SAGGI/BIERMANN Gavroche di Victor Hugo. Sono già più che felice se Stefan Heym scrive un libro stimolante sullo storico che, in epoche bibliche, dovendo scrivere la "Cronaca di Re Davide" si contorce tra verità e menzogna. Le fondate viltà di questo intellettuale sono già sufficientemente istruttive e inoltre rappresentano anche l'autoritratto del loro autore. Ma l'autoritratto vero e proprio e cioè il libro Elogio funebre è solo una pietosa menzogna, con cui Heym ci r_accontache tipo di impermeabile eroe e profeta è stato sin dagli inizi. Un drammaturgo non deve gettarsi nella mischia. Non ha bisogno del teatrino delle marionette rappresentato dalla politica del giorno. A mc basta che reciti la parte di Dio. E che colleghi le dramatis personae in modo tale da farmi riflettere e identificare con chiarezza quello che provo, cioè i miei sentimenti. Solo in caso di estrema necessità, può anche fare il Presidente della Repubblica. Per un poeta il caso è diverso, e ancora diverso è il caso.di chi scrive canzoni e di chi le canta, soprattutto quando si esibisce in pubblico. Volker Braun non è sempre stato all'altezza etica del suo provocatorio talento. La dolce Sarah Kirsch, chiusa nel· suo silenzioso e ironico palco, ha intessuto la sua visione lirica della natura di invettive politiche, e Sarah ha avuto il coraggio che è mancato a quel geniale rodomonte di Volker. E poi le canzoni sono una forma d'arte che deve scendere nell'arena. Io non ho vissuto nelle trattorie come Schubert, né nei salotti come faceva Schumann. Sono stati tempi atroci, eppure, malgrado tutto, tempi di grande vitalità. Gli "anni meravigliosi" lo sono stati davvero! E lo dico senza l'acidità sarcastica del fragile Kunze. Le banalità gravide di significato di Reiner Kunze, col loro accento pretesco, mi irritavano già allora, quando vivevo nella Rdt. E non solo me. E ancora oggi, dopo tanti anni, Helga Novak, grande e misconosciuta poetessa di questo paese, va su tutte le furie se provo a difendere la sensibilità del mio amico Kunze. Sì, è vero, lo difendo. Infatti mi piace sentirla esplodere. Chi, Kunze? E raccontare della Scuola di giornalismo di Lipsia, dove Kunze faceva parte del corpo docente, come giovane e ambizioso assistente. Kunze, temuto dai migliori studenti per la brutalità stalinistica dei suoi metodi di indottrinamento. A proposito, sull'argomento ha mai scritto "sensibili" poesie? Chi sa che aspetto ha la trama dell'infanzia di Kunze. In ogni caso, Kunze è cambiato. Stephan Hermlin invece, ancora oggi, pubblicamente difende i suoi panegirici per Stalin: "Dal mormorio infinito di isole e terre si leva un messaggio di gioia verso le regioni in cui le promesse sono vita e le epoche mutano e anche il tempo senza nome ne ha uno: STALIN." (dal ciclo Stalin,1949). Mio caro Hermlin, queste sono porcherie! Tanta nibelungica fedeltà in un momento in cui i topi abbandonano la nave del partito che affonda Le fa onore. Ma detto tra noi: l'unica parola senza belletto in questo spumeggiare di parole è proprio quel nome: "Stalin"! Senza queste sei fetide lettere i suoi versi non sarebbero altro che Kitsch alla Paul Eluard. Infatti, si possono attribuire molte colpe al genocida georgiano, ma non Io si può ritenere responsabile di tutte le pessime poesie che gli sono state dedicate. Anche Aragon è stato un letterato stalinista come Lei 56 ma, baciato dalle Muse, ha scritto litiche di imperitura bellezza. Il n'y a pas d' amour heureux. Quale commozione e quanti insegnamenti insieme avrebbero potuto darci i suoi versi, se avessero cantato la metamorfosi del suo giovanile e profondamente infelice amore per il partito in una relazione da quattro soldi. E invece, per decenni e décenni, Congresso dopo Congresso, nei più diversi paesi del mondo, Lei ha sprecato il suo profondo senso del linguaggio, perdendosi in un mercanteggiare su singoli termini di bollettini, risoluzioni, note di protesta e indirizzi di saluto devozionali. Lei ha dilapidato il suo poco tempo nelle interminabili sedute dell'Accademia delle Arti, in Commissioni e Congressi vari. Lei ha impersonato, all'Est come al l'Ovest, il ruolo del Grande Poeta Tedesco, titolo onorifico da me conferi toLe in una delle mie irriverenti canzoni. Come Lei ben sa, per placare il Suo orgoglio ferito. Eppure so benissimo che il discorso segreto di Kruscev sui crimini di Stalin, la sconvolse profondamente. So anche che Lei è un letterato di grande calibro, e rispetto i suoi giudizi ogni qualvolta essi non sono guastati dal tossico dell'autodifesa e dell'autoincensamento. So anche, e non l'ho mai dimenticato, che, agli inizi, Lei era dalla mia parte, e non solo dalla mia, e non solo una volta. Non ho più voglia di esserle nemico. Purtroppo, e ripeto purtroppo, Lei ha ritirato la sua firma dalla petizione del Novembre 1976 in favore di Biermann, per amore del suo potente amico di gioventù, e poi ha ritrattato la cosa con tutta una serie di tartufesche acrobazie. Ma non vale nemmeno la pena di discutere oltre. So che cosa sono le pressioni e la paura, e conosco la nostra funesta abilità nel mentire a noi stessi gabellando per astuzia ogni atto di sottomissione. Ricorda l'ultimo congresso del Pen Club ad Amburgo? Un curioso episodio. Io piombai sul congresso insieme con HansJoachim Schadlich e Jiirgen Fuchs, due autori banditi in un esilio doppiamente tedesco che, a quei tempi, Lei ancora cercava di liquidare, con miserabile arroganza, come "criminali". Quello stesso giorno Christa Wolf e Heiner Mi.iller ebbero il coraggio di salutarmi affettuosamente, in quella grande sala. E Kammitzer, la spia, vide tutto. Gli uomini di Hager e di Mielke erano ancora al potere e avevano piazzato i loro controllori nel centro dei congressi di Amburgo. Concludiamo qui la nostra disputa, ormai non ha più senso. Il mio stato d'animo è quello di una beata paciosità, siamo stati sconfitti entrambi, Lei e io. Lei conoscerà certamente la mia canzone Incoraggiamento. Allora ne avevo scritta però un'altra, che non ebbe la stessa popolarità: Grande incoraggiamento. È questa: Amico mio, ti dirò: sono stanco, stanco morto. Stanco, stanco dei giorni che mi fanno di pietra. Ah, il mio cuore è malato di politica e di troppe battaglie. E questo è il refrain: Dimmi, tanti dolori avranno mai fine? Solo con nuovi dolori questi finiranno.
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