Linea d'ombra - anno IX - n. 56 - gennaio 1991

È così dunque che hai scopertola tua vocazione? No, non l'ho scoperta lì. Per anni avevo passato tutto il tempo libero scrivendo canzoni, fin da quando andavo a scuola, è stata la passione di tutta la mia vita. Ma cominciavo a sentire che non mi bastava più. Avevo bisogno di esprimermi in una forma diversa. Non c'è stata una vera rottura, per me è stato un modo per continuare il lavoro iniziato e i primi racconti che ho scritto somigliavano molto alle canzoni. Scrivere canzoni è stato dunque il mio apprendistato e Bob Dylan una delle mie esperienze più formative, non tanto per i testi ma in un senso globale. Parte del suo fascino era il fatto che spesso non capivo i testi, e questo mi faceva sentire più adulto; entrare in una sua canzone era come entrare in un mondo di segni misteriosi e sconosciuti, era qualcosa di simile all'esperienza del mondo per un adolescente, quando le Una scena del film Kokoro di Kon lchikawa I 1955) dal romanzo di Natsume Soseki INCONTRI/ISHIGURO cose che non si capiscono sono più di quanto si lasci intendere. Dylan è un artista importante perché è un grande musicista ed è così che va visto, alla confluenza tra folk,jazz e musica rock, non come fanno certi accademici che ne studiano i testi come si trattasse di un poeta. Se si prende la musica sul serio, come un'arte, che sia classica o jazz, questo può rappresentare un buon apprendistato per scrivere romanzi. Quando scrivo, seguo una sorta di istinto illogico, un istinto che segui sempre in musica quando devi decidere per questo o quell'arrangiamento, e immagino sia così anche per la pillura. Parliamoora di Quel che resta del giorno. A mepare che il titolosuggeriscal'idea di unapotenzain declino,qualcosacome lafine del/'Inghilterracomepotenzainternazionaleinsiemealla scomparsadi quei valori di onore e di integritàche tu definisci attraversoilmaggiordomo.Per dipiù, ilmaggiordomo è definito attraversouna serie di attributi che sono gli stessi'chepossono definireil gentleman,un altromito culturaleforse mai esistito. Che cosane pensi? Questa interpretazione è plausibile ma non era nelle mie intenzioni. Quello che mi interessava maggiormente era scegliere un personaggio che avesse valenze universali, che fosse in realtà un mito. Questo è un aspetto molto importante della mia tecnica. Mi interessano molto i miti sulle varie culture. Se voglio parlare del Giappone, per esempio, preferisco usare l'idea che la gente ha in mente quando si parla del Giappone, una società irregimentata e autoritaria in cui tutti lavorano e fanno il proprio dovere, in cui c'è un grande rispetto delle gerarchie. Se devo parlare della repressione dei sentimenti e di un'idea di dignità personale, mi torna utile ricorrere a un mito culturale che riguarda gli inglesi anche se non corrisponde alla realtà, ma ho constatato viaggiando che questi miti sono diffusi dappertutto. Per questo li posso usare come metafore universali. Come sei arrivato alla scelta di un maggiordomocome personaggiocentrale? Ho scelto un maggiordomo per tre ordini di ragioni. In primo luogo per la sua funzione mitica e metaforica. Mi permetteva di trattare il tema del servilismo politico. Stevens rappresenta il modo in cui tutti viviamo oggi, ci riteniamo soddisfatti se facciamo bene il nostro lavoro, senza mai chiederci in che direzione va il contributo che diamo alla società. La situazione del maggiordomo illustra il rapporto tra la gente comune e il mondo. In secondo luogo il maggiordomo serviva per esplorare l'area del controllo dei sentimenti e delle emozioni. Delle paure e delle strategie che ciascuno di noi mette in atto per difendersi, per trovare degli alibi con se stessi, per non entrare nel mondo pericoloso delle emozioni. Il maggiordomo è l'incarnazione di qualcuno che sopprime la propria umanità, il suo essere uomo. In fondo è questo che richiede lo stile della professione, come possiamo tutti verificare anche al ristorante: il cameriere è qualcuno che deve essere presente e assente allo stesso tempo, qualcuno che si concepisce come puro impulso al dovere. Infine la figura del maggiordomo introduceva quell'Inghilterra mitica di cui parlavamo. Forse oggi 65

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