Linea d'ombra - anno VIII - n. 55 - dicembre 1990

una sonnambula per rimanere appoggiata alla parete, contratta e in silenzio, con il ventre cresciuto e con lo stesso abito che indossava quando se ne andò dalla città, mesi prima. Lui si era alzato adagio, senzasmeueredi fumare. Voleva infonderle fiducia e coraggio, ma lei si appiatù contro la parete e cominciò ad agitarsi con violenza come .un animale ferito. Pianse convulsamente, senza aspettarsi suppliche né parole d'incoraggiamento, incolpandosi, piullosto, lei stessa della sua disgrazia, di quella v~a illusione che la fece sognare tra le nuvole per poi vivere ora la sua colpa. Lui aveva atteso senza spazientirsi finché la vinse lo spossamento e tutta la violenza del suo sfogo si sciolse in sospiri profondi. Quando smise di sfregare il coltello sulla pietra smeriglio e guardò il filo impeccabile, unbrivido freddo gli percorse ilcorpo.Aveva la bocca secca e amara. La levatrice si era impegnata con tutta la sua esperienza. Giorno e notte le aveva scaldato il corpo con massaggi, riscattandola dal!' agonia e spronandola a fare l'ultimo sforzo. Dopo alcuni giorni, quando si rese conto che tutto era irrimediabilmente perso, e il fetore era divenuto insopportabile, abbandonò la partoriente e andò in chiesa. Adesso la sua voce primitiva si levava vibrante al di sopra del coro eCasimiro Reyes aveva cominciato ad avere cieca fiducia nella forza di quel melodioso clamore. Guardò il filo brillante della lama e ricordò la sua terra, Sondondo. Era sceso alla costa ad appena nove anni, adesso ne aveva venticinque e aveva un coltello in mano. "Cazzo", disse e si sentì più solo che mai. Le pareti della cucina erano vecchie e la fuliggine impregnata sulla superficie dava loro un tetro aspetto. Aprì la mano dov'era il coltello e la richiuse con più forza. Con gli occhi appannati dalle lacrime entrò nella stanza attigua. Lei non lo vide, ma quando si senù imprigionata contro la testiera della branda, emise un lamento e aprì gli occhi. Il suo sguardo era neutro e inespressivo. Lui non ebbe il coraggio. Cercò uno straccio e le copri il visò. Solo allora affondò il coltello e confortato da una strana serenità cominciò ad estrarre pezzi di carne putrefatta, coaguli induriti e neri. Irrigidito dai gemiti strinse i denti e continuò tremante il suo terribile compito. Non sentiva più pena nè dolore, bensì un vuoto infinito come la morte. Ma non si fermò. Con le mani imbrattate di sangue scuro e fangoso, ammucchiò i residui sul pavimento, in una pagina di giornale. Agiva come accecato da un'inspiegabile frenesia. D'improvviso il suo volto arrossì, si contrasse oon violenza e un grido spezzato scosse le pareti dèlla stanza. Lei aprì gli occhi e restò immobile, con lo sguardo vitreo fisso sul soffillo. LOS BROTHERS Federico Campbell traduzione di Angelina Zucconi Senza che ci fosse più bisogno di discuterlo negli ultimi mesi, Laura e io decidemmo di separarci. Un sabato pomeriggio, ritornando a casa, notai che aveva portato via tutte le sue cose. Non aveva lasciato neanche un biglietto; non era nel suo stile e, inoltre, ci parlavamo molto poco al punto in cui era arrivata la nostra sfortunata convivenza. li giorno successivo, dopo aver dormito molto più del necessario, mi sedetti nella pizzeria sotto casa con l'intenzione di prendere un caffè e svegliarmi, così, definitivamente. Era una domenica molto nuvolosa. Da nord si estendeva una cappa di nubi su quasi tutta la città. Ma era difficile capire se avrebbe piovuto o meno. Non si può mai sapere. Avevo scelto uno dei tavolini di metallo disposti sul marciapiede e mi avevano appena servito un pezzo di pizza e la seconda tazza di caffè, quando in lontananza vidi avvicinarsi senza fretta Eligio Villagran. STORIE/CAMPBELL Non mi entusiasmava affatto l'idea di parlare in quelmomento con qualcuno, ma l'incontro sembrava ineluttabile. Senza far niente per dissimularlo mi concentrai sulla insipida pizzachemisi in bocca controvoglia mentre pensavo a ciò che i n~v_iganti chiamano collision course: un corso o un percorso di colhs1oneo scontro inevitabile, come quando una imbarcazione segu~ una direzione che fatalmente la farà incagliare o cozzare con un altra nave. Soltanto che in questo caso ero io a costituire il punto fisso cd Eligio la minaccia rivolta verso di me. . Di lui si era dello certe volte che non poteva restare zitto neanche un secondo. Parlava con foga, senza ascoltare, il tono esaltato dei suoi monologhi divertiva lui soprattutto più che gli altri o in qualche modo gli permetteva di ritrovare _u~certo equilibrio con se stesso. Faceva la comparsa negli studi cmematogralici ChurÙbusco, in film di cowboy; aveva infatti un aspetto da uomo del nord, di un paese di allevatori di bestiame o del Texas. Non si toglieva mai gli stivali appuntiti né il gilé di cuoio bullonato, che gli erano rimasti dopo un film in cui aveva la~orato. Un'acne giovanile o forse la fiammata di una stufa a gas, gh aveva essiccato la faccia, un volto che in un colpo solo e pe~un solo biglicllo d'ingresso gli dava l'aria del buono, del cat~1voe del brutto allo stesso tempo, un po' secondo lo stile dei western all'italiana. Non avevo ancora finito di ripassare nel mio archivi~~entalc tulle le schede che avevano a che fare con lui che si era gia seduto di fronte a me, comodamente sistemato in una delle seggiole, le gambe divaricate e un sorriso sulla bocca. - Prendi un caffè? - gli chiesi - Sì, maestro. Prendiamocelo. - Che è successo? - A proposito di che? - Continuate a lavorare? -Poco, lo sai che ilcincmaè morto. Un filmwestem,qualche spot pubblicitario, niente altro. Ci arrangiamo ... Vicino a Tuia, una zona in collina di terra polverosa. Vedessi com 'è ve_nutobene. Beh, credo. Un casino di polvere, da tutte le paru. Quando abbiamo finito facevamo schifo. - Ma dove ti eri ficcato prima? - Lì, ti dico. -No,prima... . . - Mah, girando ... sono andato un po' in giro pnma ~cl film. Abbiamo lavorato a Mexicali, un po' anche a Valle !~penai._..?1a non è facile andare dall'altra parte, solo in certi mesi è possibile. E a Tijuana. - E di che vivevi? 89

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==