POESIE Jaime Gilde Biedma a cura di Giovanna Calabrò Notti del mese di giugno A volte ricordo certe notti di giugno di quell'anno, quasi confuse, della mia adolescenza era il mille novecento mi pare quaranta nove perché in quel mese sentivo sempre un inquietudine, una piccola angoscia come il primo caldo nient'altro che la sonori Là speciale dell'aria e una disposizione vagamente affettiva. Erano le notti incurabili Le ore tardi di studente solo e il libro intempestivo e la febbre. accanto al balcone spalàncato la strada appena bagnata spariva giù nel fogliame illuminato senza un'anima da portare alla bocca. Quante volte mj ricordo di voi, lontane notti di giugno, quante volte mi spuntarono le lacrime, lacrime per essere qualcosa di più che un uomo, _quantodesiderai morire o sognai di vendermi al diavolo che non mi ascoltò mai. Però anche la vita ci doma, perché proprio non è come l'aspettavamo. Infanzia e confessioni Quando ero più giovane. (bene, in realtà sarebbe meglio dire molto giovane) alcuni anni prima di conoscervi e appena giunto in città, spesso pensavo alla vita. La mia famiglia era piuttosto ricca ed io studente. La mia infanzia eran ricordi di una casa cori scuola e dispensa e chiave nello stipo, di quando le famiglie benestanti' come indica il nome trascorrevano estati interminabili a Villa Estef ani a o a La Torre del Mirador e più in là continuava il mondo con sentieri di ghiaia e chioschi rustici, ciuffi di ortensie pompose, 64 tutto vagamente egoista e caduco. Nacqui (perdonatemi) nell'età della pergola e del tennis. La vita tuttavia aveva limiti strani e cosa più strana ancora una certa tendenza retrattile. Si narravano storie penose, avvenimenti inesplicabili dove non si sapeva volti tristi cantine fredde come templi. Qualcosa di sordo perdurava lontano cd era possibile, lo dicevano in casa, diventar cieco per un brivido. Del mio piccolo regno fortunato mi rimase questa abitudine al calore e un impossibile disposizione al mito. Apologia e petizione Fate il metafisico. Sfido io! non mangio. CervanJes E che dire di nostra madre Spagna di questo paese di tutti i demoni dove il malgoverno, la miseria non sono, solo, miseria e malgoverno ma uno stato mistico dell'uomo, assoluzione finale della nostra storia? Di tutte le storie della Storia la più triste è quella della Spagna perché finisce male. Come se l'uomo, stanco ormai di lottare con i suoi demoni, decidesse di affidar loro il governo e l'amministrazione della sua miseria. La nostra famosa immemorabile miseria di cui l'origine si perde nelle storie che dicono·che non è colpa del governo, ma terribile maledizione della Spagna triste prezzo pàgato ai demoni . con fame e lavoro dei suoi uomini. Spesso ho pensato a questi uomini, spesso ho pensato alla miseria di questo paese di tutti i demoni. E spesso ho pensato a un altra storia diversa e meno semplice, a un altra, Spagna dove sì che importa un malgoverno. Voglio credere che il nostro malgoverno è un volgare affare degli uomini non una metafisica, e la Spagna deve e può uscire dalla miseria, ancora in tempo per cambiar la sua storia
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