Linea d'ombra - anno IX - n. 56 - gennaio 1991

Mafia di • • 1er1 e Si assiste in Italia, dopo il successo delle Leghe nordiste e l'adesione che esse hanno cominciato a suscitare in alcuni intellettualigiornalisti-opinionmakers, a una nuova oruijita di pregiudizio anti-meridionale. Solo che stavolta, in risposta al generale sfascio e alla generale corruzione, si direbbe che anche in quei settori che amano ancora definirsi come "sinistra", del filone "movimento operaio" o del filone "laico", abbia corso la sciocca equazione Sud uguale Dc (e anche Stato e corruzione uguale Sud), e che dunque essere anti-Dc debba, chissà perché, essere anche anti-Sud. La situazione meridionale è disastrosa, lasituazione nazionale èdisastrosa. Non sappiamo come se ne uscirà, né cosa fare noi, per chiarire le cose. Ma intanio è bene che mafia di oggi sul Sud si abbiano conoscenze meno ipocrite e meno condizionate dai media e dagli antichi pregiudizi. Cominciamo proponendo alcuni materiali di varia provenienza-ma di persone e gruppi nei quali abbiamo grande fiducia. II p;imo di questi testi è tratto dalla bella rivista "Meridiana" (via Alessandria 37, 00/98, Roma, direttore Pietro Bevilacqua), che.dedica il suo ultimo numero, il 7-8, a Mafia, 'ndrangheta, camorra raccogliendo saggi storici e sociologici di primaria importanza. II secondoètrattoda "Segno" n.J 17-118(casella postale 565, 90100 Palermo; direttore Nino Fasullo): rivista palermitana tra le più coraggiose e indipendenti che operino oggi nel Sud. (G. F.) I fattori del cambiamento Salvatore Lupo, Rosario Mangiameli (...) Gli elementi di continuità della vicenda mafiosa in Sicilia sono apparsi prevalenti, nei limiti in cui si può dare continuità riferendosi ai fenomeni occorsi nell'arco di un secolo. Esistono comunque almeno due fattori di ~vidente discontinuità: il dilagare dell'infezione mafiosa in aree geografiche nelle quali anche nel recente passato essa era stata sconosciuta, e il mutato rapporto con la politica. Il problema della criminalità organizzata assume oggi una dimensione ,meridionale: la camorra ritorna ai fasti della cronaca, come e più _chein età liberale, dopo un lungo periodo di relativa latenza; la 'ndrangheta fuoriesce da un passato quasi senza storia, e comunque allarga la sua influenza al <tilà della tradizionale area reggina. Ad opera di queste due frazioni regionali si assiste ad un'ulteriore scalata verso direttrici completamente nuové, come quella pugliese, mentre l'Italia settentrionale appare talvolta il luogo dell'integrazione dei circuiti mafiosi con quelli della grande finanza internazionale. Ma il fenomeno dell'espansione riguarda la stessa Sicilia, ed attiene soprattutto al nuovo ruolo assunto in questi anni dalla Sicilia orientale, e in particolare dalla mafia catanese. Catania si è sentita a lungo immune dal fenomeno, proclamando una propria immagine di città "progredita", in contrapposizione a Palermo. Proprio per questo è stata sottovalutata la potenzialità criminale che i suoi quartieri popolari e il suo hinterland esprimevano; la "Milano del Sud"vèdevanegli anni Cinquanta una distribuzione di risorse pubbliche e un 'iniziativa affaristica tale da compattare attorno alla Democrazia cristiana un blocco di interessi "alti" che non sembrava lasciare spazio a una reale forza contrattuale di bande delinquenziali. Negli anni Settanta, la crisi di questo modello di sviluppo, ovvero la compiuta sua realizzazione, ha portato a una moltiplicazione degli appetiti e a un'incapacità di controllo da parte dell'establishment, cqmprovata dalla profonda crisi- anche elettorale-della Democrazia cristiana; e mentre una garanzia politica viene a mancare agli imprenditori, si libera dalla base della piramide una forza militare in grado di trattare.da pari a pari con i vertici della città e di stabilire fruttuose relazioni di alleanza con la più antica mafia palermitana, seguendo le usuali linee della contrapposizione sanguinosa tra le cosche nel corso della scalata al potere. Il caso più clamoroso è stato quello dell'intimo rapporto tra il cav. del lavoro Costanzo, grande imprenditore dell' edilizia, e il capomafia più importante, Nitto Santapaola, che neJJamigliore tradizione palermitana è stato giustificato con lo stato di necessità che condizionerebbe un operatore economico siciliano. Come nella Palermo di metà Ottocento, una IL CONTESTO delinquenza "bassa" in pericolosa e incontrollata crescita si incontra con frazioni di gruppi dirigenti che ritengono più opportuno tollerarla, e magari servirsene, che contrastarla. L'analogia tra queste due mafie allo stato nascente non deve però trarre in ingann~. facendo pensare che da comuni condizioni sociali derivino identici risultati in una dimensione atemporale. L'esistenza di Cosa nostra nella fase di sviluppo della mafia catanese non può non essere una condizione che indirizza l'andamento di queste nuove cosche, che entrano con quelle palermitane inun rapporto di contrattazione e di definizione dei rispettivi equilibri. La mafia si espande anche per contiguità e connessione territoriale.C'è poi l'Ente regione amettere in contatto le due realtà e a stabilire il comune ambito degli affari, il che significa protezioni e relazioni. Quanto ha contato il sistema delle amicizie di Santapaola, con i suoi rapporti privilegiati palermitani, nel consentire a Costanzo la conquista di importantissimi appalti nel capoluogo? Siamo davanti a un punto essenziale, evidenziato a suo tempo dal generale Dalla Chiesa. L'ostinazione con cui lo stesso Costanzo e l'altro imprenditore ecceÌlente catanese, Mario Rendo, hanno negato il loro coinvolgimento in affari e vicen<;Ìepalermitane, anche davanti a circostanze documentate, è al proposito significativa. Dai classici punti forti della provincia di Palermò e dello stesso capoluogo, dall'area exzolfifera e latifondistica del Nisseno e dell' Agrigentino, dalle zone costiere del Trapanese, il fenomeno mafioso si è allargato dunque verso Catania, ma anche verso le provincie "tranquille" di Messina, Siracusa e Ragusa, mai toccate fino ad oggi non solo dalla criminalità organizzata ma nemmeno dalla presenza di una delinquenza diffusa. Gli stessi siracusani che una ventina d'anni or sono arguivano dal fallimento del sequestro del senatore Graziano Verzotto, presidente dell'Ente minerario siciliano, l'impermeabilità della loro città ad ogni assalto delinquenziale; oggi devono riconoscere che non esistono anticorpi culturali da far valere contro le bombe che ogni notte colpiscono i Processodi camorristi a Napoli (foto di Roberto Koch/Contrasto). 15

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