composta di circa 30 persone, tra cui 8 ragazze e 4-5 professori, chiamati "pedagoghi"). Si sente tutto ben, distintamente: gli studenti che danno del tu al Presidente, senza complimenti, e che ripetutamente chiedono una formale garanzia per l'introduzione del pluralismo politico. "Quindi possiamo ora formare un nostro partito?" si sente chiedere. "Come possiamo presentarci ai nostri compagni senza una risposta chiara a questa domanda?" E solo IL CONTESTO Monumento o Skhodra (foto di Heikki Sarvianho/G. Neri). dopo averla ottenuta, affeQl1ativa, gli studenti sono disposti a concludere l'incontro. La folla risponde con entusiasmo, e riusciamo a parlare con tantissimi giovani, in un'atmosfera di fraternità e di giubil-o. Tutti o quasi sanno almeno una lingua straniera, spesso l'italiano, o il francese, ma anche l'inglese, il tedesco, qualche volta il greco o il serbo-croato o il russo. Molti si lamentano con noi che "RAI l" col suo Telegiornale - che si riesce a vedere in Albania - non informa abbastanza sulle vi~ende albanesi: "È la nostra finestra sul mondo, perchè ci dim.enticanocosì spesso?" Veniamo pregati di attivare la solidarietà della gioventù europea per gli studenti albanesi. 12-12-1990, mercoledì - I giornali pubblicano in prima pagina la foto del colloquio del Presidente con gli studenti .e riportano le prime decisioni del "partito del lavoro": dimissionati 7 membri del Politbtiro, convocato un attivo straordinario del partito per il 26 dicembre 1990, anticipato il congresso al giugno 1991, accelerazione del processo di democratizzazione. Gli studenti, cui chiediamo un giudizio, non si mostrano ancora soddisfatti: lamentano, tra l'altro, che il "nocciolo duro" del vecchio regime intorno alla vedova del despota Enver Hoxha e alMinistro degli Interni siano ancora ai loro posti. La nostra visita si svolge continuàmente su questi due piani. Oggi incontriamo Kleanthi Koci, presidente della Suprema Corte e segretario della Commissione per la revisione costituzionale. Una conversazione assai approfondita, che già riflette chiaramente le vicende notturne: elogio alle misure di riforma del Presidente (tra le quali l'apertura alla libertà religiosa, la reintroduzione di un Ministero della Giustizia e della professione di avvocato, la riforma del codice penale, la possibilità di presentare candidature 17
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