sapevolmente" -ovvio: è scritto a chiare, chiarissime lettere-ma poi fa come se niente fosse. Rimprovera, dunque, l'assenza di "un esame della vicenda storica e geografica che determina la situazione italiana" e di una trattazione della "struttura psicologica generale del razzismo": entrambi temi che, evidentemente, il libro non si propone in alcun modo di analizzare. E per quanto riguarda il suo auspicio di uno studio di "quegli atteggiamenti particolari che sono gli stereotipi, e da essi a quegli stereotipi particolari che sono i pregiudizi, e specificatamente ai pregiudizi etnici, e di qui ancora alla loro funzione nelle dinamiche e negli equilibri di gruppo e di comunità", quell'auspicio è anche nostro. E non dubitiamo che in particolare Giovanni Jervis possa dare un contributo importantissimo a tale studio. Ci auguriamo che avvenga al più presto. Noi abbiamo scelto di fare quello che abbiamo fatto: un lavoro di analisi politico-sociale dei fenomeni in corso, per tentare di interferire, in qualche modo, con i loro esiti. E, infatti, il libro è solo un momento di una attività più ampia, quella di Italia-razzismo. Un'associazione che agisce su più piani: il piano della ricerca edelladocumentazione, quello dell'attività legislativa o direttamente politica, quello dell 'informazione e della battaglia culturale. Non a caso, / razzismi possibili è stato un'occasione di polemica a sinistra, perché ritenuto (in particolare da molti lettori e collaboratori del "Manifesto") eccessivamente moderato; ed eccessivamente critico nei confronti di quell'"intemazionalismo evangelico", diffuso "in taluni ambienti cattolici e della sinistra" ai quali Jervis ci accomuna. Per fare questo, il nostro critico contesta la polemica da noi sviluppata nei confronti del Pri, ma attribuendoci un contenzioso col partito repubblicano diverso da quello che è nella realtà. Noi non polemizziamo col Pri sulla questione del numero chiuso (non c'è traccia di questo nel libro), ma sull'uso che il Pri fa dcli' allarme sociale che la presenza di immigrati produce tra gli italiani. Jervis, a sua volta, discute del IL CONTESTO numero chiuso quasi si trattasse di questione accademica o di una eventualità rispetto alla quale portare argomenti a favore o contro, nella prospettiva di una futura e non scontata adozione di quel provvedimento. E invece no: a Jervis (e a moltissimi altri) la cosa è sfuggita, ma il numero chiuso è già applicato in Italia, proprio a seguito della legge Martelli e secondo quanto da essa disposto. Come ha inequivocabilmente spiegato in un comunicato il vicepresidente del consiglio, tracciando un primo bilancio della legge che porta il suo nome, "per il 1991 . potrà essere accettato solo un numero limitatissimo di nuovi immigrati, esattamente solo coloro che sono chiamati e autorizzati all'ingresso, disponendo preventivamente in Italia di un lavoro e di un alloggio accertati, di mezzi di sostentamento e denaro sufficiente per il rientro". A dimostrazione che non si tratta di decisioni solo verbali ci sono i dati relativi ai primi nove mesi del 1990: 6.400 .espulsi e 52.000 respinti alle frontiere. Dunque Jervis - ignorando queste disposizioni, questa realtà, e queste cifre - ci accusa di "non prendere posizione" su qualcosa che ritiene una mera ipotesi: e che invece già oggi, nella lettera della legge e nella sua concreta applicazione, è pienamente in atto. Se questo è vero -ed era vero già un anno fa- la questione di fondo non è, certo, quella riassumibile nell'alternativa "frontiere aperte/frontiere chiuse". L' altemativà riguarda la sostanza e la qualità dell'accoglienza nei confronti degli immigrati che ci sono e di quelli (pochi) che arriveranno. La responsabilità del Pri, della L.ega Lombarda e, in qualche caso, della Dc (e, in misura minore, di altri partiti) è stata quella di irrigidire, deteriorare, degradare la poca accoglienza predisposta egiocando sull'allarme sociale, sullo stress di settori di popolazione, sulle ansie collettive - di renderla più ardua: talvolta impossibile. Dunque, la qualità dell'accoglienza - diritti e servizi, strutture e politiche sociali - è il punto cruciale: la questione del numero chiuso è stata nei fatti, più che superata, addirittura schiacciata. Edizioni Theoria Novità Gennaio - Febbraio ACHENG IL RE DEI BAMBINI I Nella storia di un giovane maestro di scuola, il conflitto tra la burocrazia rivoluzionaria e le verità limpide e rudimentali che affiorano nelle coscknze dei suoi giovani allievi. a cura di Maria Rita Masci "Letterature", pagine 77 lire 15 ooo MARIOAGENO DAL NON VIVENTE AL VIVENTE Nuove ipotesi sull'origine della vita "Sonde", pagine 320 lire 45 ooo SANDRO ONOFRI LUCE DEL NORD La difficile gioventu di Angelo, in una Roma cattiva e stremata. Dopo Marco Lodali, Sandra Petrignani, Sandro Veronesi, Giampiero Comolli, Fulvio Abbate, Valeria Viganò e Marco Papa, l'esordio di un nuovo scrittore di talento. "Letterature", pagine 140 lire 24 ooo GÙNTHER ANDERS OPINIONI DI UN ERETICO Pacifismo, distruzione del futuro, reificazione, scienza, totalitarismo, disperazione: il percorso « settario » di un filosofo senza sette. introduzione di Stefano Velotti "Riflessi", pagine 128 lire 9000 FELIX HARTLAUB NELLA ZONA INTERDETTA Il piu lucido e raggelante racconto dell'orrore e dell'abiezione dell'intellighenzia tedesc~ negli anni del nazismo. "Confini", pagine 272 lire 26 ooo Successi ACHENG IL RE DEGLI SCACCHI Quarta edizione "Letterature", pagine 97 lire 15 ooo ACHENG IL RE DEGLI ALBERI Terza edizione "Letterature", pagine 88 lire 15 ooo FORTUNATO - METHNANI IMMIGRATO Premio speciale delle giurie 1990 « Pier Paolo Pasolini » Seconda edizione "Confini", p~gine 144 lire i8 ooo FRANCIS SCOTT FITZGERALD I RACCONTI DI PAT HOBBY "Letterature", pagine 192 lire 24 ooo ENRICO ALLEVA IL TACCHINO TERMOSTATICO Premio speciale Gambrinus I 990 "Sonde", pagine rr2 lire 18 ooo 25
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==