STORIE/ ATXAGA Il mercante ebbe pietà di lui e gli diede il cavallo, e il servo partì con la speranza di arrivare a lspahan prima di nolte. La sera, il mercante stesso andò al mercato e, come era successo prima al servo, vide anche lui la Morte. - Morte - le disse, avvicinandosi -, perché hai fatto un cenno di minaccia al mio servo? - Un cenno di minaccia? - rispose la Morte. - No, non era un cenno di minaccia, ma di stupore. Ero sorpresa di vederlo qui, così lontano da lspahan, perché èa lspahan che devo portarmi via il tuo servo. Alla quarta pagina del quaderno di Henry, un commento sul Servodel riccomercante: "Alcuni ritengono che la vita sia come un tiro ai dadi. Dicono che non appena si nasce, il nostro destino è segnato. Che il modo in cui cadranno i dati determinerà il gioco. Che la vita dipenda da come si nasce. Altri, invece, credono che nella vita ci sia più libertà. Secondo il loro punto di vista, la vita sarebbe come una partita a scacchi. Possiamo muovere qualunque pedina ma una volta eseguita la mossa, quell'atto si trasforma in irreversibile e fatale. Nessuno può tornare indietro. Non si può ricominciare la partita partendo da un 'altra posizione. Si deve proseguire dalla prima, lo si voglia o meno. . La prima fatalità, quella determinata dai dadi, al momento mi terrorizza, ma poi suscita in me una rassegnata serenità. La seconda, invece, mi rattrista sempre. Non mi piace la mia vita. Mi domando se sia possibile lottare contro la fatalità. Forse nella vita non è possibile ma nei sogni sì. Nei sogni possiamo lottare persino contro la Morte. La storia del servo che la Morte vuole catturare, potrebbe avere un esito diverso. Per esempio, quclto'che scrivo qui: - Ma perché vuoi fuggire? - gli domanda il mercante. - Perché al mercato hò visto la Morte e mi ha fatto un cenno di minaccia. Il mercante ebbe pietà di lui e gli diede il cavallo, e il servo partì con la speranza di arrivare a Ispahàn prima di notte. Il cavallo era forte e veloce, e il servo giunse a lspahàn con le prime stelle. Incominciò a bussare di casa in casa, chiedendo asilo. - Sto scappando dalla Morte e vi chiedo aiuto - diceva a quanti lo ascoltavano. Ma quella gente, sentendo nominare la Morte si spaventava e chiudeva la porta. Per tre, quattro, cinque ore, il servo bussò alle porte di tutte le case di Ispahàn, affannandosi invano. Poco prima dell'aurora giunse alla casa di un uomo che si chiamava Kalbum Dahabin. -Questa mattina nel mercato di Bagdad la Morte mi ha fatto un cenno di minaccia e sto fuggendo da lei. Ti prego, dammi rifugio. - Se la Morte ti ha minacciato a Bagdad ...,.-gli disse Kal bum Dahabin -, non sarà rimasta lì. Ti ha seguito a Ispahàn, puoi esserne certo. Sarà già dentro le nostre mura, poiché la notte volge alla fine. - Allora sono perduto! - esclamò il servo. - Non disperare ancora- rispose Kalbum Dahabuin. - Se riuscirai a rimanere vivo prima che sorga il sole, sarai salvo. Se la Morte non raggiunge lo scopo di portarti via entro stanotte, non potrà ghermirti mai più. Questa è la legge. - Ma cosa devo fare? - domandò il servo. 84 - Andiamo immediatamente nel negozio che possiedo in piazza - ordinò Kalbum chiudendosi alle spalle la porta di casa. FrattanLo, la Morte si avvicinava alle mura di Ispahàn. Sulla città il ciclo cominciava a rischiararsi. "L'aurora arriverà da un momento all'altro - pensò. Devo affrettarmi. Altrimenti perderò il servo". Infine entrò in Ispahàn e, fiutando fra i mille odori della città quello del servo, scoprì subito il suo nascondiglio: la bottega di Kalbum Dahabin. Un istante dopo correva in quella direzione.• Una leggera nebbiolina cominciava a levarsi all'orizzonte. Il sole stava per impadronirsi del mondo. La Morte arrivò alla bottega di Kalbum. Aprì di colpo la porta e ... i suoi occhi vagarono disorientati. Perché in quella bottega non vide solo un servo ma cinque, sei, dieci servi uguali a quello che cercava. Gettò un'occhiata alla finestra. Oltre la bianca tendina brillavano ormai i primi raggi di sole. Cosa stava accadendo lì dentro? Perché c'erano tanti servi nella bottega? Non aveva più tempo per indagare. Afferrò uno dei servi che si trovavano nel locale e se ne uscì. La luce inondava tutto il ciclo. Quel giorno, il cittadino che abitava di fronte alla bottega della piazza, se ne andava in giro imprecando furioso. - Stamattina - diceva, - quando mi sono alzato da letto e ho guardato dalla finestra, ho visto un ladro che scappava con uno specchio sotto il braccio. Sia maledetto mille volte! Non doveva derubare un uomo tanto buono come Kalbum Dahabin, il fabbricante di specchi! Questa versione arriva sino alla quinta pagina del quaderno di Henry. Più sotto dice: "A volte sento nostalgia degli amori vecchio stile". Poi, copiati con molta cura, seguono i versi di un'antica ballata: ANA JUANIXE lo mi trovavo un giorno in un certo verziere a vender verdure vendendo anche frumento. Tre dame vennero una dopo l'altra, la terza mi domandò a quanto davo il frumento. - Alle altre per oro, a te per un bacio. - Non mi far vergognare, ti prego, con la piazza piena di gente. Se mc lo dicessi in un luogo segreto, io, tu e il frumento troveremo un accordo. Mia madre sta al forno mattina e sera. Facciamo un giro mentre lei sta al forno. La madre torna a casa e sente odore d'uomo. - Ana Juanixc, Ana Juanixe, chi è venuto in casa?
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