Linea d'ombra - anno VIII - n. 55 - dicembre 1990

CONFRONTI capitoli del romanzo Pietro VelenobriganJe, che.non vedrà mai la luce ma sarà inqualchemodounriferimentoperil ben più maturo Signora Ava, un testo pubblicato per la prima volta nel 1942 dall'editore Tummine1li di Roma, che risulterà un momento chiave di tutta la produzione narrativa joviniana. Con Un uomo provvisorio, pubblicato da Guancia nel 1934, Jovine dà il via allo sviluppo di un personaggio autobiografico che,· attraversando una buona parte della produzione successiva, avvicina l'autore alle tematiche dello psicologismo sveviano. Giulio Sabò, lo studente inmedicina protagonista del romanzo, diventerà Livia, la maestra di Ragazza sola (romanzo uscito a puntate tra l'ottobre 1936 e il luglio 1937 sulla rivista "I diritti della scuola") quindi l'istitutore Giustino D' Arienzo, protagonista del racconto omonimo pubblicato da Tumminclli nel 1945 nellaraccolta/lpastore sepolto, infine Siro Baghini di Uno che si salva, comparso nel 1948 insieme a Tutti i miei peccati presso Einaudi. Oltre al filone del personaggio autobiogralìco,ritroviamo in.Tovincla serie di racconti dove è di scena soprattutto il Mezzogiorno, ma dove non mancano, alla maniera del primo Verga, riferimenti al conoLLomondo borghese cittadino e ai suoi frustrati eroi cd eroine. Risale al 1940Ladrodi galline, pubblicafo da Guanda, cui fanno seguito nel 1945 Il pastore sepolto, pubblicato da Tumminelli e l'impero in provùu:ia, uscito presso Einaudi, più vicino alla cronaca romanzata che al racconLo vero e proprio. Infine sempre presso Einaudi, ma nel 1948, Tuili i miei peccali, una lunga lettera confessione di una donna traviata dalla vita, )'ultimo libro che Jovinepubbliç:òda vivo. Vi sono poi i due romanzi più importanti.Signora Ava e le terredelSacramenJo. Qui, da un lato, si recupera nei due protagonisti, Pietro Veleno e Luca Marano, lo sviluppo estremo del personaggio autobiografico joviniano il quale, dopo essersi sradicato e perso, si salva realizzando iI ritorno, il nostos, e dal]' altro compaiono im fXlrtan ti tema tiche joviniane: la terra, il Meridione archetipico, Ja Stoì-ia. Esiste infine tutta la produzione pubblicistica dove è possibile recuperare le idee politiche, sociali, filosofiche dcli' autore così come le lince principali del la sua poetica. Jovine si occuperà, innanzitutto, dei problemi più scollanti del mezzogiorno. _ A questo proposito sono molto importanti lo studio sul brig,mLaggio, comparso postumo nel 1970 sul numero 6 di "Belfagor", e gli arLicoli apparsi negli armi Quaranta sul "Giornale d'Italia", del quale Jovine fu inviato speciale, e raccolti più tardi nel volume intitolato Viaggio in Molise, curato da Nicola Perrazzelli e pubblicato nel 1967 dalla Casa _molisana del libro di Campobasso. La serie dei suoi articoli è veramente copiosissima. Si va dagli articoli di costume agli articoli di denunzia politica (memorabile a questq proposito è Contadini, comparso sul "Giornale d'Italia" il 14 Settembre 1943, dove Jovine condanna 1c malefatte del regime fascista e auspica una rinascita del paese) agli interventi teorici riguardanti i temi principali del dibattito culturale del suo tempo, primo fra tutti quello del rapporto trn intellettuali, letteratura e società. A questo proposito Jovinc interviene con 1111 articolo comp,trso sull"'Unità" il 24 Novembre 1948 e intitolato Lcueratura e Soc:ietà, inserendosi nel dialogo apertosi tra Emilio Sereni e Libero Bigiaretti. Appare straordinaria la modernità delle sue idee, considerando che si era alle soglie degli anni Cinquanta e che Jovine era un militante del Pci. · Jovine è d'accordo con Sereni e Bigiaretti nel sostene.re la necessità del rapporto letteratura-società ma la concezione che egli ha di tale rapporto non è meccanica bensì dialettica. Jovine non ha in mente la rigida divisione struttura-sovrastruttura e pensa che vi sia un rapporto di Co-essenzialità tra i due piani. Egli immagina una figura di artista che non si sottomette ai dettami della società, qualsiasi essa sia, dunque anche quella socialista, e che, pur avendo presente l'idea di una "società possibile", non si discosta dal suo mestiere di scrittore, facendosi sviare da preoccupazioni puramente ideologiche. Allo stesso modo, l'opera ha il dovere di rispondere esclusivamente alle leggi che essa stessa si dàe che ne determinano l'unità e la coerenza interne. L'arte è per Jovine un fatto mentale libero e gratuito e la sua funzione sociale dipende unicamente dal rigore morale e dal grado di umanità dello