Linea d'ombra - anno IX - n. 56 - gennaio 1991

dall'altra. È un'idea donchisciottesca: da una parte il romanzo difficile e serio, dall'altra il romanzo popolare, che non è difficile e non è serio. Non so in quali casi la commistione sia davvero riusci!a: in Garda Marquez, credo... sì,)ui è un buon esempio di questo atteggiamento combinatorio. E difficilissimo ottenere questo risultato, e a pensarci bene credo che ci siano riusciti davvero in pochi. Una flessibilità di questo tipo, per esempio, -è ascrivibile a Umberto Eco: per ben due volte è riuscito a mettere insieme dei romanzi che combinano alla perfezione entrambe le tendenze. Sono romanzi che possono anche non piacere, ma questo è un altro discorso. Hanno avuto un successo di vendite enorme, anche senon so quanti poi li abbiano davvero letti. Credo comunque che questa sia una delle aspirazioni di quello che io chiamo postmodernismo: mantenere un livello letterario alto, e dunque ancora legato al modernismo, e al contempo riuscire a raggiungere un pubblico molto vasto, grazie a degli elementi narrativi di più facile assimilazione. In tutto ciò, naturalmente, vi è una certa dose di ambiguità. Nessuno dovrebbe mettersi al tavolino pensando di scrivere qualcosa di "modernista" o di "morale", poiché lo scrittore deve partire esclusivamente dalla. sua immaginazione. I discorsi teorici che si possono fare sull 'immaginazione e sui suoi limiti vanno sempre subordinati all' energia dell'immaginazione. E allo stesso modo nessuno scrive per essere "poli~co" o per dimostrare una certa cosa, anche se ovviamente ogni scrittore si muove all'interno di una certa sfera di influenza. . Che impattohanno le minoranzesulla scena letterariaamericana?In chemisura sono state "create" dal mercato? Non si tratta soltanto di un fenomeno legato alle strategie di mercato, ma di una tendenza che nasce.da una nuova realtà. Gli editori,poi, sono sempre pronti a fiutare le novità, e in questocaso hannocolto la possibilità di espandere il mercato. Così si rivolgono soprattutto a quei romanzi che hanno una dimensione etnica molto forte, ma che al contempo non si precludono la possibilità di coinvolgere nella lettura chi non appartiene all'etnia, chi è estraneo alla cultura etnica nella quale il romanzo è ambientato. Alcuni giorni fa ho partecipato a un convegno nel quale io ero il WASP, il bianco, e davanti a me avevo una scrittrice filippinache scrive in inglese, un indiano americano, un poeta nero e una scrittrice lesbica di colore; eh sì, perché c'è anche questa nuova idea, che in qualche modo il mercato debba vendere una scrittura che manifesti un ampio spettro di identità sessuali diverse. Nonostante questo credo che tendenzialmente il mercato si rivolga ancora ai bianchi della middle class. I capitali, nell'industria letteraria, vengono investiti per scrittori come Stephen King, indipendentemente dall'emergere delle etnie. E la gente, comunque, anche nel campo della scrittura di qualità, sceglie certe cose e altre no. Tra i neri, per esempio, sceglie Alice Walker ma non IshmaelReed. E sicuramente J ohnUpdike vende più di Hijuelos, che pure quest'anno ha vinto il Pulitzer con I Mambo Kìngs suonanocanzonid'amore. Per tornare al convegno appe~ citato, ho notato una cosa interessante: quando veniva chiesto agli scrittori cosa fosse la letteratura tradizionale, la mainstream literature, non ce n'era uno che fosse d'accordo con gli altri. Nel dibattito, per esempio, avevano messo me come rappresentante della middleclass bianca dell'Est, ma sicuramente io non rappresento il mainstream del romanzo americano. Neppure gli editori INCONTRI/BARTH Museo di Alborg (Danimarca), foto di Francesco Rodino. sanno be.necosa sia questa letteratura mainstream, la letteratura che vende meglio. Il problema allora va spostato: di· quale mainstream stiamo parlando, di quello sessuale, razziale, politico, etnico? Il cinemae il mon{l.odelle immaginirappresentanoÙnpericoloper il romanzo,lapossibilitàdi un impoverimento? Ci sono·parole alle quali il cinema non può arrivare: "C'era una volta", per esempio, oppure "pioveva eppure non pioveva", una frase pronunciata da un personaggio di Beckett, che non può essere filmata. Certo, ci sono scrittori che hanno paura delle immagini, altri invece che pensano il cinema come qualcosa che si può facilmente inglobare nella scrittura. Costoro ritengono addirittura che mettere insieme un testo per immagini sia il modo migliore per metaforizzare il procedere di un testo letterario. L'iconografia del film sarebbe così l'equivalente delle tecniche ' narrative. E poi pensiamo a Borges, o a Joyce che aveva pensato di aprire un cinema a Dublino. Dal cinema la letteratura non ha proprio nulla da temere. I tagli al settore educazione,operati dall'amministrazione · Bush, sifanno già sentirenelle università? _ · Io non ho ancora notato alcun effetto negativo, almeno sulla letteratura.Naturalmente c'è sempre qualche senatore che pensa che il governo non debba finanziare progetti artistici nei quali affiora l'oscenità. Ma questa è una vecchia storia; il vero problema è che nessuna amministrazione americana ha mai pensato di dover spendere dei sol?i per le arti, a d!ffer~~zadi quanto acca~e in Europa. John ·upd1ke, per esempio, nllene che questo sia giusto, çhe il governo non debbaoffrire alcun finanziamentoa chi scrive. E una posizione che in qualche modo gli fa onore, ma non ritengo giusto che la consideri come l'unica accettabile, perché allora quest'idea diventa totalitaria. 47

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