Linea d'ombra - anno VIII - n. 55 - dicembre 1990

SAGGI/VONNEGUT Foto Camera Prcss/G:Neri cosa o dov'ero. Volevano solo bruçiare completamente la città e uccidere tutti quelli che potevano con il fuoco, il fumo e la mancanza di ossigeno. Stesso schema di Hiroshima, ma con una tecnologia più primitiva. · Capisco perfettamente la mancanza di discriminazione dei bombardieri per chi 9 cosa c'era sotto di loro. Avevano una ragione. Chiunque fosse laggiù, sia che sostenesse Hitler, sia che semplicemente non riuscisse a rovesciarlo, stava direttamente o indirettamente giocando uria parte, per quanto piccola, nelle atrocità naziste. lo e gli altri novantanove cittadini americani del mio dipartimento di lavoro, là a Dresda, lavoravamo in ·una fabbrica che produceva sciroppo al malto arricchito di vitamine destinato alle donne incinte, che avrebbero messo al mondo altri spietati guerrieri. Non eravamo volontari. Eravamo obbligati a lavorare per il nostro mantenimento, come precisato dalla Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra. Se fossimo stati sottufficiali o ufficiali non avremmo dovuto lavorare e non saremmo stati a Dresda ma in qualche grande prigione in campagna. Ho detto di aver ricevuto finora 5 dollari per ogni cadavere creato dalla tempesta di fuoco. Ma questa è un'affermazione approssimativa se mai ce ne fu una. Non si saprà mai quanti cadaveri ci furono o che sorta di gente li avesse abitati. Ho sentito tutte le cifre da 35 mila a 200 mila. Le stime più alte e più basse sono politicamente motivate, poiché minimizzano o sottolineano la brutalità dell'attacco. Il numero che mi sembra giusto, e quello che si sente fare più spesso da gente che non deve tirare acqua al proprio mulino, è 135 mila morti, molti di più di quelli di Hiroshima. Ma la popolazione di Dresda al momento dcli' attacco resta un mistero, perché ogni giorno arrivavano moltissimi fuggiaschi dal fronte russo che cedeva e da altre città bombardate. 60 Dopo l'attacco i cadaveri, che per la maggior parte si trovavano in normali cantine, erano così numerosi e rappresentavano un tale rischio per la salute che vennero bruciati in enormi pire funebri o con lanciafiamme introdotti nelle cantine, senza contarli né identificarli. Molti amici e parenti di rifugiati da poco arrivati a Dresda oggi possono dire soltanto che essi scomparvero in qualche modo verso la fine della seconda guerra mondiale. La città era piena di schiavi polacchi. I loro amici e parenti oggi possono dire soltanto che essi vennero deportati in Germania da qualèhe parte e non fecero mai più ritorno a casa. Questo si può dire, con una certa sicurezza, della popolazione di Dresda: c'erano pochi maschi fisicamente abili tra i sedici e i cinquant'anni. Quelli come loro stavano tutti combattendo o si stavano arrendendo o morivano o distruggevano da qualche altra parte. Il grande scrittore tedesco Glinter Grass, che durante la seconda guerra mondiale era un ragazzo, una volta mi chiese il mio anno di nascita. 1922, gli risposi. In Germania, in Austria e in Unione Sovietica, mi disse, non c'erano uomini vivi della mia età. Era solo una piccola esagerazione. Tra i morti non identificati, neanche contati, nelle cantine di Dresda, c'erano senza dubbio dei criminali di guerra e degli schifosi parenti di criminali di guerra, SS, Gestapo eccetera. Qualunque sia stata la loro fine, è stata troppo buona per loro. Forse la maggior parte dei Tedeschi uccisi a Dresda, tranne i ragazzi e i bambini, naturalmente, ebbero ciò che si meritavano. Chiesi a un altro grande scrittore tedesco, Heinrìch Boli, qual era secondo lui l'elemento fondamentale del carattere dei Tedeschi, e lui mi rispose: "L'obbedienza". Ma devo, dire che non sentii nessuna soddisfazione e nessun orgoglio nel portare i cadaveri dalle cantine alle grandi pire funebri mentre i parenti e gli amici degli assenti guardavano. Forse pensavano che mi meritassi di fare quell',prribile lavoro essendo. tenuto sotto tiro, poiché erano i miei compagni, nella guerra, che l'avevano reso necessario. Ma chi può sapere davvero a cosa pensavano? Forse le loro teste erano vuote. La mia so che lo era. E tutto questo è accaduto maledettamente tanto tempo fa. Quarantacinque anni. Il bombardamento di Dresda, insignificante dal punto di vista militare, fu un opera d'arte. Una torre di fumo e di fiamme per commemorare la rabbia e il dolore di tanti le cui vite erano state distorte e rovinate dall'indescrivibile ingordigia, orgoglio ecrudeltà della Germania. Gli Inglesi e gli Americani che costruirono la torre erano stati allevati, come me, in risposta alla prima guerra mondiale, perché fossero pacifisti. Tanto pazzo ero diventato. Tanto-pazzi eravamo diventati tutti. Tanto pazzi siamo ancora oggi. Un attacco aereo contro una popolazione civile, con o senza preavviso, con o senza dichiarazione di guerra, è diventato per la maggior parte di noi solo un altro simbolo, come la Campana della libertà, di orgoglio nazionale.· Chi sarebbe così pusillanime da affermare che l'uccisione

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==