IL CONTESTO Rivoluzionario del Popolo) nella regione nordoccidentale del Tucuman, usando allo stesso tempo per la popolazione locale, in quanto "interventore federale" (governatore imposto dalla Giunta militare), gli stessi brutali metodi repressivi applicati nel resto del paese. Finalmente arriva. Non è né cerca di mostrarsi simpatico; occhi celesti, di rado un sorriso peraltro forzato, naturalmente non fuma. L'ufficio di Rico, in Avenida C6rdoba, è tutt'altra cosa: moderno, con gente che va e viene, un'adolescente alta in minigonna e calzettoni piegati in modo da far risaltare le belle gambe mentre si aggira attraverso le stanze come per casa sua. Lui, più alto della figlia, corporatura atletica, pantaloni aderenti, in maniche di camicia corte,, si affaccia per vedere se è tutto pronto per l'intervista televisiva e siccome manca ancora qualche minuto va di nuovo a rinchiudersi nella sua stanza perché non può perdere tempo. Sempre seguito a vista da due "gorilla" fermi nella saletta d'ingresso, quando torna riportato dal giovane consigliere politico (!'"intellettuale" che gli scrive i discorsi da lui poi imparati brillantemente a memoria), chiede che gli diano il mate: sui teleschermi ama apparire come il macho che è, sì, ma succhiando dalla cannuccia metallica come fa la gente del popolo. Sono queste le cose che fanno guadagnare voti, dopotutto, e non l'espressione di rabbia aristocratica che aveva .ai tempi in cui giovanissimo militava nel raggruppamento filonazista Gmu-dia Restauradora Nacionalista. Con la notorietà acquistata quando, tenente colonnello dell'esercito, capeggiò due degli ammutinamenti durante la presidenza di Alfonsfn per ottenere l'interruzione dei processi contro tanti militari per violazioni dei diritti umani, Aldo Rico ha ora aspirazioni politiche. (Sono suoi segua- . ci i giovani ufficiali che qualche,settimana fa si sollevarono nel fallito tentativo d'imporre la nomina alla testa dell'arma del fanatico colonnello dell'estrema destra Seineldfn.) Prima di sedersi per l'intervista contro la finestra che dà sulla strada ordina di abbassare la tenda. "È una mia mania", dice, "non mi piace avere la'finestra scoperta alle spalle". Harguindeguy, Bussi e Rico rispondono con le stesse parole alla domanda riguardante gli "eccessi" - per usare il termine con cui Videla ammetteva davanti a qualche impertinente visitatore ufficiale straniero che purtroppo potevano accadere talvolta fatti incontrollati in quella da lui battezzata guerra sucia (guerra sporca)-: "Ma quali eccessi! La guerra è in sé un eccesso". Ecco cos'è stata quella cosiddetta guerra: vediamo scorrere le immagini filmate del processo pubblico contro i capi della dittatura, gli ex comandanti delle Forze armate, svoltosi pochi mesi dopo il crollo del loro regime. Una vecchietta racconta che in prigione era costretta a fare flessioni per ore e ore ogni giorno, a volte anche nel mezzo della notte dopo essere stata buttata giù dal letto apposta, oltre a subire regolarmente le sedute di tortura con la picana elettrica, perché volevano sapere da lei dove si nascondeva il nipote ricercato ... Una donna che subito dopo aver partorito su un tavolo è stata obbligata a pulire inginocchiata ·il pavimento sporco dei suoi liquidi; mai saputo più nulla della creatura nata in quella circostanza ... La zia del ragazzino di 14 anni torturato in una stanza attigua a quella in cui veniva tortura~ la madre nei momenti durante i quali lo lasciavano in pace, in modo che ciascuno dei due sentisse meglio le urla dell'altro, e il cui cadavere con chiari segni di sodomizzazione fu poi trovato mentre galleggiava sulle acque del Rfo de la Plata vicino alle coste uruguayane: volevano così mettere le mani su suo padre, militante politico. Alcuni dei testimoni non si fanno quasi capire perché piangono senza sosta, altri parlano freddamente perché non ce la fanno a piangere. Non è stata una repressione come quella scatenata più o meno 6 negli stessi anni in altri paesi latinoamericani, quella