tezza e coinvolgimento. Di nuovo il libro che sto ora tenninando passa continuamente dal passato al presente: a volte devo fermarmi a chiedermi il perché, perché lo si fa quasi automaticamente, è come un cambio di marcia, all'improvviso uno si accorge di essere passato al presente e quindi deve essere la narrazione che per qualche ragione lo richiede; di solito trovo che è perché mi sono resa conto che vi era un bisogno di immediatezza. Penso anche che in Next to Nature, Art, che era inteso come romanzo satirico, l'uso del presente sia in un certo senso quasi ironico; è molto difficile da definire, ma ha a che vedere con l'ironia. Lo si trovaanche in Tue History Man di MalcolmBradbury, che anche intendeessere satirico. , È vero. È lo stesso tipo di usoche ne fa Bradbury nel suo libro. E una sorta di lieve ironia da parte dell'autore, anche un modo di mettere alla berlina i personaggi. A propositodel titolo: è unacitazionenaturalmente[di W.S. Landor (1775-1864), Finis]. ma è lì di proposito, oppure era soltantoùn buon titolo? In parte era un buon titolo e in parte mi pareva che si adattasse al libro; è anche un piccolo scherzo, perché un amico mi aveva detto: "Scommetto che non farai mai accettare a un editore un titolo che contenga una virgola".e volevo vedere se l'avrebbero accettato. Mal' hannoaccettato. Sì, l'hanno accettato. Il titolodi According to Mark (SecondoMarco) rimandaal Vangelo? Si, e mi fu suggerito da un amico, Anthony Thwaite, il critico · e poeta, che ali' epoca non aveva letto il libro; ne stavamoappunto parlando e mi chies~ "Come è intitolato?"; risposi che non aveva ancora un titolo e Thwaite mi chiese "Che cosa racconta?" Io gli dissi che la figura centrale era unbiografo di nomeMarke gli dissi brevemente che cosa raccontava ed egli mi disse "Intitoliamolo AccordingtoMark", un titolo che mi sembrò perfetto. È in realtà unpo' uno scherzo, ma si tratta poi della biografia secondoMark, del Vangelo secondo Mark, il quale costituisce il punto di vista della storia. Accetterebbela definizionedi "romanzoautorijlessivo"per Moon Tiger eper According to Mark? E, se sì, vorrebbeaggiungere qualchealtro titolo? In entrambi questi romanzi mi interessava cercare di discutere, in termini narrativi, ilproblema del conflitto delle testimonianze, il senso in cui non vi può mai essere una sola testimonianza su qualunque cosa, sia che si tratti della versione data dal biografo di una vita- e se ci possa essere in assoluto una verità su una vita - sia, allo stesso modo, in termini narrativi: anche qui sorge il problema, perché chiaramente la narrativa è il supremo esempio di come esista soltanto un gruppo di testimonianze, quello dell'autore; l'autore compie questa cosa che sta a metà strada fra un inganno e un gioco di prestigio per porre sotto gli occhi il gruppo di testim<?nianzepiù favorevoli a generare unanarrazionepersuaINCONTRI/LIVELY siva. Ci sarebbero molti altri modi di esplorare questo aspetto della narrativa, molta gente l'ha fatto. Mi sembrache lei lofaccia conmolto garbo, in modomolto contenuto,non lo getta infaccia al lettore: il personaggiodi cui si scrivelabiografiain According to Markappareaverscrittoun saggiosul/'arte del romanzo,vi è quindi un saggiosul romanzo dentro il romanzo;e poi laprotagonistafemminile legge Emma e matura assieme a Emma. Ma mi domandavo se lei avesse l'intenzione di scriveresulromanzomentrescrivevaunromanzo. Non in modo cosciente, non nel senso di mettermi a scrivere quel tipo di ròmanzo, una sorta di Calvino. Non l'ho fatto sinora, anche se è una cosa che potrebbe interessarmi in futuro, ma non mi vedo al momento come autoredi quel tipo, di romanzi che sono una riflessione sul romanzo. E tuttavia non si può sfuggire al fatto che unoassume un atteggiamento autoconsapevole nello scrivere narrativa e che è quasi inevitabile e irresistibile permettersi il lusso di una riflessione sulla narrativa dentro alla narrazione stessa. Vi sonobrevi commentidi questogenerequae làin tuttii suoi romanzi,ma questi due mi sembranoquelli in cui lei soprattutto riflettesul romanzo;me.ntre,per esempio, Passing On (Ladipartita)mi sembracompletamentedifferente. No, lì non ho nessun interesse alla natura del romanzo. In effetti lei lì discutesoprattuttoistanzemorali,che è quello chefaprincipalmenteneisuoiromanzie racconti.A conclusione, qualchecommentosul libroche sta scrivendo. Il libro che sto scrivendo, anzi lo sto proprio finendo in questi giorni, è un libro complicato e non sono ancora abituata a parlarne - questa è una buona occasione, perché dovrò poi farlo tra circa un anno. In questo romanzo tento di discutere in termini narrativi il senso in cui una città - ma potrebbe essere il mondo fisico in ogni senso - è una proiezione di ciò che noi stessi vediamo, in un modo tale che lo investiamo di significato, per così dire; così questacittà che è piena di nozionie di echi affronta queste nozioni e questi echi e il risultato è una sorta di monnorio silenzioso di nozioni. Il protagonista del libro è un architetto, che sta costruendQuno di quegli enormi blocchi dove una volta vi erano i docks, i magazzini navali - probabilmente ne avrete sentito parlare - quella vera violenza operata su questa Dockland in modo miope e stravolto"thatcheriano". Ci sta sorgendo un centro commerciale degno di Chicago. Lui stesso ha dei presentimenti del disastro, il romanzo è in realtà proprio sul suo coinvolgimento, in quanto architetto, inciò che sta sorgendo;vi è il senso incui lacittà è muta sino a quando non le dà espressione qualcuno che lavora a costruirla. È stato un libro molto difficile da scrivere. Vi sono anche intessuti dei fili storici, nel senso che alcuni aspetti della città, man mano che egli li percepisce, prendono vita attraverso una propria narrazione che è di fatto una proiezione della sua mente. Vi sono quattro trame storiche: una riguarda Frobisher, nell'età elisabettiana, due riguardano personaggi ottocenteschi e l'ultima 11 blitz su Londra. Certamente lo si può vedere come un romanzo sperimentale, del tutto dissimile daPassingOn e invece con maggiori legami con Moon Tiger. 81 •
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