cerca scientifica e dal principio di efficienza dello strumento tecnologico, ed è caduta sotto controllo politico, militare ed economico. Se fossero organizzate in accordo con i loro fini, scienza e tecnologia sarebbero organizzate in modo assai diverso. Oggi si assiste a un vero spreco del tempo e delle energie degli scienziati, e ai tecnici non è consentito di agire in piena autonomia, coine veri professionisti. La crescente spinta morale e rituale alla standardizzazione, alla razionalizzazione, al controllo e ali' autocontrollo - quella che Max Weber chiamava l'etica protestante- non si deve, a mio giudizio, alla routine tecnica, ma alle nuove ossessioni psicologiche suscitate dal desiderio di reprimere l'insicurezza e dal bisogno di identificarsi col potere. Ci si sottopone a una routine inumana per paura e per impotenza; e questa routine non è l'essenza della tecnologia scientifica. In passato la scienza e la tecnologia sono progredì~ meglio senza questi rituali; e anche oggi sarebbe così. Tuttavia non mi attarderei in queste osservazioni accademiche - che sono in parte materia di definizione, e in parte ancora maggiore dipendono dal modo di porsi il problema- se l'attuale condizione subalterna non fosse un doloroso tradimento della promessa di una tecnologia scientifica indipendente, quale fu sognata da Thomas Huxley, Kropot.kin, Veblen, John Dewey, Buckminster Fuller. Per questi pensatori la scienza era umile, coraggiosa, austera, e la tecnologia cauta, precisa e utile. Operando in base a una sua morale, la tecnologia scientifica avrebbe dovuto semplificare l'esistenza invece di complicarla, dilatare l'ambiente invece di congestionarlo, educare una generazione inventi va e capace, non conformista e inetta. Lo stesso vale per le conseguenze dello sviluppo tecnologico dei mezzi di comunicazione. Norbert Wiener affermava che la ripetizione della comunicazione non fa che accrescere il rumore; in genere, diceva, c'è più novità di informazione in una buona poesia che in una relazione scientifica, perché una buona poesia manomette il codice prefissato. Quindi, se i nostri mezzi di comunicazione, elettronici e tipografici, si attenessero alla loro funzione, ci sarebbero meno lavaggio del cervello e meno chiacchiere; e gli americani non passerebbero sei ore al giorno davanti al televisore per acquisire nuovi modelli di percezione. Jacques Ellul si sbaglia su noi poveri intellettuali. Ci lamentiamo non perché siamo contrari al progresso tecnico, ma perché ne siamo delusi. II Etica della scienza Dato che ho intenzione di criticare l'etica dell'odierna tecnologia scientifica, consentitemi di enunciare anzitutto alcuni dei principi che ritengo incontestabili. La scienza è autonoma perché la conoscenza deve essere perseguita per se stessa, in quanto parte dell'avventura umana. Nonostante i pericoli che ciò comporta, per esempio nel campo della fisica nucleare, i più concordano su questo principio. Inoltre la tecnologia affonda le radici nel principio squisitamente umano che bisogna dare a chi lavora lo strumento migliore, altrimenti lo si degiada. ~onostante gli sconvolgimenti che l'applicazione di questa norma provoca in qualche caso, come è avvenuto per l'automazione, la maggioranza non è luddista e non si oppone al progresso tecnologico. Neanch'io. A prescindere da questi principi fondamentali, tuttavia, il SCIENZA/GOODMAN significato della scienza e quello della tecnologia sono profondamenti mutati negli ultimi cinquant'anni. L'affermazione, spesso ripetuta, che oggi vi sono più scienziati di quanti ve ne siano stati in tutti i tempi, dovrebbe metterci in guardia. Che cosa pensano di se stessi questi scienziati di oggi, che sono moltitudine? Qual è il loro posto nel mondo? L'odierna ortodossia della tecnologia scientifica afferma l'esistenza di un quid denominato scienza pura o ricerca di base, che è moralmente neutrale (salvo per la spinta alla conoscenza). Il suo lavoro d'indagine può portare a scoperte utili oppure no. Le scoperte utili vengono "applicate" e diventano parte del sistema tecnologico. È un atteggiamento singolare e decisamente antitradizionale. Che cos'è la scienza "neutrale" e che cosa la scienza "applicata"? Fra scienza e tecnologia c'è una differenza. La distinzione aristotelica fra scienza come atto di interrogazione, disinteressata curiosità e costruzione estetica, e tecnica come sistema di regole empiriche per un'attività pratica efficace, è più che sensata; ma, soprattutto dal Rinascimento in poi, i filosofi naturalisti non l'hanno tenuta in gran conto. Operazioni pratiche e apparecchiatura tecnica hanno una parte di primo piano nella maggior parte delle ricerche teoriche; e d'altro canto ogni macchina che sia frutto della ragione, come la caldaia a vapore o una batteria, è il modello della teoria da cui èliscende, non la sua "applicazione": è la macchina, non la teoria, ad essere applicata. Nella realtà, come è ovvio, raramente scienza e tecnologia hanno percorso vie separate: sarebbe strano che fosse così. L'agricoltura, l'addomesticamento degli animali, la misurazione, la costruzione di edifici, la meccanica, la navigazione, i trasporti, le comunicazioni, la politica, la strategia, la pedagogia, la medicina richiedono una controllata sperimentazione, forza motrice dell'osservazione e della verifica; difficoltà ed errori conducono a nuovi interrogativi; nuovi strumenti creano nuove teorie. D'altra parte, ogni scoperta naturale deve essere verificata; si costruisce un modello, se non altro come giocattolo; e i filosofi della natura hanno sempre messo il loro ingegno al servizio dell'industria, della guerra e della medicina. Ciò che colpisce è che la tesi della scienza pura e della sua neutralità morale viene alla ribalta in un primo piano ogni volta che gli scienziati assumono uno status ufficiale e vengono stipendiati o sovvenzionati, come nel XIX secolo nelle università tedesche e oggi negli Stati Uniti. Sembra un tentativo degli scienziati di affermare la loro identità e di difendersi dalle interferenze ufficiose; ma è anche, temo un modo di ingannare se stessi e di prendere in giro la gente. Oggi in America gran parte dei miliardi di dollari devoluti alla scienza serve a finanziare ricerche su problemi assegnati dall'esterno, o addirittura su specifici prodotti. Buona parte della preparazione universitaria dei futuri scienziati è in pratica un addestramento a una ristretta qualificazione tecnologica. Dei quasi 20 miliardi di dollari stanziati dal governo e dalle grandi industrie per la ricerca e lo sviluppo, più del 90% è destinato alla progettazione di prodottida lanciare immediatamente sul mercato. Le industrie vendono i loro prodotti a un prezzo doppio del costo per pagare, dicono, la ricerca di base, ma gran parte di questa ricerca ha il solo fine di aggirare i brevetti delle industrie concorrenti. È difficile credere che questo tipo di 73
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