Linea d'ombra - anno IX - n. 56 - gennaio 1991

IL CONTESTO e torturava e assassinava acquistava di fatto un maggiore peso, nel caso di Massera al vertice del regime. Quando lui rilasciava qualcuno fra i prigionieri, era perché tentava di stabilire un ponte con il movimento peronista al fine della sua progettata scalata al potere: Lo stesso discorso va fatto per le liste di condannati che circolavano pubblicamente: gruppi concorrenti che si nascondevano l'uno all'altro le informazioni raccolte e che diramavano quelle liste per mostrare di sapere di più-oltre che di essere più attivi, tutto per guadagnarsi un pezzettino maggiorç di potere ... Insomma la centralizzazione dell'intera "guerra sporca" e le forme di decentramento convivevano perfettamente. La struttura portante era comunque verticistica, copiata dai francesi in Algeria." Non furono forse gli americani a istruire i militari argentini? "L'influenza predominante è stata quella francese. È vero che funzionavano scuole per ufficiali di tutto il continente gestite da Washington e che da esse erano uscite direttive generali sempre in vigore per combattere la guerriglia ma, a parte gli screzi tra gli americani e il regime argentino per via della politica dei diritti umani del presidente Carter, i militari del nostro paese hanno avuto per principali maestri quelli francesi, presenti qui con istruttori già da parecchio tempo prima della dittatura. Detto per inciso, gli stessi americani hanno imparato molto dai francesi quando li sostituirono in Vietnam. In Argentina, se andiamo a vedere la collezione della rivista "El circulo militar", troviamo nei numeri degli ùltimi anni prima del golpe del '76 numerosi articoli illustrativi sul tipo di guerrasucia che infatti poi sarebbe stata applicata. La divisione delle forze armate in zone, subzone, aree operative, era stata suggerita dall'esperienza francese nelle guerre coloniali. I pezzi scritti dopo la caduta della dittatura su qualche giornale dal generale Camps, l'uomo che in un 'intervista si vantò di aver personalmente ordinato l'uccisione di cinquemila sovversivi, sono pieni di citazioni di militari francesi. All 'origine di quest'influenza sugli ufficiali c'era una forte incidenza degli insegnamenti della controrivoluzione francese sugl1 intellettuali dell'estrema destra locale; qui il fascismo italiano e il falangismo spagnolo sono penetrati ma una vera e propria radicazione l'hanno avuta le idee dell' Action Française di Charles Maurras. Tutto con il supporto, in Argentina così come era avvenuto in Francia, di una Chiesa identificata con le dottrine controrivoluzionarie". La Chiesa argentina è stata al fianco del regime militare, inaugurato del resto dall 'ùltracattolico generale Jorge R. Videla. "Non è la Chiesa ma il suo vertice", corregge monsignor Miguel Esteban Hessayne, un vescovo del Sud argentino che personalmente si è sempre battuto per fermare i crimini, rischiando la vita; un prete che ama ricordare quei "fratelli", secondo lui non pochi, che mai hanno smesso di denunciare la barbarie, a cominciare dal vescovo Angelelli, di Le Rioja, ammazzato dai sicari del regime. Quando gli si ricorda che però è stato nientemeno che il cardinale Aramburu, primate della Chiesa argentina oggi e già in quegli anni, a dichiarare a un giornale italiano che i "desaparecidos" non esistevano, che si trattava di persone forse introvabili perché impegnate in viaggi turistici, Hoccoyne dice: "Ma uno solo, anche se cardinale, non è la Chiesa. Fra noi vescovi in parecchi siamo stati molto chiari". Ammette subito, però, che "da parte di alcuni c'è stata ambiguità, sì, diciamo comprensione nei confronti dei responsabili di ciò che stava accadendo. Uno scandalo, è vero ... La Conferenza episcopale ha ricevuto i militari ma mai le Madri di Plaza de Mayo, che pure sollecitarono ripetutamente un incontro. Spesso tra i vescovi si era a parole d'accordo tutti o quasi tutti con il bisogno di denunciare ma poi ci si comportava in modo diverso". Forse la paura fisica? Semplice dissociazione tra la difesa generica, teorica, dei principi cristiani e una solidaa li presidente Menem ~ i suoi collaboratori !foto di Donatello Bragioni/Contrasto). rietà che di fatto si manifestava verso quella "guerra sporca" considerata dopotutto il prezzo da pagare per la restaurazione dei valori cari alla Chiesa? La paura fisica c'era in tutti. "S'era generata la cultura della paura", secondo la psicologa Giberti," e quindi nacquero meccanismi di autoprotezione. Per prima cosa la paura fa tacere, produce silenzio. Diventò normale il far finta di non sapere. Salvo, è chiaro, per i parenti degli scomparsi". E nemmeno per tutti fra questi, quando il sequestro avveniva in località della sterminata provincia argentina dove ci si sente ancora più indifesi di fronte all'arroganza del potere. E gli altri, quelli delle famiglie non colpite, quando appena qualcuno se la sentiva di accennare al rapimento di cui era venuto a conoscenza nelle ultime ore, la battuta comune che bloccava sul nascere qualsiasi eventuale discorso era "algo habra hecho" (qualcosa avrà fatto). Era il modo più facile di evitare rischi, poiché non si poteva mai sapere se qualche orecchio indiscreto stesse ascoltando. "Far finta di non sapere" ... Come si poteva altrimenti vivere tranquilli (?) sapendo che quel vicino o conoscente o compagno di lavoro era stato preso e caricato su una Ford-Falcon anche se non sembrava un "sovversivo" o anzi si sapeva benissimo che non lo era? Questa gente, stragrande maggioranza della società argentina, aveva accolto con un sospiro di sollievo l'ennesima irruzione dei militari al potere: la presidenza della vedova di Per6n aveva portato il caos in tutti i settori, anche dopo che proprio i capi delle Forze amiate avevano costretto a lasciare il paese José L6pez Rega, l'ex caporale di polizia divenuto il potente e terribile "Rasputin" della signora presidente grazie anche ai tanti soldi accumulati dopo aver introdotto la P2 italiana nei più l,lltilivelli del paese, il fondatore degli squadroni della morte arruolati sotto la sigla AAA (Associaci on Anticomunista Argentina). Era ormai diventata vera ansia in quasi tutta la popolazione l'attesa di un governo capace di farla finita con gli anni di piombo che insanguinavano sempre di più il paese, con i trotzkisti dell'Erp, con i peronisti di sinistra Montoneros - che spesso sparavano sul mucchio e talvolta incomprensibilmente ammazzavano anche personaggi per nulla sospettati di çonnivenze con settori "antipopolari" -, i gruppi vari di assassini che agivano con giustificazioni di estrema destra o senz 'àlcuna giustificazione. Finalmente, dopo il golpe, l'ordine sarebbe stato imposto. "Assumemmo il potere perché nel paese c'era una totale assenza di potere", spiega il generale Harguindeguy. "Per quanto riguarda la lotta contro la sovversione, si trattò soltanto di conti-

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