Linea d'ombra - anno VIII - n. 55 - dicembre 1990

STORIE/ATXAGA Un'altra non cercare- non c'è-, né sentieri né navi per te. · La vita che qui perdesti l'hai distrutta su tutta la terra. E ancora nella parte interna dell'anta dell'armadio: - Un tovagliolo di carta fissato al legno con puntine da disegno. E sul bordo del tovagliolo una dedica firmata: A Henry Bengoa affinché mi ricordi ad Amburgo. la firma è illeggibile. Segue una poesia di sette righe: Mi chiamo Mary Landford. Le mie mani sono piccole. I miei piedi sono piccoli. I miei capelli sono neri. I miei seni sono piccoli. Non sono molto alta. Mi sono descritta in ventotto secondi. E sul fondo dell'armadio, ammucchiati: - Un vecchio tappeto rossiccio. - Un poster mezzo rotto di un quadro di Chagal. - Una guida del telefono. - Un disco rigato. E sulla copertina del disco una canzone sottolineata: .The Age of Self. L'Era dell'Individuo. THE AGE OF SELF Il proletariato è morto, dicono, Siamo consumatori, abbiamo progredito. Siamo gente, niente più. Alcuni vivono molto bene, altri vivono molto male. Non vi preoccupate degli ultimi: questo è il tempo dei trionfatori. Credo che se scordiamo le radici, se scordiamo dove siamo, tutto il movimento si disintegrerà. Dicono che ci serve un'apparenza moderna, come se non sapessimo che il problema è più grave. Mentre alcuni recitano come in una commedia, gli operai ancora muoiono lavorando. Di fronte alla porta della cucina, proprio davanti al letto e sotto una finestra, c'è un tavolo del tipo fai da te, e sul tavolo: - Un frammento di un foglio strappato dalla guida del telefono, e su quel frammento: SMirn, Friedrich 77 98 672 SMITII,Maria 77 66 234 SMirn, Mathilda 77 91 555 SMirn, Peter 77 37 281 E fra tutti i nomi e numeri, sottolineato: - SMirn, Mathilda 77 91 555 E nella parte posteriore del tavolo, infilato fra la parete e il legno, un quaderno con la copertina dura. Sulla copertina si legge: 82 HENRY BENGOA POESIE, RACCONTI E COMMENTI Guardando il quaderno si ha l'impressione che qualcuno - probabilmente lo stesso Henry Bengoa - abbia voluto distruggerlo, perché alcune pagine sono state strappate. Ma forse per via del cartone, abbastanza duro, sei pagine scritte da Henry sono rimaste intere e leggibili. E sulla prima pagina, una poesia d'amore: "Persino l'ultimo di tutti i giorni, quando i cani bastardi amanti delle notti fredde, bastarde, notti amanti dei veleni nascosti nelle camere degli alberghetti gialli, attraversano i fili d'argento dell'ultimo crepuscolo con odio, per vomitare latrati vicino ai vetri della mia finestra rossa di legno, per scagliare canzoni nere come i liquami maleodoranti e dispersi di queste vie, per lanciare occhiate che confonderanno i tuoi ricordi e il mio sorriso, che accoltelleranno le tue lettere; persino l'ultimo di tutti i giorni io scriverò per te. Raccoglierò qualche parola fra i bianchi mozziconi delle sigarette, fra le verdi bottiglie vuote, ripeterò contro tutti i cani bastardi amanti delle notti fredde, notti amanti dei veleni, tutte le dolci grida come Amor mio, ho bisogno di te; . ripeterò contro tutte le cose impossibili tutti i suoi nomi, sarà il commiato, sarà come il commiato da un qualsiasi ragazzo zero con due o tre cuori zero di carta; ripeterò Tu, il più grigio dei mari, ripeterò I tuoi occhi splendenti; condannato a costruire frasi incoerenti, persino l'ultimo di tutti i giorni io scriverò per te". E, nella terza pagina del quaderno di Henry Bengoa, un racconto: QUATTRO CAVALIERI Allo scadere dei sette anni, il governatore convocò nel palazzo i paladini. I prescelti erano molto contenti. E così, una sera, i quattro partirono nella direzione dei quattro punti cardinali, in cerca della felicità per il popolo. Era un'antica usanza raccontare al loro ritorno quello che avevano visto e mostrare le meraviglie che portavano con sé. Il tempo corre più veloce del cavallo più veloce, e i giorni e gli anni passarono in fretta. Il primo paladino non portò niente, in quanto nulla di quello che aveva visto lo aveva interessato. Disse che il suo viaggio era stato inutile, che in nessuna parte del mondo si viveva meglio che

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==