ACQUA DI CALENDOLA Gregorio Mart(nez a cura di Natalia Giannoni Il giorno spuntòcoperto di nubima l'odore si senlivapiù forte. Era apparso la settimanaprecedente,precisamente il venerdìdopo l'una del pomeriggio. Un tanfo di carne putrefatta, di asinomorto, che arrivavaa ondate e ristagnavaaleggiandopigramentenell'aria ·ore e ore. Si scatenò non appena la campana della chiesa rintoccò l'una del pomeriggio. A quell'ora la città riposava assopita per il pranzo e il caldo soffocante. Soloalle due e mezzo, nel riprendere le attivitàordinarie, si notò che era riaffiorato e che cominciava a provocare le prime stragi. Qualcuno entrò nell'ufficio postale per fare un telegramma e trovò la telegrafista svenuta in una pozza di vomito. La notizia si diffuse velocemente e fu all'origine di molteplici manifestazioni di dolore e rammarico soprattutto tra i Il corvo Uncorvozoppo,conunazampadi cera,furiosoper lasua sventura,domandò a Dio: Dio, così valoroso sei che creasti l'uomo, uomo,chefa lima, lima che affila coltello, coltello che uccide toro1 toro che beve acqua, acqua che spegnf fiamma, fiamma che brucia bastone, bastone che uccide cane, cane che scaccia gatto,gattochemangiatopo,topochefora parete,pareteche arrestavento, vento che trascinanube, nube checopresole, solechebruciapietra,pietra chescioglie la zampettamia di cera? Dio lo guardò sconcertatoe non poté rispondergli. STORIE/MARTINEZ pensionati che pranzavano con lei nella pensione "Chacaltana". Malgradociò successivamentesi commentò che la telegrafistaera una smorfiosache aveva schifodi tuttoe che dal suoarrivo in città, quale unica impiegata delle Poste, non aveva fatto altro che guardare storto tutto ciò che le si presentava dinanzi, compreso il cibo. Era nubile, di circa trentacinque anni, e ogni pensionato bramava segretamente le sue massicce e rotonde natiche. Adesso era lunedì e le cose andavano di male in peggio. Il giorno spuntò coperto di nubi, il terreno inumidito e l'odore di putrefazione si .sentiva più intenso e ripugnante dei tre giorni precedenti.N9n si.capiva chiaramente ciò che stava avvenendo, ma si prese a parlare di grandi catastrofi e di epidemie, come la peste, che uccidevano dalla sera alla mattina. Anche la gente più istruitae preparatadichiaròcon sufficienzache la storiae laBibbia testimoniavanoche la peste si manifestava sempre con un fetore nauseabondo senza cause né origini apparenti. Questo ragionamento impressionò la popolazione e la maggioranza l'accettò come veritiero e scientifico. Solo una voce dissenziente si levò contro tale conclusione: quella di Casimiro Reyes che con esperienzaveterinaria,controil pareredei laureati, curava l'enterite dei bovini a forza di lavaggi d'erba mora e semi di lino. Senza presunzionidi alcungenere,macon la stessamisuracheponevanel domare i tori feroci, disse che l'unica peste da temere erano la carestia e la fame. Quindi rimase pensieroso, come sospeso nel vuoto e assorto in un improvviso avvilimento. La domenica, alle prime luci del giorno, gli abitantipercorsero a gruppi i dintorni della città e l'alveo secco del fiume alla ricerca di qualchecarogna nascostache fosseali' originedel cattivoodore. Trovarono le corna di un cervo che nessuno potè spiegareda dove provenissero.Casimiro Reyes,che possedeva un'esperienza sugli animali superiore a quella dei libri stessi, dissertò a lungo sulle varietà di cervidi che vivevano nelle gole alte e che, a volte, nei periodidi carestia scendevanoalla costa. Ma, alla fine, quando gli disserodi andare al sodo, non seppe dare una spiegazioneconvincente su quel ritrovamento così esotico. Quando il sindaco venne a sapere che si trattava delle coma di un cervide probabilmente africano,ordinòche gli venisseroconsegnate permetterloal sicuro dalla curiosità dei bambini e dalle smanie di novità della gente. "Non siamo.qui per dar spettacolo, cazzo", disse a quelli che si intestardivano a voler vedere le straordinarie corna del cervo africano."Andatevenepiuttostoa spasso" aggiunsemoltoserioma godendoseladi nascosto come gli era consueto. Alledieci del mattinoil cieloeraancoracoperto.Lagentc si era alzataprestoper cominciarebene la settimana, ma il cattivo odore li rendevastorditi e malconci.Le nubi che coprivanoil cielo erano cotonose, asciutte. Si notava che sarebbe piovuto. Invece il caldo cominciavaa farsi sentire, soffocante e appiccicoso.A vantaggio di tutti il sabato si era potuto controllare le nausee e i vomiti, per mezzodi undecotto a basedi fogliee fiori di calendola.Alle undici il fetoreaumentò,come seristagnassenegli angoli,nellestanzepiù · buie. Trascorsomezzogiorno,un'atmosfera incupitae rognosa ricoprì la città. Poche persone misero qualcosa iri bocca all'ora del pranzo.Ipiù,disgustatieinappetenti,siaccontentarono di un sorso d'acqua di calendola. Solo quelli che avevano lavorato nella "Guanera"durante il periododell'estrazione del guano,mangiarono tranquillamentecomequalunquealtro giorno.Alledue emezza del pomeriggio, contrariamentealle aspettative, un iritensoviavai segnò la ripresa delle attività quotidiane. Ma la gente non si dirigeva alle consuete occupazioni e ai luoghi di lavoro, bensì direttamentealla porta dellachiesa, dove si era formatoun insolito affollamento.Al centro del tumulto una donna grassacon i capelli bruciacchiatidai prodotti chimicidella permanente,richiamava su 87
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