Linea d'ombra - anno IX - n. 56 - gennaio 1991

e del servizio bar, era guadagno netto. Una quarantina di nuovi membriperquella sera li avevoprocurati io stesso:partedelcircolo di rugby, amici dei Giovani Conservatori, degli Ingegneri, dei Medici e, presenza assolutamente straordinaria, alcuni aderenti della neonataSocietà degli Identificatoridi Treni. Lo spettacolodovevainiziareallenoveprecisee, perquasi tutta l'ora emezzoprecedente, il bar fu unpandemonio.Non avevomai vistodeglistudentiberea quelmodo,neanche iGenuiniEccentrici. Alleottocominciaronoi primiapplausie fu intonato"Cheabbiamo da aspettare?".Mal' atmosferaera carica di buon umore. Alleriavemeno un quarto fui informatodell'arrivo degli artisti e uscii a porger loro il benvenuto.Erano fermi nel corridoio fuori della sala. Il Gran Profondo mi strinse la mano con calore. Jimmy mi salutò con un cenno del capo e disse: "C'è un posto per cambiarsi,preparare gli arnesi?" "Scusi?" "Una speciedi camerino?" "No, midispiace.Nonpensavoche ne avresteavutobisognotra la stradae tutto il resto..." "Per strada è per strada, dentroè dentro." "Fa lo stessq, andrà bene anche così", disse Profondo.Cominciò a togliersi la camicia a quadri per indossare quella scarlatta. Aveva unpetto sorprendentementepeloso. "Tu va' avanti,Jimmy, scaldali per bene." Seguitando a borbottare, Jimmy tirò fuori l'archetto e la sega. Superandolo,Profondo si avvicinòalle porte a vetri e diedeun'occhiata all'interno. "Un pienone, si direbbe." Poi si fermò. "Nessuna donna?" "Non dai Genuini Eccentrici," dissi. "È una delle regole del club." "Non siamo eccentrici in quel senso," si intromise un altro membrodel consiglio. "Sappiamocome divertirci." Sgusciai nel fondo della sala per ascoltare l'esecuzione di Jimmy. Suonava la stessamelodiache avevo uditoquel giorno sul ponte,solocheal chiusoparevadiversa,più sentimentale. Le note si libravanoin alto, tremolavanoe precipitavano.Uno del pubblico, proprio alla mia sinistra, estrasse un fazzoletto bianco e finse di asciugarsigli occhi. Per riprodurrele note con la sega è necessaria unabuonadosedi vibratocosicché,nel passare da un tonoali' altro, la manosinistra del suonatoreè come percorsa da un tremito. "Ha il morbo di Parkinson," gridò un Medico nuovomembro, Ma a partequesto, il musicistafuseguitoattentamentee applaudito al terminedella sua scelta di motivi. Seguì un vero e proprio assaltoal bar. E poiché tuttiritenevano si trattassedell'intervallo dovetti trattenere il GranProfondo fino a che la folla si fu nuovamente acquietata, il che richiese non poco tempo.Mentreluiattendevapazientemente.glimostraiilpavimento allagatodi birra facendoglinotareche potevaesserepericoloso a piedi nudi. "Edora, signoridel ClubdeiGenuiniEccentrici,ho il piaceredi presentarvil'unico, il grande, il voraginoso, il GranProfondo..." La mia presentazione riecheggiava a tal punto il vecchio stile dei varietàche il pubblico si levò inpiedi ad applaudire.Entròdi corsa, lacustodianera sulle spalle,e siportòsulpalcoscenicoconun salto. Per un uomo della sua età era quasi agile. I movimenticon cui aprì la sua cassettadi trucchi erano ampi e atletici. Incontrandolo la prima volta non avevo notato come la sua parlantina, che cominciò a esibire quasi nello stesso istante in cui STORIE/MacLA VERTY mise piede sul palco, fosse così giovanile. Non era una loquacità confezionatasu misura per un pubblico come quello dei Genuini Eccentrici. Questi risero educatamente ad alcuni dei suoi lazzi. Quando,ingoiatele treépées, allargòlebracciainattesad'approvazione si levò un'acclamazione piuttosto ironica. Avvertendo la mancanzadi unaccompagnamentomusicale,qualcunocominciòa martellaresu un tavolo a mo' di rullo dei tamburi. Il suggerimento fu raccolto un po' ovunque e il bar finì per rimbombare delle vibrazioni.Altri si miseroa imitareuna fanfaradi trombe.Quando anche le due spade d'alluminio da comparsa cinematografica sparirono nella sua gola, qualcuno diss~ a voce bassa, ma non abbastanzabassa da non essere udita: "E primitivo. Ingoierebbe qualsiasicosa." Qui ci furonodelle risate che, sebbeneinizialmente represse in sbuffi e contorcimenti, finirono con l'esplodere risuonando per tutto il bar. Il Gran Profondo le fece cessare estraendola Claymore. Lì accanto c'era uno sgabelloa tre zampe, quellosucui si era sedutoJimmy per suonare la sega:digrignandoi denti fecevolteggiarelospadonee ve lo infilzòperun trecentimetri buoni. Per liberarlo fu costrettoad appoggiarsi con un piede sullo • sgabello e a tirare con tutta la forza che aveva in corpo, il che fu motivo di nuova ilarità. Appoggiò la punta sul piccolo podio e la tenne ritta per mostrare la lunghezza della lama in rapporto alla propria statura. Una voce disse, "Se te la ficcassi nel culo potresti . anche stupirci..." Andò avanti lo stesso. Staccandouna mano dopo l'altra lasciò scivolarela lamanelle profonditàdel suocorpocon l'accompagnamento del tambureggiare sui tavoli. Quando fu dentro del tutto allargòlebraccia, gettò latestaall'indietro e avanzòlungo la scena. Parte della folla era impressionataperçhé acclamava e batteva le mani, mentrealtri seguitavanoa ridere, forse sulla scia di qualche precedentebattutaoperchéerano ubriachi.Poi accaddela tragedia. La folladové intuirlaperché d'improvviso ammutolì.La testa arrovesciata, il Gran Profondo fece un passo o due in avanti e fuoriuscì dal bordo del palco. Atterrò pesantemente sul piede destro, che scivolò sul pavimento bagnato. Cercò di rimanere diritto,maemiseuna sortadiprofondogemitoo conatoche fuudito da tutti gli astanti. Rimase sul posto, senza muoversi,per parecchi secondi,poi ritirò la spada e uscì. Una parte della folla rimase ad applaudirementregli altrisidiresSyrosubitoalbanco.Munitodi un secchiellodi plastica gialla, Jimmy si buttò nella mischia a raccogliere la colletta. Nel corridoio mi scusai con il Gran Profondo per il comportament9maleducatoe gli consegnai l'assegno. "E per tutti e due. Non sapevo il cognome di Jimmy e così ho . intestatol'intera cifra a FrankieTaylor." "Grazie." Nella luce del corridoio il viso di Profondo appariva grigio. "Lo prendo io," disse Jimmy. "Il tuo pubblicoè un mucchiodi merda." "Forse abbiamo aperto il bar troppo presto.Mi dispiace." "Proprio così. Tutti i fottuti soldi se li è presi il banco. Hanno datotre sterline.Erano vent'anni che non vedevoaltroche spiccioli nel secchiello." Primadi riporre laClaymorenella custodia,Frankiene strofinò la lamacon un piccolo panno inumidito. Sul biancore scorsi delle macchiolinerosse. "Non prendete qualcosada bere?" Dissi. "Offre la casa." Rifiutarono.Avevano frettadi andarsene. 69

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