Linea d'ombra - anno IX - n. 56 - gennaio 1991

nuare con le operazioni eh' erano scaturite da decisioni del precedente governo, un governo costituzionale. Ci venne infatti ordinato dalla legge di annientare i sovversivi. Per noi militari, che non siamo filologi né abbiamo il tempo per andare a consultare il vocabolario della Reale Accademia spagnola, la parola "annientare" ha un unico significato: liquidare il nemico. È in questa direzione che abbiamo condotto la guerra. E poi le guerre, come è risaputo, non si fanno con il codice in mano." "Non è vero che quello fosse l'ordine!", reagisce in un'altra intervista l'uomo che firmò il decreto in questione come capo dello Stato ad interim (durante un periodo di vacanza di "Isabelita"), Italo Luder, esponente peronista e illustre avvocato, che ricoprì brevemente la carica in quanto era presidente del Senato. "Il decreto ordinava di 'annientare l'attività dei sovversivi', vale a dire la loro capacità operativa, e non di annientare loro fisicamente." Dietro le contrastanti versioni di oggi, c'è verosimilmente una finzione rappresentata a suo tempo da entrambe le parti; i militari, che allora controllavano ormai ogni mossa del governo, sapevano cosa stavano imponendo ai civili a cui concedevano ancora per poco di occupare la Casa Rosada e questi a loro voi ta erano consapevoli dell'intenzione degli uomini in divisa. Dichiarò una volta la pur sprovveduta Isabelita, evidentemente rivolta ai politici che spingevano i militari verso il colpo di stato: "Se i militari prendessero il potere, i crimini che ci colpiscono oggi diventerebbero una politica sistematica". Adesso dichiara Harguindeguy: "Ogni guerra ha un solo scopo: distruggere il nemico ... Cosa vuol dire 'eccessi'? Semplicemente è molto difficile dosare l'applicazione della forza da parte di uomini che sono addestrati per combattere, per ammazzare e per morire". E il tenente colonnello Rica: "È stata una guerr~ inevitabile, giusta, necessaria". Ecco le parole del generale Bussi: "In guerra la vittoria va generalmente a chi compie il maggior numero di violenze. Una volta scatenata la guerra, beninteso perché i ·politici non sono stati capaci di evitarla, noi militari siamo chiamati a mettere in campo tanta violenza quanta sia necessaria per piegare la volontà di combattere del nemico. In sostanza la guerra è la somma dei morti di un campo e di quello nemico. Chi provoca più morti all'altro ha più possibilità di vincere la guerra". Ma tutti gli atti puramente criminali emersi durante il processo contro gli ex comandanti, generale Harguindeguy? "Per nessuno dei casi affrontati, ripeto per nessuno, ci sono state le prove. E secondo i codici argentini, del resto ispirati dal Diritto romano, si può parlare di assassinio soltanto in presenza del corpo del delitto". Macabro scherzo: gli scomparsi non si possono certo far vedere ai giudici e per quei pochi le cui ossa sono state identificate non è poi così facile riunire in tempi brevi tutti gli elementi d'accusa. Ci si sarebbe potuto arrivare, poco a poco, se i governi seguiti alla dittatura non avessero fermato la macchina della giustizia. "Noi abbiamo affrontato la guerra contro le bande di delinquenti marxisti-leninisti", spiega il generale Bussi senza curarsi delle distinzioni ideologiche tra i "sovversivi", "su due fronti contemporaneamente: quello militare e quello politico, quest'ultimo diretto a sradicare le cause che generarono la sovversione". Bussi intende per "sradicare le cause" ammazzare tutti quelli anche minimamente sospetti, "simpatizzanti e indifferenti", mentre coloro che lui definisce "marxisti-leninisti" sono non soltanto i guerriglieri trotzkisti dell 'Erp schiacciati dalla sua artiglieria ma anche altri raggruppamenti armati a cominciare dai Montoneros. Per questi è d'obbligo una parentesi nel resoconto dell'inchiesta. Cosa si