Linea d'ombra - anno IX - n. 56 - gennaio 1991

SCIENZA/GOODMAN scienza sia disinteressato e che per gli imprenditori la scienza sia qualcosa di più di un motivo pubblicitario. D'altra parte ho sentito autorevoli scienziati- al California Institute ofTechnology, per esempio - riconoscersi in colpa per aver defraudato il governo di fondi che, come essi sanno bene, non servono a conseguire i risultati che il governo si attende .. Si dà per scontato che ogni nuova meravigliosa scoperta sarà sequestrata, se possibile, immediatamente per uso militare, e talvolta circondata dal segreto. Il laser servirà per il raggio della· morte.L'avventura spaziale si concluderà con la messa in orbita di basi di lancio per missili. Il principale impiego delle sostanze chimiche che influiscono sul comportamento sarà per paralizzare la volontà di resistenza del nemico. L'antropologia aiuta ad elaborare le tattiche per la repressione dei moti insurrezionali nei paesi arretrati: e persino i simpatici delfini devono subire un addestramento che li trasformerà in kamikaze subacquei. Purtroppo non si tratta di una deformazione grottesca. C'è quindi da restare sgomenti quando scienziati pur devoti al loro lavoro spiegano di essere perfettamente liberi di svolgere ricerche purché accettino restrizioni sulla pubblicazione dei risultati, e che qualunque problema teorico è utile per il progresso della scienza. La spiegazione più semplice dell'affermazione secondo cui "oggi vi sono più scienziati di quanti ve ne siano stati in tutti i tempi" è che l'ordinaria amministrazione ha cooptato la scienza. Non che la nostra sia divenuta una società scientifica; semplicemente, quello dello "scienziato" è diventato uno dei ruoli scontati. Facciamo un confronto storico. Nell'età eroica della scienza moderna, diciamo fra il XVI e XVIII secolo, i filosofi naturalisti, acriticamente e forse ingenuamente, si credevano posti a diretto confronto con l'essenza delle cose ed erano convinti di dialogare con la Natura, una Natura quasi personificata. Ciascuno era individualmente impegnato in questo dialogo aperto in ogni direzione e confidava di ricavarne i frutti più inattesi. Ma poiché tutti erano impegnati in una comune avventura alle frontiere della conoscenza, comunicavano con zelo l'uno con l'altro attraverso le pubblicazioni, nelle accademie, depositando memorie nelle biblioteche delle università, e con una fittissima corrispondenza epistolare (i teorici dell'anarchismo vedono nell'enorme progresso della scienza moderna il trionfo di una coordinazione quasi perfetta senza controllo dall'alto). Il dovere di pubblicare i risultati delle proprie ricerche, in modo da permettere ad altri di ripetere gli esperimenti, fu incluso nella stessa definizione di scienza; e proprio l'assolvimento di questo dovere assicurava gli onori dovuti alla scoperta. C'è invece da rimanere perplessi quando si sente parlare di restrizioni alle informazioni "scientifiche". "Ripetibile" significa forse "ripetibile da coloro che hanno ricevuto il certificato di buona condotta dall'FBI"? Nell'età eroica la scienza non era socialmente consacrata come ortodossa. Anzi, un gran numero di filosofi naturalisti esploravano un terreno proibito e pubblicavano coraggiosamente i risultati delle loro ricerche. Non ricevevano finanziamenti. L'immagine che di loro si faceva la gente era quella di personaggi ruvidi e tetri, oppure lunatici e goffi. La loro rivendicazione della libertà di ricerca non era fondata su una distinzione formale di ruolo, ma su un conflitto civile di contenuti; e ciò rafforzava la loro solidarietà di ribelli. Non erano moralmente neutrali, e non 74 lo era la Natura. La Natura era meravigliosa, o orrenda, o affascinante; e sicuramente era al di là della portata dell'uomo comune, ma ricca di insegnamenti morali e pratici per renderlò migliore. In cuor loro, ne sono certo, molti scienziati appartengono ancora all'antica consorteria, proprio come molti accademici si schierano ancora al fianco di Abelardo. Qualche volta un grande scienziato parla il vecchio linguaggio. Moralisti di vecchio stampo anelano a un"'etica naturale" e a un "modo di vivere scientifico'.'.Ma la posizione ufficiale è radicalmente diversa. La scienza non è più un dialogo con la natura, ma un sistema di conoscenza in espansione che controlla e corregge se stesso al pari dell'Idea assoluta in divenire di Hegel. È questo sistema che gli scienziati servono devotamente, con un metodo che applicano con grande scrupolosità formale, cosicché sembra talvolta che sia il metodo corretto e non il contenuto a costituire la verità scientifica. Invece che individui raccolti in una consorteria gli scienziati sono divenuti un clero organizzato, e il loro sistema costituisce la più cospicua ortodossia della società attuale: il sistema delle idee nelle quali tutti - me compreso- credono, anche non sapendone nulla.Nell'atteggiamento popolare verso la scienza entrano reverenza superstiziosa e superstizioso timore, che non sono dissipati, come vedremo, dall'attuale istruzione scientifica di massa. Lo spostamento dell'accento da un dialogo aperto fra uomini tetri e goffi e una natura sempre sorprendente a un lavoro di élite al servizio di un sistema di conoscenza capace di correggersi per virtù propria è stato accoi:npagnato da enormi cambiamenti nel1'organizzazione sociale della scienza, nel ruolo dello scienziato e nel personale impegno dell'uomo in questo ruolo. Oggi c'è meno spazio per la genialità e il fiuto individuali, come c'è meno spazio per una scelta personale del campo di ricerca fondata sul suo fascino intrinseco, sulla sua congenialità, sulla sua "bontà". Il problema, sia ben chiaro, non è se il campo di ricerca da scegliere sia tale da consentire scoperte benefiche o utili, perché sovente il tratto caratteristico del genio scientifico è stata proprio l'indagine su ciò è che insensato, apparentemente banale, patologico. Ma dubito che uno scienziato di altri tempi prestasse attenzione a ciò che considerava indifferente. Nel suo lavoro profondeva la sua personalità di uomo; ed è un mio pregiudizio che scienziati e artisti, formatisi in un colloquio disinteressato con la verità, siano in genere brava gente. Quando però si compie una ricerca scientifica su un problema cui si è indifferenti è più che probabile che la direzione da prendere sia dettata dal di fuori e per fini che sono estranei alla scienza. Inevitabilmente viene esercitata una pressione volta ad ottenere risultati immediati e redditizi piuttosto che un dialogo aperto e libero con la sorpresa. Lo scienziato diventa un funzionario che persegue i fini_dell'organizzazione da cui dipende. Cosa che sgomenta ancor più, il s_istemadella conoscenza, come un'istituzione di grande successo, è venuto a integrarsi strettamente con altre istituzioni della società e si modella sullo stile dominante. Ma questo stile non è stato inventato per un dialogo aperto con la sorpresa; è stato inventato per la contabilità di cassa, l'esazione delle imposte, la disciplina militare, la logistica e la produzione di massa. Ciò nonostante bisogna che anche la scienza si adatti ai metodi burocratici. Le commissioni devono

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==