Linea d'ombra - anno IX - n. 56 - gennaio 1991

TESTA E CUORE COSMOPOLITI Incontro con Michael lgnatieff a cura di Maria Nadotti Michael lgnatieff (Toronto, Canada 1947) canadese, abita da anni a Londra, dove scrive, fa lavoro storico, collabora avarie testate ed è popolarissimo curatore e conduttore di alcuni programmi televisivi per la BBC e Channel 4. Lo incohtro (e la scelta del luogo è sua) al Groucho Club inDean Street, nel cuore di Londra. Arriviamo quasi insieme, alle quattro del pomeriggio'. Lui carico di libri appena presi in biblioteca e con l'aria un po' trafelata, eppure elegantissimo in un abito a giacca marrone scuro e maglietta nera. Alto, sottile, assai attraente. Ignatieff, come tante volte è stato detto di recente a proposito degli scrittori indiani di lingua inglese inurbati a Londra, potrebbe essere un altro esempio di "assimilazione" etnica e culturale riuscita. Russo per parte di padre e scozzese per parte di madre, ma nato e cresciuto in Canada, il suo è però piuttosto un caso classico di cosmopolitismo ad alto livello, dove a parlare dell'origine geografica e forse razziale restano soltanto pochi e non subiti tratti fisici. Il resto rimanda invece a una ben precisa appartenenza di classe e alla sicurezza, tipica di quelle persone che sanno di essere al loro posto ovunque, che coincide con la libertà di non essere obbligati a fare scelte. Di Ignatieff in Italia sono stati pubblicati per ora soltanto due saggi: Le origini del peni'tenziario (Mondadori 1982) e/ bisogni degli altri (Il Mulino,1986). Altri titoli A just measure of pain (1979) e Wealth and Virtue (1983) e da Mondadori, nell'autunno del. 1991, verrà dato alla stampaAsja, un romanzo, perora inedito, che nei paesi di lingua inglese uscirà nella primavera prossima. È proprio parlando di questo suo romanzo che inizia la nostra conversazione. Asja è la storia di una donna. Inizia nel 1905 in Russia, quando la protagonista è soltanto una ragazzina, e si conclude nel 1990 al cimitero di Mosca, passando attraverso la rivoluzione bolscevica, la guerra civile, l'esilio a Parigi e a Londra negli anni Venti e Trenta. È un lungo romanzo panoramico, ma non è un romanzo storico. Lo considero piuttosto una love story: durante la guerra civile una donna incontra in ospedale un ufficiale dell'armata bianca. Si innamorano. Si separano. Si ritrovano più tardi, nel '24, a Parigi e vivono insieme gli anni Venti e Trenta, fino a che lui, nel 1939, all'improvviso scompare. Si tratta dunque di un giallo, di una storia d'amore e anche della storia di un tradimento politico. I due protag_onistiappartyngono infatti a due campi politicamente avversi. E un romanzo molto classico: ha un inizio, un centro, una conclusione. Ci sono cinque o sei personaggi principali, ma soprattutto si tratta di un mio tentativo di descrivere una donna forte, vitale, coraggiosa, non una intellettuale. · Lv definiresti un romanzo di fantasia o ti sei piuttosto ispirato a materiali della tua autobiografia? È parzialmente autobiografico: sono uno di quegli uomini che hanno avuto la fortuna di trascorrere la maggior parte della loro vita in compagnia di donne forti. Asja è quindi la somma di cinque o sei donne, reali, non necessariamente russe, anche se per la maggior parte russe. La loro influenza ha agito su di me durante la mia infanzia. Questo romanzo è una specie di lettera d'amore a tutte queste donne ed è, in un certo senso, anche l'investigazione di un uomo sulla natura della forza femminile. Asja è indomabile. Per tutta la vita ho pensato che la forza fosse una caratteristica femminile. Gli uomini sono dinamici, spesso pieni di vigore, ma molte volte non hanno quella forza che viene 56 dalla capacità di resistere, dalla capacità di resistere alla sofferenza, e anche da una certa mancanza di scrupoli. Le donne con cui sono cresciuto avevano meno scrupoli e meno fiducia nel genere umano degli uomini. Ti sto parlando di una vicenda personale, di una mia esperienza. Ho scritto un romanzo che non è autobiografico: in esso io non compaio, nessuna delle donne che ho in mente compare, eppure da qualche parte sullo sfondo c'è l'ombra di tutta la loro esperienza. · Parlami di quello che hai alle spalle. Non sei nato in Russia, vero? No. Sono nato in Canada, nel 1947. Mio padre era nato a Pietroburgo nel 1913. Suo padre era stato l'ultimo ministro dell'Educazione sotto lo Zar Nicola II e aveva dato le dimissioni poco prima dello scoppio della rivoluzione, subito dopo la morte di Rasputin. Dal lato paterMichael lgnalieff in una foto di Marian Berkley (Archivio Chatto & Windus). • no appartengo dunque a una nobiltà russa di un tipo particolare, riformista e liberale, quel tipo di nobiltà che, a rivoluzione avvenuta, aveva ritenuto che si dovesse dare fiducia e tempo al nuovo regime. Mia madre apparteneya invece a una famiglia di intellettuali canadesi di origini scozzesi e di religione presbiteriana. Sono cresciuto con due eredità completamente diverse tra loro, ma invecchiando la parte russa è divenuta per me sempre più importante. Ho scritto un libro, The Russian Album, una specie di ricostruzione molto personale, in cui ho raccontato la storia del mio andare in cerca del mio passato russo e di come esso sia tornato a me. Però, ad esempio, io non parlo il russo.

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