Linea d'ombra - anno VIII - n. 55 - dicembre 1990

argilla. Il maestro li calmò e prese le tavolette per esaminarle. Riconobbe la scrittura un po' pendente della figlia e quanto decifrò lo lasciò stupefatto ... Si convinse che Gopa era di gran lunga la più intelligente dei suoi allievi e, benché formatasi di nascosto, nessuno certo era più degno di lei di ricevere il suo insegnamento, nessuno avrebbe potuto fame un uso migliore. Ne fu felice e non pensò più alla stranezza della situazione. Un giorno di monsone, Gautama fu sorpreso dalla pioggia con un amico, in mezzo alla campagna. I bambini si rifugiarono imprudentemente sotto un albero che venne colpito da un fulmine. Quando i due picèoli corpi bruciati vennero riportati, Gopa pianse a lungo il fratello perduto. I giorni passavano e la madre languiva. Alla fine, il dolore la vinse, e la sua morte segnò per i sopravvissuti della piccola famiglia l'ora della migrazione. Il padre decise di lasciare il villaggio e l'ashram, ogni aspetto del quale gli ricordava ormai i suoi cari scomparsi. Conosceva nel Nord un antico allievo che dirigeva ora un grande ashram vicino alla città di Gwalior. Non dubitava che quegli potesse aiutarlo a proseguire il suo lavoro di insegnante e a provvedere ai loro scarsi bisogni. Ad approntare due fagotti non ci volle molto, e il padre aspettò sulla soglia della vecchia casa che la figlia finisse di prepararsi. Finalmente ella apparve.L'uomo si stupì appena della stranezza del suo aspettQ. Si era messa una tunica del fratello e, tagliati i capelli, portava sul capo il turbante che f)Ortanoi ragazzi. Il padre abbassò le palpebre in un segno di consenso e i due presero la strada. Da quel giorno in poi egli la chiamò unicamente con il nome del fratello ed ella diventò, per )ui e per tutti, Gautama. Gopa mise tutto il suo impegno nell'adattarsi al nuovo stato. Quando cominciarono a mostrarsi i primi segni della sua condizione di donna, li soffocò. Il seno che andava gonfiandosi venne costretto in fasce di tessuto ruvido e solido. Affinché la lieve peluria delle guance potesse svilupparsi, si abituò a rasarsi. Si esercitò di nascosto a parlare con voce più fonda. Si dedicò agli sport più violenti per sviluppare i muscoli. Solo la piccola perdita rossastra che scendeva dal suo corpo a ogni nuova I una la lasciava priva di reazione: durante i tre giorni delle regole, si metteva a letto e rifiutava, di vedere chicchessia. Per il resto, giorno dopo giorno si faceva più solida, e nessuno sospettò mai il segreto del · ·giovane studioso. Gautama era diventato il primo e il più brillante dei discepoli del grande Maestro Aryabhata. L'illustre scienziato ne aveva fatto una specie di assistente, e fu Gautama a tracciare con la sua mano, dietro la dettatura del Maestro, la celebre tavola dei numeri che rivaleggiava ormai con il Suryasiddhanta. Durante le lunghe notti di veglia, il Maestro non disdegnava di discutere col discepolo prediletto, quasi da eguale a eguale, i grandi enigmi matematici contenuti nel libro sacro, nelLalitavista. Un giorno, come per gioco, Aryabhata interrogò l'allievo sull'enigma che il grande matematico dei tempi antichi, Arjuna aveva posto al Buddha quando questi si era presentato, con altri cinquecento candidati, alla prova che aveva per posta la mano della figlia del re Dandapani, sovrano del Cakay. . Gautama propose una soluzione. Dapprima il Maestro la rifiutò, poiché non concordava con quella data dal Bodhisattva. Ma ci pensò per tutta la notte e la mattina dopo, senza aprir bocca, prese Gautama per mano e lo fece sedere al posto dell'insegnante, andando lui a sedersi