Linea d'ombra - anno VIII - n. 55 - dicembre 1990

SAGGI/BIERMANN Il bisogno che gli uomini hanno di credere in una società più giusta, rinasce a ogni generazione. Non possiamo fare diversamente e nemmeno lo vogliamo. Bella consolazione! Finalmente abbiamo problemi nuovi e non sempre i soliti. E avremo nuova materia su cui accapigliarci, ma, per favore! Datemi qualcosa di nuovo e non sempre la solita vecchia minestra. Ma per quanto possa ancora essere orribile, i tedeschi se la sono cavata. La miseria dei paesi del blocco orientale che non hanno a Occidente fratelli ricchi, avari, infidi e senza cuore, condurrà al caos. La fuga degli ebrei in preda al panico dalla Russia del Pamijat 6 affamata e propensa ai linciaggi - guarda caso questa volta verso la Germania - è un orribile segnale. È ingiusto che oggi non si dia tregua a 'Gorbaciov, cui dobbiamo molto più di quanto dobbiamo a noi stessi. Ma non è compito della storia fornire esempi di giustizia. La situazione della Rdt non è grave. Le cose saranno più difficili e pesanti di quanto Kohl abbia promesso ai suoi orfanelli dell'Est, ma comunque sarà meglio di prima. Quel tipo di vita preagonica e garantita è finito. Tutto si rimuove, i prepensionati a vita cominciano finalmente a lavorare, cosa che prima facevano solo durante il fine settimana nelle loro dacie. Quel cronico sciopero della flemma è finito. Non sarà più possibile che per un posto di lavoro ci sia bisogno di ben tre nullafacenti. Intelligenti tagliaborse si arricchiranno facilmente mentre i più deboli verranno presi in giro e depredati. Nuovi ricchi e nuovi poveri, non è certo la fine del mondo. Dopo l'ondata di quei giorni tanto carichi di storia, io sono andato di nuovo a tuffarmi tra le onde del mare del Nord. Infatti tra tutto questo vorticare di chimere e tutto questo cosmico movimento, non si trova- più nemmeno il tempo di dedicarsi a tali fondamentali piccolezze. E per di più, proprio quel giorno, con mio grande disappunto, il bollettino meteorologico annunciava mare grosso e divieto di scendere in acqua. Venti di tempesta provenienti da Ovest flagellavano la costa. Ondate tali da buttare a terra i miei settanta chilogrammi di peso. La risacca, Foto di M.Siragusa (Confraslo). molto violenta, mi scaraventò sull'argine pericolosamente vicino alla spiaggia. Ebbi paura e mi sentii ri,yivere. Caro Lev, la stessa paura che deve avere Christa Wolf travolta ora dai marosi della stampa. La stessa paura che oggi prova la gente della Rdt pensando agli affitti, ai salari e al prezzo del latte. Ma, se ci paragoniamo a quella metà del genere umano ancora in alto mare e per cui nessuna terra è ancora in vista, noi tedeschi stiamo solo sguazzando in una vasca da bagno. Ah, e la schiuma della stampa? Prima gli stupidi finivano con la testa nella gogna, oggi lo stesso legno viene prima usato per farne carta da giornali. La produttività della società industriale è spaventosa. Chiunque può comprare rotative e carta. Ogni nuovo giornale o giornaletto trova i suoi clienti. Ma non è possibile espandere la produzione di sostanza intellettuale con la stessa facilità con cui si amplia il ventaglio del prodotto commerciale dei mezzi di comunicazione di massa. Maestri falliti e assistenti sociali con poca voglia di lavorare, ogni razza di poeti mancati, di geni incompresi in agguato,· scribacchiano un paio di articoli e coprono la carta vergine con le loro stupidaggini. Più agghiacciante di tutto è lo spettacolo di ignoti giornalisti decisi a emergere. Scribacchini di rimpiazzo che si agitano come forsennati e sopperiscono alla loro incompetenza con la sfacciataggine, e che si sentono in dovere di scrivere ogni giorno su cose di cui non sanno. Non leggo quasi mai recensioni. Anche quelle positive appaiono confuse e spesso più penose delle stroncature. Caro Lev, durante lo Stalinismo la critica era pericolosa. Lo sai, e meglio di tanti altri, dai tuoi tempi moscoviti. Bastava solo solo una parolina di critica su uno scrittore in un articolo della "Pravda", per distruggerne l'esistenza. ,Quando approdai in Occidente, leggevo ogni critica con questa ottica. E ogni volta che un idiota qualsiasi voleva farsi bello alla mie spalle, credevo istericamente che mi fosse stato lanciato contro da chi sa quale autorità e che tutto fosse una provocazione voluta dai miei superorganizzati nemici. Solo lentamente arrivai a capire questa banale verità: qui in Occidente ogni cretino può dire quello che vuole, basta solo che si venda. Comunque è meglio muoversi con giornalisti di sicuro successo che scrivono su giornali autorevoli. Solo chi ha già conquistato il mercato si concede il lusso di avere, occasionalmente, una opinione e preferisce parlare di circostanze che conosce. Schirrmacher e Greiner appartengono a questa categoria e hanno scatenato una querelle, che doveva esplodere, prima o poi. La nostra scrittura è comunque più importante di quello che viene scritto su di noi. Noi abbiamo il fiato più lungo e non possiamo lamentarci. A me piacciono i cambiamenti. Il materiale storico per le mie canzoni è cambiato. Ma è mai stato diverso? Quando, nel 1965, mi vietarono di cantare, molti eunuchi profetizzarono che quel veto mi avrebbe reso impotente. Quando, nel 1976, venni strappato al suolo della Rdt, altri ortolani di periferia che mi ritenevano simile a una delle loro piante si affrettarono a profetizzare che mai più il ribes rosso di Biermann avrebbe dato i suoi frutti. Nel frattempo la Rdt è schiattata e viene sepolta senza onori. E immediatamente, gente che non ha ~ai concluso niente si preoccupa pensando che io non saprò più concludere nulla di buono. Parola mia, proprio la stessa preoccupazione che ho 57

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