SCIEN:ZA/GOODMAN L'interdipendenza dei sistemi tecnologici, sottratta al controllo diretto della conoscenza e consuetudine personale , e della prudenza politica, crea una serie di trappole mortali. sario per goderne, e l'ampiezza della scelta favorisce la superficialità e la confusione. I prodigi delle favole, come il librarsi' nell'aria e il vedere a distanza, nella realtà non sono risultati affascinanti come sembravano. Non è difficHe immaginare per la nostra alta tecnologia un impiego efficace, non distorto, ricco, educativo, ma è significativo che gli scrittori utopisti abbiano cessato di fantasticare in questa direzione. Resta il fatto che paesi con un quinto o un decimo del nostro potenziale tecnologico hanno un tenore di vita pari al nostro, se non migliore. Non voglio dire con questo che dobbiamo ridimensionare il nostro apparato tecnologico, perché l'uomo è inevitabilmente portato a sperimentare tutto; ma c'è un problema che non abbiamo il diritto di ignorare come facciamo. Esiste un nuovo strumento tecnologico dell'economia politica che, teoricamente, può individuare almeno in parte le pericolose conseguenze secondarie e remote delle innovazioni e avvertire le contraddizioni prima che si manifestino. Parlo del calcolo elettronico dei costi e dei benefici. Ma questo strumento bisognerebbe usarlo in buona fede, mettendolo a fuoco sulle vicende dell'uomo e sulle conseguenze per l'uomo, non sul tornaconto del programmatore e sul potenziamento del sistema di cui fa parte. Gli esempi concreti- nella pianificazione urbana, nei servizi assistenziali, nell'istruzione, nella politica estera non sono stati incoraggianti. Dalle equazioni si tende a omettere i fattori incogniti o tenacemente presenti ma eccessivamente complessi, come le differenze individuali, la storia, l'anomia, l'estetica, l'esistenza di una politica di ricambio. E poi il calcolatore elettronico, per quanto saggio e imparziale, non può dare il consiglio migliore, che spesso sarebbe: Attenzione ai rischi! Niente eccessi di zelo! Andiamoci piano! Pensiamo all'uomo! Invece, sulla base di teorie puerili, i programmatori introducono nel calcolatore elettronico soltanto dati "concreti" - sono "concreti" i dati che si esprimono con dellè cifre, e nessun altro - e sfornano soluzioni cui gli esseri umani, con la flessibilità e la fortezza d'animo che, grazie a Dio, possiedono, si adattano come meglio possono. E così le teorie sono confermate. IV Consentitemi di suggerire due tipi di rimedio per ridare slancio e vitalità alla tecnologia scientifica. Il primo consiste nel giudicare direttamente la tecnologia scientifica, in quanto ramo della filosofia della pratica, in base a criteri morali ad essa confacenti (è strano che oggi una proposta così ovvia suoni tanto strana!). Consideriamo un possibile elenco di criteri: utilità, efficienza, comprensibilità, riparabilità, flessibilità, gradevolezza, pertinenza, moderazione. Per utilità intendo, ad esempio, non esagerare con la molteplicità dei marchi di fabbrica cui non corrisponde una differenza sostanziale, nelle automobili come nei medicinali; non progettare macchine costose pianificandone l'obsolescenza come se fossero giocattoli per bambini. Per efficienza intendo soprattutto non svilire la competenza dei tecnici a beneficio delle esigenze del sistema; non ignorare le considerazioni economiche per mera convenienza amministrativa (per esempio: un radicale decentramento si tradurrebbe spesso in una riduzione dei costi e in un maggior controllo da parte di chi realmente partecipa al processo produttivo). Progettando inmodo che i prodotti siano comprensibili e facili a ripararsi si potrebbe alleviare la crescente inettitudine degli utenti e la loro dipendenza dai riparatori individuali e dai servizi di assistenza dei fabbricanti. Con una maggiore flessibilità si potrebbero scongiurare i sempre più frequenti disastri che si verificano quando un complesso di sistemi tecnologici interdipendenti si inceppa in blocco per il cattivo funzionamento di un elemento; e si potrebbe favorire l'accesso di piccole imprese e di nuove regioni al sistema produttivo. Per gradevolezza intendo la sollecitudine per tutte le sensibilità, non palliativi come l'eliminazione dei manifesti pubblicitari sulle autostrade, che non ha posto fine al logorio dei nervi negli ingorghi di traffico, né alla distruzione delle città con le strade sopraelevate, né alla rovina del paesaggio provocata dalla caccia al profitto immediato e al vantaggio transitorio; e nemmeno manipolazioni e sistemi di confezione che privano gli alimenti del loro sapore genuino a vantaggio esclusivo dei produttori. Quando parlo di pertinenza intendo considerazione per la misura umana; per il tempo, le dimensioni, le energie, il bisogno di spazio degli esseri umani in carne ed ossa, non un calcolo dell'efficienza espressa in unità astratte di tempo, di spazio e di energia. Per moderazione intendo il contenimento delle iniziative nei limiti propri della loro funzione e una cautela che eviti un sovrapporsi di piani e di impegni come quello che ci ha già regalato generazioni su generazioni di slums e cumuli di rifiuti. Un altro rimedio valido consiste nel porre un freno alla competizione tecnologica quando un'impresa raggiunge dimensioni e capacità di investimento che la trasformano di fatto in un monopolio da sottoporre a controllo o da nazionalizzare nell'interesse della collettività. A mio parere, ciò vale oggi soprattutto nel campo dell'automazione, ove è assurdo duplicare immense concentrazioni di impianti, anche se sarebbe saggio decentrare la programmazione; e vale certamente per la folle gara di esplorazione spaziale. Un programma moralizzatore del genere lo definirei ovvio; eppure è rivoluzionario e fuori della portata dei nostri attuali strumenti politici. Possiamo fare leggi per la repressione del gioco d'azzardo, della malversazione, del peculato, ma non possiamo fare altrettanto per la negligenza, la fanciullesca golosità, l 'indifferenza per il bene della collettività, l'imprudenza. E quindi l'opinione pubblica si rassegna. Nondimeno si potrebbe fare molto, a mio parere, se i tecnici prendessero l'iniziativa e rivendicassero il diritto di comportarsi come professionisti. La gente comune li seguirebbe e troverebbe gli strumenti politici necessari. Non finisce mai di stupire la capacità dell'uomo di rinascere a nuova vita e di ritrovare gli istinti più sani se intravede un barlume , di speranza; i sondaggi d'opinione registrano un totale rovesciamento. V Molto si potrebbe fare anche con un tipo di istruzione scientifica di massa diverso dall'attuale. Concordo con l'opinione corrente che in un mondo permeato di tecnologia scientifica i programmi di studio devono essere in gran parte basati sulle scienze. Il problema riguarda fini e metodi. Oggi si compie un lodevole sforzo per rendere gli studenti partecipi dell 'entusiasmante bellezza della scienza e della verità della natura, e si fanno tenere da illustri scienziati corsi televisivi di lezioni. Ma il fine che si propone la più recente riforma dei programmi di studio mi sembra errato: essa mira alla produzione mediante lavorazione in 77
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