tra gli allievi, nella prima fila. Il gesto era chiaro: il discepolo era diventato eguale al Maestro. Gopa fece fatica a reprimere le lacrime. Suo padre era morto STORIE/NADIR prima di assistere a questa consacrazione che l'avrebbe riempito di gioia. Parlò, e la voce fu per gli astanti, ma i pensieri per il padre scomparso. Da quel giorno Gautama ebbe il supremo onore di dividere con Aryabhata, alla pari, la responsabilità dell'insegnamento nel Grande Ashram. I giorni passavano felici. Ma nella mente di Gopa s'era insinuato e cresceva un certo malessere. Aveva affrontato un problema, ma non riusciva a trovarne la soluzione. Nel sacro testo che racconta la nascita del Buddha, un brano l'aveva colpita: "Il grande loto che si schiude la notte del concepimento del Buddha ha un'estensione di sessantotto milioni di yoyanas. Alla nascita del Buddha si vedono duecentomila tesori; questo avvenimento riempie di gioia le tremila migliaia di mondi e gli esseri viventi vengono a rendere omaggio alla madre, la regina Maya-Devi, in gruppi di ottantaquattromila e di sessantamila". Il testo era noto a un gran numero di lettori, e tuttavia com'è possibile trasferire nella numerazione scritta queste cifre? Doveva pur esserci un modo di trascrivere quei numeri senza obbligatoriamente ricorrere all'elevazione a potenza dei nove numeri di base. Ma quale cifra ausiliaria può mai far riuscire quest'opera- . ? z1one. Gopa fu tra·scinata in un abisso di interrogativi. Alla morte del grande Maestro i dignitari di Gwalior proposero ovviamente a Gautama di prendere il suo posto. Tutti rimasero stupiti dal suo rifiuto:e fu con costernazione che assistettero alla sua partenza per una destinazione che non volle dire' a nessuno ... Gopa aveva deciso di partire verso Alessandria, dove operavano celebri discepoli del grande scienziato greco. Sarebbe passata attraverso il paese dei Due Fiumi, e sperava che questa peregrinazione, il contatto con altri sapienti dei quali aveva sentito parlare da Aryabhata, che pareva nutrire grande ammirazione per un certo Pitagora,.se non apportarle la soluzione del problema che si era posta, quantomeno le avrebbe procacciato, per bocca di tanti spiriti brillanti, un sapere utile alla soluzione del problema. Lasciò Owalior senza nessuna spiegazione ... Gopa venne accolta benevolmente dai sapienti del paese dei Due Fiumi•,e ciò che apprese dalle loro bocche la interessò, ma non le rivelò nessuna scienza che già non conoscesse. Fu ovviamente incuriosita dal sistema sessagesimale ma la lettura di antichi manoscritti sumeri e babilonesi non le fu di nessun aiuto per la soluzione del suo problema, diventato ormai uri'ossessione. Sembrava che la sua mente potesse lavorare solo in una direzione: la ricerca del Numero mancante.'Il dubbio sulla fondatezza della sua intuizione e sull'esistenza di quel numero non la sfiorava più da tempo. Non si fermò troppo a lungo sulle rive dell'Eufrate. Aveva · fretta di raggiungere Alessandria e confondersi tra i discepoli del Le cose non sono che 1'apparenza del Numero. Pitagora Come può il negativo produrre un segno; come può il niente significarsi? Roland Barthes Chams Nadir (pseudonimo di Moahamed Aziza), poeta, saggista e romanziere di origine tunisina, vive in Francia dove è funzionario dell'Unesco e rettore dell'Università euroaraba itinerante. I suoi saggi e romanzi sono tradotti in varie lingue e hanno ottenutcrnotevole successo. Il racconto La cifra, cui Nadir ha premesso le due citazioni qui sopra, è tratto da Les portiques de la mer, Klincksieck, Parigi 1990. 71

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