Linea d'ombra - anno IX - n. 56 - gennaio 1991

Non credo sia possibile fare giornalismo in altro modo. Mi sembra naturale stare con la gente e condividerne i problemi. Non posso non sentirmi emotivamente coinvolto. E devo testimoniare questa mia adesione. L'Ottantanove è stato anno di grandi sconvolgimenti politici. La crisi del socialismo reale, la stessa unificazione tede- . sca, le riforme di Gorbaciov hanno modificato gli equilibri internazionali, sanando la tradjzionale contrapposizione Est~ Ovest._Mail mondo resta diviso e probabilmente continuerà a soffrire di una divisione che appare molto· difficile, forse impossibile, sanare: tra Nord e Sud, tra paesi ricchi e paesi poveri. L'Ottantanove è stato momento cruciale nella nostra storia. Gli avvenimenti dell'Est europeo sono diventati riferimento per tutti ed hanno esercitato una straordinaria attrazione per l'Occidente ricco. lo sono stato per un anno in Unione Sovietica, raccogliendo informazioni per un libro che dovrebbe essere pubblicato in Polonia nella prossima primavera. Ma tanta giustificata attenzione è finita con l'oscurare un altro conflitto, che cresceva parallelo all'altro e che non sembra proprio si debba risolvere con la stessa improvvisa rapidità. Ma qualche cosa, per contraccolpo: succederà? C'erano una volta il mondo sviluppato, il secondo mondo meno sviluppato di paesi socialisti o comunisti, il terzo mondo post coloniale e sottosviluppato. Il secondo mondo sta rapidamente scomparendo. e non sarà certo mai ricostruibile nella forma di prima. È finito un conflitto, resta vivo l'altro che ha caratteristiche particolari, perché il terzo mondo non è un'entità geografica, non si identifica con un. area deteFminata, ha caratteristiche politiche, economiche e sociali molto composite, sotto il segno della povertà. Resta da chiedersi chi avrà capacità sufficienti per vincere in questa contrapposizione. Ci si chiede ad esempio se .il Nord ricco sarà forte abbastanza per riuscire ad organizzare lo sviluppo del Terzo mondo. Oppure, in alternativa, se il Sud povero sarà così dinamico, energico, coeso da imporre le sue richieste, le sue domande, i suoi interessi al resto del mondo. A queste domande il nostro futuro dovrà rispondere. Io credo che il Terzo mondo eserciterà una pressione sempre più forte, ma non posso dire quali saranno tutte le implicazioni di questo movimento. Di fronte al crollo dei regimi dell'Est, si assiste a grandi esercitazioni di ottimismo. Ma non è il caso di andare troppo in là con l'ottimismo, perché in fondo hanno agito sinora solo forze negative, forze di disgregazione. Non.mi pare che in quanto è avvenuto si possa riconoscere qualcosa di costruttivo, qualcosa che vada a risolvere quei conflitti strutturali che condizionano ogni evoluzione di civiltà. La fine del socialismo reale non è insomma tutto. · Le versioni dominanti di socialismo reale, di socialismo democratico, di democrazia popolare sono definitivamente crollate. Ed è ovvio che ci si trovi di fronte ora ad un periodo di reazione estrema. È un atteggiamento comune alla gente di INCONTRI/KAPUSCINSKI tutti i paesi dell'Est. Comunque ci sono già segnali di controtendenza, di un cambiamento nel m_ododi pensare. Quando i partiti dominanti dei paesi dell'Europa centrale e orientale hanno perso il pot~i:e, s1 è coltivata la speranza ingenua che tutto sarebbe cambiato il giorno dopo, che sarebbe stata questione di settimane 6 di mesi e poi tutti quei paesi si sarebbero ritrovati nella prosperità. Così non è stato, le speranze sono cadute, è cresciuta con la delusione la critica ai partiti d'opposizione che oggi sono al governo. Un esempio lampante è stato offerto dai risultati del primo turno elettorale in Polonia. Il leader del partito d'opposizione ha raggiunto solo il 40 per cento dei voti. Qualche anno fa avrebbe toccato facilmente l'ottanta per cento. Walesa, che aveva iniziato la sua campagna elettorale con la certezza di un trionfo immediato, ha dovuto attendere la seconda prova e per giunta contro un avversario ben poco credibile. Il regime passato, per quanto vivesse sull'orlo della catastrofe, riusciva ancora a garantire un senso di sicurezza. Il livello minimo di sussistenza era assicurato senza dover troppo competere. A questo la gente si era abituata. Le riforme promettono molto, ma nessuno sa dire dove ci condurranno. Qualcuno pensa si debba correre verso un sistema di libero mercato. Nessuno invece vorrebbe resuscitare il socialismo. Ma io credo si debba cercare per il momento una . via di mezzo. Non è possibile tornare al socialismo, ma neppure piombare di colpo in una situazione di capitalismo sviluppato. Non è un caso che, crollato il socialismo, s'avvertano in giro più di prima tanti sentimenti populisti. La gente sente moltissimo il valore dell'eguaglianza e i suoi leader politici non. pensano tanto a produrre quanto a dividere, non si preoccupano dell'innovazione tecnologica o dello sviluppo economico ma a distribuiry equamente le piccole cose che già ci sono. Sembra di essere rimasti psicologicamente· legati ad un passato che predicava l'eguaglianza e che garantiva ai livelli più bassi. la sicurezza sociale. Di fronte all'incertezza, ci si attacca anche ai piccoli guadagni, per quanto appunto siano piccoli. Nessùno sa rinunciare al garantismo da sussisten·za del vecchio regime, anche dopo averne cacciato i vecchi governanti. Se lo tiene stretto e questa idea condizionerà i nuovi modelli di sviluppo. La competitività del mercato libero capitalistico mette paura. Che ricordo ha delle persone che !zaconosciuto e che descritto nei suoi libri? Durante una vita professionale così intensa ho incontrato migliaia di persone. Mi considero fortunato perché ho incontrato per lo più gente buona, gente brava. Altrimenti non sarei mai riuscito a svolgere questo mestiere, che dipende tanto dalla collaborazione e dall'aiuto degli altri. Passare una frontiera, catturare una notizia, persino mangiare e curarsi: tutto dipende dagli altri, che ti sanno ascoltare e che ti danno una mano. Credo che se ti comporti bene con la gente, la gente si comporta bene con te. Ci sono eccezioni. Mà la regola,generale è questa. In questo senso il mio librò è un libro scritto a più mani, scritto da me e da quanti mi hanno aiutato a scoprire qualcosa della vita, qualcosa che s'avvicina alla realtà. 55

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