dell 'Argentina tra il 1976 e il 1982. Diversa non soltanto per il numero enormemente superiore dei "desaparecidos" ma anche perché. quei 30mila di questo paese (al processo contro gli ex comandanti venne provata la soppressione di circa una terza parte) sono stati il risultato di un lavoro "scientifico", progettato e applicato meticolosamente in ogni angolo del paese; secondo i capi di Buenos Aires, i nemici da abbattere non erano soltanto i "sovversivi" armati o disarmati: i militari avevano deciso di far fuori un'intera generazione, quella dei giovani e gli adolescenti che, se non erano attivisti politici, rappresentavano in ogni caso un campo inquinabile dalle idee politiche. Un generale fu allora esplicito in pubblico: "Liquideremo prima i militanti, poi i loro simpatizzanti, infine gli indifferenti". I grupos de tareas (gruppi di lavoro, com'erano formalmente chiamati gli squadroni che irrompevano nelle abitazioni per sequestrare qualcuno o più di uno) si portavano via il più delle volte anche la rubrica dei numeri telefonici deBa vittima per andare in un secondo tempo a cercare uno per uno coloro i cui nomi figuravano in quelle pagine semplicemente perché amici o compagni di studio o di lavoro e magari più di uno non sentito né visto da anni. Il terrore era costantemente rinnovato nelle città dalle Ford-Falcon verde chiaro, senza targa, che giravano per le strade con a bordo due o tre uomini armi alla vista, spesso con uno sportello aperto appena in modo da far spuntare la bocca del mitra; era su quelle auto che quasi sempre si portavano via i sequestrati. Le telefonate minacciose nel mezzo della notte svegliavano anche famiglie i cui ragazzi non si sognavano nemmeno di occuparsi di qualcosa che potesse essere considerato politico. In giro circolavano numerose liste di "condannati a morte", persone note e meno note, perfino tecnici e maestranze del cinema che avevano prestato l'opera per qualche film ritenuto ora "sovversivo"; nomi diversi in ciascuna lista mischiati ad alcuni che apparivano nelle altre. "i militari fomentarono nella popolazione uno stato permanente di soprassalto, di paura", dice la psicologa Eva Giberti. · Migliaia di prigioni clandestine si riempivano continuamente di nuovi sequestrati in sostituzione dei chupados (risucchiati, era la designazione coniata dai militari) già portati al macello, uccisi con un colpo d'arma da fuoco o gettati vivi da un aereo nelle acque del fiume o dell'Atlantico. Prigioni installate all'interno di caserme o in qualsiasi zona urbana dietro facciate che indicavano invece la presenza di un'officina o di un laboratorio, alcune all'interno di parcheggi di autobus frequentati durante il giorno da migliaia di persone, altre in cantine di luoghi pubblici nel centro stesso delle città (come, fra le altre, sotto le.Gallerie "Pacifico", a Buenos Aires, note per gli affreschi dei più importanti pittori argentini del secolo). Nella regione di çordoba, in provincia, gente che abitava vicino a "La Perla", campo di concentramento e sterminio appartenente all'esercito, ha testimoniato di aver sentito spesso in quegli anni odore di carne umana bruciata ... Le leggi cancellatorie dei crimini, varate sotto le pressioni dei militari dai governanti eletti in seguito, quindi la fine dei processi, l'amnistia mascherata d'altro, l'indulto, hanno bloccato ogrii ulteriore indagine .. "Il fatto che già all'alba del 24 marzo 1976, giorno del colpo di stato che rovesciò Isabe1Pcr6n, ci fossero stati numerosissimi arresti di persone mai più ricomparse indicà che tutto quello faceva parte di un piano preparato accuratamente", dice Horacio Verbitsky, giornalista che è probabilmente il miglior conoscitore delle vicende interne alle sfere militari. Preparato a partire da quando e in che modo? "Non lo si sa con esattezza. Ci sono testimonianze sulla predisposizione durante i mesi immediatamente precedenti al golpe della politica economica e dei pro-
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