proponeva in effetti il vertice di questa che è stata l'organizzazion~ più numerosa dell'opposizione di sinistra, sia IL CONTESTO durante il governo lsabelita-L6pez Rega che in seguito sotto la dittatura militare? Senz'alcun dubbio le migliaia di giovani che a quest'organizzazione aderirono puntavano alla realizzazione della "patria socialista" proclamata negli slogan; insomma vedevano nel peronismo la via argentlnti verso il socialismo. Ma i capi, quei 3 o 4 del ristretto comando superiore della struttura rigorosamente verticistica? Volevano anch'essi effettivamente quello che dicevano? Lasciano quanto meno perplessi diversi fatti. Vediamo. . 1) Questi capi erano stati tutti militanti della destra ultracattolica prima di fondare l'organizzazione. 2) Diversi personaggi nel caso attendibili sostengono che l'uccisione dell'ex presidente Aramburu, leader del settore "liberale" dell'esercito, a cui era attribuito un patto con l'allora esiliato Per6n per una transizione negoziata verso la democrazia contro la volontà dei militari "nazionalisti" al potere a quel tempo, non è stata opera dei capi Montoneros - come invece il "numero uno" dell'organizzazione, Firmenich, proclamò-ma dei servizi segreti di questi militari che dal successo di quel patto sarebbero stati scalzati. 3) Gli ordini imp~titi dal vertice dei Montoneros per azioni che di volta in volta costarono parecchi morti tra i militanti dell'organizzazione potevano essere addebitati all 'in.izio alla scarsa esperienza, in seguito ad errori di valutazione, poi però non potevano che via via suscitare sospetti; nel 1979, quando il regime di Buenos Aires esercitava ormai un saldo controllo su ogni settore della vita nazionale, i capi Montoneros esiliati in Europa lanciarono l'ordine della "controffensiva" perché a loro dire i militari erano divenuti debolissimi e quindi bisognava che i propri dirigenti ali' estero rientrassero in patria per mettersi alla · testa dell'attacco decisivo: naturalmente tutti quelli che ritornarono furono uccisi appena sbarcati sul suolo argentino. 4) Più o meno in quella stessa epoca, il "comandante supremo" Mario Eduardo Firmenich accettò di trattare e stabilì delle intese non meglio precisate con l'ammiraglio Massera; diversi dirigenti intermedi decisero di lasciare l'organizzazione per protesta. 5) Quando Firmenich fu estradato dal Brasile, una volta caduta la dittatura, sua madre dichiarò davanti ai giornalisti: "La pagheranno quelli che avrebbero potuto impedirlo e non l'hanno fatto". Chi? 6) Da un'inchiesta giudiziaria si seppe che la casa in cui Firmenich convocò durante gli anni di piombo una conferenza stampa per rilasciare nel modo più clamoroso possibile l' imprenditore Jorge Born - per cui era stato pagato un riscatto di 60 milioni di dollari - apparteneva a un agente dei servizi segreti dell'esercito; puro caso, dichiararono gli amici di Firmenich, perché quella casa era data in affitto a chiunque ne fosse interessato. 7) Un'altra scoperta: il nome del "comandante supremo" figura parecchie volte nel registro dei visitatori, nei primi anni Settanta, del ministro-generale Imaz, un militare di quelli "duri". 8) Alcuni capi della disciolta organizzazione armata "di sinistra" lavorano attualmente per Seineldin, il colonnello di estrema destra che fu ufficiale di collegamento tra l'esercito e gli squadroni della morte dell' AAA, ieratico militare che quando ha avuto il comando di truppe salutava i soldati con le parole "Dio, Patria e famiglia!" "Certo che facciamo l'autocritica", risponde alla domanda l'ex "numero due" dei Montoneros, Fernando VacaNarvaja, "ma è tutta la società argentina che dovrebbe farla". Ma perché con tutti quei soldi del riscatto dell'imprenditore, che come si sa fruttarono abbondanti interessi essendo stati versati in banche 9

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