CONFRONTI Capire gli inglesi Un libro di Michael Eve Guido Franzinetti Nella commedia di Alan Ayckbourn, A Family Business (1986), uno dei personaggi si chiede perché, tra due prodotti -assolutamente identici nel prezzo e nella qualità, il pubblico scelga quello italiano piuttosto che quello inglese. Risponde un altro personaggio: "Ma tutti sanno che i prodotti italiani sono migliori!". La_battuta semiseria è, a suo modo, un esempio del mutamento avvenuto nel corso dell'ultimo ventennio, nel corso del quale gli inglesi hanno perso molta di quella sicurezza di sé che avevano sempre avuto, e gli italiani hanno cominciato ad acquisire un poco di quella sicurezza che non hanno forse mai avuto. Come hanno confermato alcuni episodi durante i mondiali di calcio, gli inglesi sono oramai automaticamente identificati con gli hooligans. Da quando è avvenuto il famoso "sorpasso" della Gran Bretagna da parte dell'Italia, è diventato chiaro che Italians do it better (gli italiani lo fanno meglio). Il libro di Michael Eve (Dentro l'Inghilterra. Ragioni e miti di un'identità, Marsilio, pp. 248, L. 32.000) ha qualcosa a che vedere con questo mutamento. Come osserva Eve, "È questa una fase di particolare interesse per studiare l'Inghilterra dalla prospettiva dell'Italia, dal momento che le loro posizioni rispettive sono cambiate con insolita rapidità". Dentro l' Inghilterr~ è nato da uno sforzo di spiegare a un pubblico italiano la realtà inglese (inglese più che britannica, visto che il libro dà giustamente poco spazio alle frange celtiche del Galles e della Scozia). È costruito come strumento didattico, sovrapponendo progressivamente elementi di interpretazione dell_arealtà sociale e storica ing\ese. E il fatto che l'espressione "strumento didattico" suoni condiscendente in italiano è un commento sul funzionamento della cultura italiana, non sul valore del libro di Eve. È però anche ·un lavoro originale che, sulla base di ricerche già disponibili e di elaborazioni proprie, riesce a fornire spiegazioni convincenti su quella che E. P. Thompson chiamò le "particolarità degli inglesi". Eve affronta innanzitutto i problemi di metodo nello studio di un paese straniero, che inevitabilmente rischia sempre di oscillare tra l'enfasi della diversità e della somiglianza rispetto al paese di origine. Eve prende il caso della disoccupazione in Inghilterra e in Italia. Malgrado il fatto che il fenomeno riceva molta più attenzione in Inghilterra, dal punto di vista quantitativo il fenomeno raggiunge livelli analoghi nei due paesi (a metà degli anni Ottanta era del 10% in Italia e del 10,9% in Inghilterra). Ma la somiglianza finisce qui. In Inghilterra la disoccupazione riguarda soprattutto capifamiglia relativamente anziani, mentre in Italia riguarda soprattutto i giovani e le donne: "Pensare a un ~omo di cinquant'anni disperato perché si sente declassato e 'gettato nei rifiuti', dà alla parola disoccupazione una connotazione assai diversa dal caso in cui il medesimo termine convoglia l'idea 'dell'ansia e delle frustrazioni vissute da un giovane che ancora vive con i genitori". A scanso di equivoci, quello di Eve nori è un discorso che porti a privilegiare le fonti qualitative rispetto a quelle quantitative, bensì a contestualizzare queste ultime. Gli stereotipi nazionali non sono però importanti solo per l'eco che raggiungono, ma anche come memeccanismi di filtro per le informazioni: "Gli stereotipi non soltanto sono importanti (in quanto influenti e in quanto richiedono un lavoro di revisione), 26 Foto di Mike Yamashila (G. Neri) ma possono essere utilizzati ... Potremmo definire gli stereotipi come gli elementi di una cultura estrapolati dal loro contesto, e di conseguenza stravolti e banalizzati. Il nostro compito è allora di · scavare al di sotto degli stereotipi stessi, di reinserirli nel primitivo contesto e di scoprire come sono stati costruiti". Eve affronta poi le radici storiche della diversità inglese, sintetizzandone con estrema efficacia gli aspetti essenziali: la precocissima scomparsa dei contadini, l'emarginazione degli artigiani, la più vecchia classe operaia della storia, la rapida costituzione di uno stato nazionale, la limitatezza dell'apparato statale, la mancanza di burocrazia, la posizione degli intellettuali. L'interesse di questa sintesi originale sta nella capacità di mettere in rapporto il quadro storico generale con i particolari della vita concreta in Inghilterra. Per fare un solo esempio, la sua spiegazione delle radici storiche delle particolarità della cucina inglese (e cioè l'assenza plurisecolare di una tradizione contadina) è pertinente, convincente e calibrata, a differenza degli sproloqui usciti su argomenti di questo tipo nel corso dell'ultimo ventennio. La seconda parte del libro copsiste in tre esemplific.azioni dell'approccio proposto. Nel terzo capitolo si esamina il rapporto tra la percezione di una nazione e la posizione nella gerarchia internazionale: "Adesso che l'Inghilterra è stata superata nella . gerarchia internazionale da molti paesi inEuropa e altrove, anche la sua immagine si avvia a cambiare in una direzione che possiamo dire prevedibile ... È legittimo aspettarci il momento in cui aspetti 'meno civilizzati' dell'Inghilterra prenderanno il
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