resto gli esempi non mancano, che innescare con coerenza e rigore un siffatto processo di verifica collettiva delle scelte e dei comportamenti sigrùfica provocare inevitabilmente fratture e divisioni che attraversano trasversalmente i partiti, le associazioni, ecc. Qui la nozione di "trasversalità" ha un notevole potenziale esplicativo, e può dunque essere molto opportunamente usata per rendere conto di questi processi. 2) Le spaccature del fronte antimafia e Il valore del pluralismo Un atteggiamento specularmente opposto al precedente è quello di chi (come, ad esempio, il "Coordinamento antimafia") ritiene che I' accertamento della "genuinità" e della "serietà" dell'impegno antimafioso non possa limitarsi, al contrario di quanto ho sostenuto prima, a rilevare, nei soggetti potenzialmente afferenti allo schieramento antimafia, la condivisione di un sistema di valori politico-culturali (ad esempio, l'adesione incondizionata ai principi dello stato di diritto, la volontà di battersi per il rinnovamento della politica, il riconoscimento di un legame importante fra politica e morale, ecc.) nettamente alternativi a quelli tipici della sub-cultura mafiosa, nonché la presenza di comportamenti che di quei valori costituiscano istanze concrete di applicazione; ma che, al contrario, l'accertamento debba essere ben più selettivo e rigoroso, e riguardare, in modo assorbente, anche tutta la serie di quegli altri elementi (ideologie politiche, concezioni giuridiche, strategie giudiziarie, analisi teorico-empiriche sulla mafia, concreti obiettivi di lotta e di mobilitazione, scelta di mezzi idonei per il perseguimento degli obiettivi in questione, ecc.) che finiscono per dar corpo a,uno dei tanti modi possibili di concepire e di praticare la lotta alla mafia. È piuttosto evidente che questo atteggiamento, visto il grande numero di condizioni che richiede all'impegno antimafioso "genuino", fmisce per privilegiare i momenti di spaccatura e di divisione frontale nello schieramento antimafia, anziché i momenti di più larga unità. Potrebbe infatti bastare il dissenso su uno dei singoli punti (magari su quello relativo alla "via giudiziaria" contro la mafia) per far venir meno la legittimità dell'iscrizione all'elitario "club antimafia". Mette conto di rilevare che la plausibilità di questo atteggiamento si basa sul presupposto, implicito ma necessario, che sia possibile distinguere, in questo ambito di fenomeni, l' oggettivamente vero dall 'oggettivamente falso, e, sulla base di ciò, determinare, altrettanto "oggettivamente", i corsi di azione che devono essere prescelti e quelli che devono essere omessi. Sullo sfondo di questa posizione gravitano, dunque, degli assunti epistemologici molto impegnativi, ma anche altrettanto discutibili, relativi alla acclarata possibilità di applicare, nel campo dei fatti socio-culturali e politici, criteri di "vero/falso" (sul piano teorico) e corrispondenti criteri di "giusto/sbagliato" (sul piano pratico). Troppo lungo e sofisticato sarebbe, comunque, il discorso volto a mettere radicalmente in questione queste assunzioni, peraltro ormai largamente screditate nella cultura filosofica contemporanea. Quello che mi preme di rilevare, invece, è che l'atteggiamento in questione incorre in un serio equivoco di fondo (sia _pure di segno diverso rispetto al precedente) sulla nozione di "unità nella lotta contro la mafia". Ho già avuto più volte occasione di segnalare come l 'unitàche deve essere ricercata metta in gioco valori e comportamenti a essi conformi, e non già specifiche concezioni, strategie, ideologie, convinzioni etiche e giuridiche, ecc. Su tutti questi elementi, al contrario, il dissenso e la divergenza di opinioni costituiscono un dato assolutamente fisiologico, dato che dipende, tra le altre cose, dall'inevitabile pluralismo di presupposti (di carattere etico, politico, teorico, ecc.) e di "visioni del mondo" a partire dalle quali ci si muove verso l'interpretazione e la valutazione del fenomeno mafioso, e, conseguentemente, si pongono in essere determinati modelli di comportamento antimafioso anziché altri. E, si badi bene, tale tipo di dissenso deve essere non solo passivamente rispettato~ ma anche attivamente auspicato e favorito, perché, qui come altrove, è attraverso il dissenso e il conflitto fra modi diversi di pensare e di agire che si ottengono progressi nella conoscenza dei Photo Sud/Conlraslo 1989. ILCONTESTO fenomeni e si affmano le tecniche di giustificazione delle scelte "pratiche" e dei comportamenti. Meno che mai, a fortiori, il dissenso in questione deve provocare reazioni di tipo discriminatorio o, peggio ancora, gratuite accuse di collusione "oggettiva" (I 'uso stalinista di questo attributo tarda purtroppo a scomparire dal lessico della politica) con la mafia. Se è vero che il dissenso e il pluralismo delle interpretazioni hanno un ruolo fondamentale ali' interno della schieramento antimafia, lo stesso non può dirsi per il dissenso e il pluralismo quando operano, oltre un certo limite, nell'area della decisione pubblica. Le istituzioni legislative e governative devono, non c'è dubbio, aiscutere sulle strategie da perseguire nella lotta contro la mafia. Soltanto che poi, sulla scorta dell'esame delle alternative disponibili, devono sceglierne una, e prendere dunque decisioni operative precise e univoche, nonché vincolanti per tutti i poteri dello stato. Ma è proprio questo aspetto fondamentale a mancare nell'azione dei pubblici poteri. Si tratta di un dato che è stato più volte messo in evidenza a fronte dei gravi delitti che hanno recentemente insanguinato la nostra regione. Non mi dilungo su ciò: mi limito soltanto a dire che manca una strategia di fondo L~-, ,, . ~'% \., ' 17
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