Linea d'ombra - anno IX - n. 56 - gennaio 1991

IL CONTESTO Antigone o Creonte Etica e politica della nonviolenza Nanni Salio Sul tema della nonviolenza si è ripreso a parlare e a riflettere con maggiore insistenza negli ultimi anni in vari ambienti culturali e politici, compresi quelli della sinistra. Uno dei segni di questa rinnovata attenzione è la pubblicazione, da parte degli Editori Riuniti, di una raccolta di sei saggi di Giuliano Pontara (Antigone o Creonte, Etica e politica nell'Era atomica, Editori Riuniti, pp. 160, L. 20.000), scritti a partire dalla metà degli anni Settanta in occasioni e momenti' storici diversi. Il filo conduttore che ha guidato la scelta dei testi, parzialmente rielaborati rispetto alla versione originale, è esposto dall'autore stesso nell' "Introduzione". Pontara si propone di indagare il rapporto tra etica e politica alla luce di tre domande che gli paiono particolarmente importanti: primo, "se l'agire politico ... sia sussumibile sotto le categorie etiche del bene e del male ... oppure esuli totalmente dalla sfera dell'etica"; secondo, "se si debba tracciare una netta distinzione tra etica politica o sociale ed etica individuale o privata"; terzo, se sia possibile "condurre e risolvere i conflitti tra gruppi mediante metodi nonviolenti piuttosto che con metodi violenti". Per discutere le prime due domande, Pontare sceglie una soluzione originale e suggestiva: analizza la tragedia di Antigone nelJaversion~ moderna di Jean Anouilh (Antigone, La table ronde, Paris 1946). E una scelta che potrebbe ispirare altri autori, o Pontara stesso, a cimentarsi con classici non solo délla cultura occidentale. Un testo che presenta interessanti analogie con l'Antigone di Sofocle è probabilmente quello del Bhagavad Gita, il canto della grande epopea indiana del Mahabarata che descrive il dilemma in cui si viene a trovare il guerriero Arjuna nella guerra che lo contrappone ai propri familiari. Per la grande rilevanza che ha avuto nella formazione culturale di Ghandi e del suo discepolo prediletto, Vinoba Bhave, questo testo meriterebbe una maggiore attenzione da parte dei cultori della nonviolenza e forse il metodo seguito da Pontara potrebbe facilitarne una lettura sia in termini razionali sia comparati (per esempio rispetto alla stessa analisi gandhÌana: Gandhi commenta la Bhagavad Gita, Edizioni Mediterranee, Roma 1988). Per quanto riguarda la tragedia greca, il conflitto tra Antigone e Creonte viene analizzato discutendo tre possibili interpretazioni dei loro ruoli, a seconda che vengano intesi come diverse concezioni del rapporto ética-politica, come diverse concezioni etiche, oppure come diversi modi di fare politica. Discussi vari argomenti che si possono portare a sostegno dei ruoli dei due attori principali del conflitto, Pontara sostiene che nel primo caso la posizione più corretta è quella di Antigone. Il secondo caso porta al noto dilemma tra etica della responsabilità ed etica dei principi, che l'autore risolve riconducendolo a una variante del caso successivo (vedi tabella 1), secondo cui Antigone sostiene, con argomenti migliori di quelli di Creonte, la possibilità di moralizzare la politica. Questa prima conclusione permette di respingere la tesi assai diffusa che considera la nonviolenza non una dottrina politica, ma una semplice opzione etica indiviçluale che, per quanto nobile, appartiene al regno delle anime belle e non ha alcuna rilevanza dal punto di vista politico. Nonostante il giudizio lusinghiero quanto autorevole di Kenneth Boulding, secondo il quale la nonviolenza gandhiana è forse la "più importante idea politica del ventesimo secolo" è raro che i cultori di storia, filosofia e teoria delle dottrine politiche vi dedichino poco più d'un cenno (e spesso neppure quello)"nei loro corsi universitari o nei loro pur ampi trattati. Tenuto conto che il gesto di Antigone si configura come uno dei primi e più palesi esempi di disobbedienza civile e nonviolenta, Pontara si chiede, nel secondo saggio, se esista o meno il diritto di resistenza, e sostiene una tesi normativa, di natura etica, secondo la quale "non si dà un obbligo politico .. di obbedire alle leggi dello Stato...". Ne segue quindi che non esiste alcuna autorità legittima dejure (anarchismo filosofico, ma non necessariamente politico) e di conseguenza non esiste neppure il diritto di resistenza. Si danno tuttavia casi nei quali è "moralmente doveroso resistere" e si pone il problema di stabilire non solo quando ciò avvenga, ma con quali mezzi si debba resistere: con mezzi violenti oppure nonviolenti? Per rispondere è necessaria una teoria che Pontara costruisce a partire da una rigorosa analisi dei concetti di violenza e nonviolenza. Per successive approssimazioni, egli giunge a definire la violenza come "l' inflizione intenzionale e coatta di un male intrins~o personale". È utile confrontare questa definizione con quelle proposte da altri autori, in particolare Bobbio e Galtung (vedi tabella 2), per meglio chiarire pregi, limiti, ambiguità di ciascuna definizione e per essere più consapevoli delle difficoltà che si incontrano in questa materia. Come osserva lo stesso Pontara, Bobbio privilegia una definizione di violenza più ristretta, limitata alle forme più bnitali di lesioni fisiche sulla persona urriana attuate in particolar modo con mezzi militari. Al contrario, Galtung analizza il concetto di violenza mediante una tipologia molto articolata che distingue tra violenza diretta, strutturale e culturale. Non è possibile qui entrare nel merito specifico di questa classificazione, sulla quale l'autore è ritornato a più riprese nei suoi studi (Typologies of Violence, in Essays on Peace Research VI, Christian Ejlers, Copenhagen 1988; Tabella 1. Analisi del conflitto tra Antigone e Creonte secondo tre diverse interpretazioni. Interpretazione Creante Antigone Conclusioni diverse concezioni del rapporto le leggi della politica le leggi non scritte e non mutabili è più corretta la tesi di Antigone etica-politica sono amorali sono vali.deper ogni agire umano diverse concezioni etiche · etica della responsabilità etica dell'interiorità o dei principi diverse concezioni del modo di concezione realistica della poli- a) rifiuto della politica migliori le ragioni di Creonte fare politica tica, che implica la minaccia e b) moralizzazione della politica migliori le ragioni di Antigone l'uso della violenza 12

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