scrittore. Autenticità e sinèeritàriguardano l'ispirazione e la realizzazione dell'opera, ma sono anche i dati che qualificano e connotano tutta l'esperienza dell'artista. Da ciò deriva che l'artista borghese non potrà r-ispondere a questi requisiti, poiché il mondo borghese ha elaborato un sistema di valori che ha la sua base nell'inautentico. Agli inizi della sua carriera letteraria, Jovine insegue il prototipo del personaggio "provvisorio", che tanta parte ha avuto nel Ru.bé di Borgese così come ne Gli indifferenJi di Moravia e in generale in tanta parte della · produzione narrativa della prima metà del Novecento. Ma il suo deraciné mostra prestissimo la sua diversità e la specificità del suo smarrimento rispetto a quello dei protagonisti dei romanzi di ambiente borghese. Le sue maestrine, i suoi istitutori si perdono nella selva urbana perché troppo legali alla loro realtà d'origine,_che è quella della terra. Tutti i personaggi jovinia.ni hanno alle spalle la società contadina, ·1a società dei "cafoni" dove però nessuno è solo e abbanélonato a se stesso e, sebbene a fatica, è possibile trovare un riscatto collettivo e unificante. La solitudine, il senso di abbandono e di alienazione scattano in città, dove i linguaggi si moltiplicano e si confondono, dove la complessità sociale aumenta, dove è difficile riconoscersi e farsi accettare. Tutti i personaggi joviniani contribuiscono in maniera più o meno evidente alla realizzazione di un · ritorno che non va letto necessariamente come sconfitta o incapacità d' inserimento, ma che ha proprio lo spessore mitico del nostos, ovvero che significa riconoscimento della propria identità d'origine. Anche in questo processo vi è molto di autobiografico. Jovine nutriva un forte legame con la sua terra. Fu proprio questo legame a evitargli un'adesione incondizionata ai modelli sociali e letterari emergenti e a garantirgli 1'autenticità nella produ:r.ioncnarrativa.. Possiamo leggere tutta l'opera di Jovine come uno sfori.o snpremo teso alla rappresentazione metaforica del "viaggio di rilomo". Tramite i suoi personaggi e la loro epopea Jovine recupera il senso della sua identità e della sua appartenenza . .L'idea del nostos è presente in maniera più o meno esplicita in tutti i personaggi joviniani e ha la sua rappresentazione più evidente nella vicenda di Luca Marano. Protagonista de le terre del sacramenJo, da aspirante inLellettuale (è studente universitario a Napoli) si trasforma in guida politica e umana per i contadini suoi compaesani che si oppongono al tentativo di esproprio delle loro terre da parte delle autorità fasciste. Il rwstos è un momento mitico e ha dunque una sua consistenza propriamente letteraria che si su stanzia nel percorso poetico dell'autore, ma ha anche una consistenza reale in quanto proiezione di un desiderio di Jovine continua a perseguire: l'idea di un'adesione favolosa e incondizionata al suo mondo d'origine. Jovine dunque fu neorealista a modo suo o meglio fu neorealista per modo di dire. Non si curò certo di aderireaunacorrenteodi svolgere opera di propaganda al servizio del partito. Il suo percorso di artista si sviluppa intorno a un conflitto. Jovine vuole approdare alla storia e dunque fornire alle sue favole una cornice che le rerida credibili, ma l'essenza dei suoi racconti è 1'adesione spontanea, senza mediazioni, a un universo complesso e, a un tempo, fatto di cose semplici e immediate: l'universo meridionale contadino che affonda le radici nella cultura classica e si sporca ogni giorno le mani con la terra. Pietro Veleno e Luca Marano, protagonisti di Signora Ava e Le terre del sacramento, non sono funzionali alla lotta di cl asse. Pietro Veleno sposa la figlia del padrone e Luca Mar ano, ali 'inizio, collabora con la moglie dell'avvocato Carmavale, il proprietario del !al i fondo su cui lavorano i contadini di Morutri. Sono personaggi che non dimosLrano di possedere preoccupazioni d'indole politica o ideologica, ma che presentano una forte carica positiva, specchio della fiducia quasi ingenua con la quale Jovine ·aderiva al suo mondo d'origine. Definito ai suoi tempi neorealista per antonomasia, Jovine oggi non è più leggibile in maniera univoca, né come autore provinciale o regionale, né come comunista, engagé,.neorealista o chissà che altro ancora, ma lo è forse come rapprcscnlante di quellaculturameridionale in senso esteso, che racchiude in sé caratteri di universalità che nascono dalla povertà materiale del Sud, nÒstro e del mondo. 43

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