INCONTRI/ISHIGURO per esempio può fare un bellissimo film senza aver paura di raccontare con tempi lentissimi, di guardare la superficie delle vite quotidiane e cercare lì la sua storia, senza ricorrere a un intreccio forte, senza svolazzi melodrammatici. Qualcosa che nella tradizione occidentale era già stato realizzato in letteratura. I tuoi romanzi sono tutti ambientati nel passato, anche se recente. Il tuo tema preferito è l'interazione tra passato epresente, ma in modo da evitare il confronto con il presente e i problemi di oggi. C'è forse alla. radice di questo la convinzione che l'arte non debba mischiarsi con la politica o l'attualità? Non ritengo che l'intenzione politica di un romanzo si veda nel rapporto che stabilisce con il presente. È stupido generaliz~are sul rapporto tra arte e politica perché la responsabilità dell'artista non è sempre la stessa in epoche diverse, ma cambia secondo la nec.essità storica e la sç,cietà in cui vive. Se vivessi in un paese totalitario la penserei f!)Oltodiversamente di quanto pensi ora vivendo in un paese aperto e relativamente democratico. L'artista è un cittadino come gli altri e non vorrei vederlo su un piano morale superiore. Vivendo in Inghilterra, non mi sembra il caso di occuparmi, da romanziere, della politica contemporanea. Ci sono altri modi più efficaci per farlo, attraverso la stampa o sottoscrivendo una campagna politica. In un certo senso i miei due ultimi romanzi sono ambedue opere politiche. Un autore scrive per le generazioni future e per lettori di diversi paesi, e io so di avere un pubblico maggiore fuori dell'Inghilterra. Le domande che io mi pongo quando scrivo sono domande di tipo più filosofico, del tipo, qual è il rapporto tra la vita privata di un individuo e la politica; e se tutto ciò che facciamo ha un contenuto politico, come facciamo a rendercene conto. Il mio tema preferito è il rapporto tra le piccole cose e le grandi. · Il problema dell'incomunicabilità o della difficoltà di comunicazione tra gli esseri umani mi pare centrale nella tua opera. La conversazione non tende alla comunicazione, ma è fatta di fraintendimenti, reticenze. Tutti i tuoi narratori inoltre hanno una comprensione limitata del reale, anche di ciò che li riguarda. più da vicino. Il terzo romanzo è costruito proprio intorno a un problema del genere. Sei d'accordo? Questo è certamente uno ·dei temi del romanzo, anche se non è stata una scelta deliberata. Per me il tema era l'incapacità del personaggio di mettere in gioco i propri sentimenti. Il tema dell'incomunicabilità è un dato di fatto. Quando si parla dei rapporti tra le persone, il tema per me è sempre l'incomunicabilità, anche se io non scrivo come lonesco o Beckett. Per me si tratta soprattutto di un problema tecnico. Osservo la gente che parla e mi accorgo che la comunicazione umana è sempre limitata. Perché la maggior parte delle persone si racconta delle bugie su ciò che è, su quello che hanno fatto e quello che gli altri sono. I miei romanzi sono tutti scritti in prima persona, si svolgono cioè nella mente di questi personaggi. Gli altri personaggi spno solo immagini che i narratori si costruiscono a seconda dei propri bisogni emotivi. Non sono persone reali, a tre dimensioni. Ma è così che la gente vede gli altri. Quando creo i miei personaggi mi chiedo sempre come li vedono gli altri, e che cosa rappresentano per gli altri; sono in fondo metafore, un modo per i protagonisti di orchestrare le proprie preoccupazioni. 64 Quando hai capito che volevi diventare uno scrittore? Anni fa hai frequentato un corso di scrittura creativa, cosa ti ha spinto a farlo? Le due cose hanno coinciso in un certo senso. Tutto è cominciato con il corso di scrittura. Avevo lavorato con i senza tetto a Londra, un lavoro impegnativo e a quell'epoca anche pericoloso. Volevo tornare all'università per riposarmi, cambiare aria, tagliarmi fuori dal mondo reale. Guardando i prospetti di varie università scoprii l'esistenza di questo corso di dottorato all'Università di East Anglia. Ti davano una borsa di studio e alla fine di un anno bisognava aver scritto un pezzo creativo di trenta pagine. Non dovevo seguire corsi né leggere libri di testo e scrivere un racconto era molto meglio che scrivere una tesi su Dickens o Shakespeare. Sir Ralph Richardson in una foto di Bill Brandi.
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