Linea d'ombra - anno IX - n. 56 - gennaio 1991

Ghezzi, ma anche gli operai, i militanti, gli antifascisti a cui fu reso difficile conoscere cos'era l'Unione Sovietica durante gli anni di Stalin. Ogni revisione storiografica, come quella proposta con impegno e passione da Fabre, non · può limitarsi a fare i conti con il terreno circoscritto della propria ricerca. Deve anche indicare le più generali coordinate_di interpretazione ConSalmanRushdie nel maredei racconti Paolo Bertinetti Ci sono dei libri per ragazzi che sono soltanto per ragazzi. Altri, come certi racconti di Wilde, peraltro bellissimi, parlano soltanto agli adulti, con una voce solo formalmente rivolta à un'infanzia che non potrebbe capirla. L'ultimo libro cliSalman Rushdie, Harun e il mare delle storie, uscito due mesi fa a Londra è una di quelle opere rare che sanno incantare gli uni e gli altri, e che entrambi sanno trascinare ·in.un mondo delle fantasia che è altrettanto vero di quello reale. C•è un momento formidabile all'inizio del quarto capitolo, quando il Genietto dell'Acqua (l'acqua del mare dei racconti, che alimenta la fantasia di tutti i narratori della terra) riprende, infastidito, il piccolo Harun "che non crede in ciò che vede". El' Africa, l'hai mai vista l' Africa? E i canguri? E il PoleiNord? L'hai mai visto il Polo Nord? E subito dopo dalle melanzane del Genietto, cioè dai suoi pantaloni color melanzanacheaprimavistaHarunavevascambiato per melanzane, saltano fuori uccellini di ogni specie e fantastici· esseri volanti, leoni alati con il volto di uomo barbuto del!' antica Assiria, angioletti, scimmie con le ali... Harun deve sceglierne uno-e sceglie una minuscola upupa che subito diventa grandissima - che trasporterà lui e il genietto su Kahani (parola che in urdu significa racconto), la seconda luna della terr.ache noi non possiamo vedere perché ci mostra sempre la sua faccia non illuminata. È sulla seconda luna che si svolge buona parte della storia. Una storia che --ai bambini _ dovrebbe piacere senza riserve, !! che magari pòtrebbe diventare un coloratissimo cartone animato come Yellow Submarine (che è una delle possibili fonti di Rushclie).Una storia che noi adulti potremmo avere la tentazione di leggere in chiave autobiografica, come rappresentazione allegorica dell'oscurantismo khomeinista. Una metà della seconda luna è infatti · sempre in piena luce e il 'suo meraviglioso oceano è percorso da milioni cli correnti dai mille colori che sono tutte le storie del mondo. L'altra metà della seconda luna è sempre al CONFRONTI in cui si inserisce. Non è facile farlo quando i temi, difficili e scottanti, sono spesso utilizzati per polemiche politico-giornalistiche dagli scopi miserevoli e meschini. Ma ormai ci sono le condizioni per poter riaffrontare la storia recente con un'ottica nuova, che è quella-suggerita da Fabre e che non sempre egli stesso è riuscito con coerenza a consegnarci nel suo lavoro. buio ed è dominata da Khattam-Shud, l' Arcinemic~ di tutti i racconti, il Principe del Silen-· zio, l'Inimico della Parola. Eppure dal libro di Rushdie, più che l'eventuale allegoria, emerge il suo grandissimo amore per il narrare, per il° dispiegarsi della fantasia nella parola e nel racconto. È pur vero che Khattam-Shud vuole distruggere l'Oceano delle Storie perché esse "non possono essere controllate", ma q_uesto vale per qualunque dittatore, per qualunque autocrate, per qualunque despota. Non per uno in particolare. Disegno di S. P~lke(1989). Quello che Rushdie sembra soprattutto volerci dire è il suo incanto per la forza èreatrice della parola e per il dono dell •affabulazione (d•altronde proprio nelle sue capacità affabulatorie e nella ricchezza della sua invenzione linguistica sta il fascino della sua scrittura). E ancor più in generale Rushdie sembra volerci ricordare che è prerogativa del genere umano, e che è una delle ~ueespressioni più alte, quella del raccontare, di liberare la propria fantasia e di comunicarla con le parole di una storia. Nell'infanzia dell'umanità, come nella nostra infanzia, Rushdie colloca un prezioso patrimonio di storie che sono alla base di tutte le storie che sono venute dopo ("Niente nasce da niente. Nessuna storia viene dal nulla. Le nuove storie nascono dalle vecchie"). Ma le nuove combinazioni sono infinite, come infinite sono le correnti dell'Oceano sulla seconda luna. Nell'acrostico che apre il libro formando il nome del figlio (a cui Rushdie le storie non le può raccontare se non per iscritto a casa della sua clandestinità) c'è un verso che dice: "anche nel paese delle fiabe alberga il terrore". È bene saperlo, anche se possiamo poi temporaneamente dimenticarcene, fintanto che Sheherazade racconta (e se non sapesse più raccontare verrebbe uccisa). Il riferimento alle Mille e una notte è d'obbligo, sia perché il padre di Harun è un narratore di professione che ha perso il dono del narrare e che se non lo ritrova sarà rovinato; siaperché il tono del libro, nella parte iniziale, come quello delle Mille e una notte è senza tempo, sospeso, forte della limpidezza e dell'ammaliatrice semplicità di linguaggiodella fiaba. E poi il bambino si chiama Harun e il padre Rashid: e Harun ar-Rashid è il califfo di Baghdad sulla cui figura ruotano i racconti che arricchirono le Mille e una notte in età abbaside. Poi però il tono cambia. Quando ha inizio il viaggio di Hatun sulla seconda luna-che fa pensare a quello di Alice nel paese delle meraviglie....:... il linguaggio ha come un'impennata tecnologica: Harun, a differenza di Alice, è coetaneo dei ragazzini che frequent~o i video games, che giocano con samurai di plastica che diventano astronavi (i transfonner, come dice il mio amico Sandro), che lìanno visto Ritorno al futuro III e Guerre stellari V. Sia le avventure di Harun che la lingua che le racconta appartengono al mondo fantastico della generazione di Zafar, il figlio di Rushdie. Non a quella di Alice e neanche alla nostra. O meglio, alle nostre, di noi adulti dai venti anni in su. Ma, come si diceva, questo non ci impedisce di stare al gioco, sino al lieto fine, sino alla riconciliazione finale, dopo che Rashid avrà raccontato la storia che abbiamo appena letto, quando alla penultima pagina finalmente scopriremo che i nostri eroi potr'anno vivere felici e contenti. Il raffronto con Alice è stato proposto da molti. Forse Harun non diventerà per il Novecento inglese quello che il libro cliLewis è stato per l'Ottocento. Comunque è un libro straordinario, che accanto all'omaggio a ciò che Rashid rappresenta (e cioè alla grande tradizione di letteratura orale dell'India, che nei suoi romanzi Rushdie ha saputo sapientemente fondere con la più sofisticata ricerca letteraria della narrativa inglese) sa proporre una favola senza tempo pienamente interna alla nostra epoca. Anche in questo ambito, così lontano da quello delle sue prove precedenti, Rushdie si conferma come il maggiore,scrittore contemporaneo di lingua inglese. 35

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